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I raggi del sole sfiorarono il volto di Dena che, nonostante avesse cercato di rimanere sveglia nella speranza che il cinghiale le rivolgesse nuovamente la parola, si era addormentata senza accorgersene. Cayus non era nella grotta, ma fuori a strizzare la maglietta fradicia sovrappensiero. Dena,come avrebbe fatto una qualunque donna sana di mente, non si lasciò sfuggire quel miraggio. Era una donna forte lei, senza dubbio, ma era una ragazza, e come tale restava ammaliata dal corpo perfetto e statuario del ragazzo che aveva di fronte. Era girato a tre quarti, con il petto rivolto verso di lei...ahh, quel petto! Grande, enorme, scolpito all'inverosimile. Per non parlare poi dell'addome, quello era talmente definito che gli si potevano contare le spacche: erano...una, due tre, quattro, cinque sei e sette, incluse quelle degli addominali bassi laterali! Ma il punto debole di Dena erano le braccia di Cayus, cavolo...erano gigantesche, talmente belle da sembrare quasi sovrannaturali, come tutto il resto del corpo d'altronde. Ad ogni minimo loro movimento, si vedeva muoversi un muscolo diverso...la ragazza non immaginava nemmeno che un braccio ne potesse possedere così tanti, né che si potessero vedere tutti ad occhio nudo!

Cayus si voltò verso di lei, accorgendosi che era sveglia, e le fece un cenno con il mento, accompagnato da un sorriso smagliante e rassicurante...bellissimo anche quello. Lei si alzò in piedi e gli andò incontro, fingendo di non aver fatto caso a quel corpo.

-Buongiorno dormigliona-

-Ti è passata l'acidità?- faceva la fredda, per non mostrare l'imbarazzo che sentiva in ricordo della litigata della sera precedente

-Vuoi davvero riprendere questo discorso? Fossi in te io non lo farei, specialmente dopo quello che hai iniziato a dire ieri notte...-

-Deliravo, va bene? Comunque hai ragione, non c'è bisogno di riprendere quel discorso. Eravamo entrambi stanchi e ci siamo lasciati prendere dalle circostanze-

-Sono d'accordo-

-Bene-

-Bene- L'imbarazzo, non governava solo Dena.

-Allora, ehm...io di solito non faccio colazione la mattina, tu hai fame?-

-Ehm...beh, io la mattina di solito mangio solo qualche frutto, ma se devi andare da qualche parte non ti preoccupare, puoi andare senza di me se hai fretta-

-Possiamo fermarci per un po', non è un problema-

-Ti ringrazio-

-Allora, dove raccogli questi frutti?-

-Oh no, non li raccolgo. Li tengo qui- mostrò un piccolo pezzo di stoffa marrone chiaro, chiuso a mo' di sacca con un cordone che, stando al suo aspetto, appariva molto vecchio e sciupato. Aprì l'umile saccoccia e ne tirò fuori qualche bacca e del cibo di piccola dimensione. Oltre alle bacche, vi erano infatti: un piccolo agrume non identificabile, dei semi di girasole e qualche castagna. Era autunno inoltrato, la natura non offriva molto.

Dena iniziò a mangiare come se non avesse mai avuto tanto delizioso cibo davanti agli occhi. In un minuto aveva già finito tutte le bacche e tre castagne, senza badare al fatto che sicuramente anche Cayus poteva avere fame, nonostante le avesse detto che di solito non faceva mai colazione. Dopo circa trenta secondi sembrò essere sazia, così rimise l'agrume e le castagne rimaste sul pezzo di stoffa e, prima di richiuderlo, chiese all'adone che aveva di fronte se realmente non volesse nulla. Lui sicuramente era molto debole, ma non si sarebbe mai permesso di sottrarre del cibo ad una donna: l'educazione e la galanteria erano due dei valori a cui teneva di più! Suo padre era sempre molto cortese con le persone, e molto galante con sua madre, aveva quel fascino e quella bellezza che solo chi è buono dentro e vive una vita serena possiede. Cayus voleva prendere ad esempio il padre ma credeva che , nonostante cercasse di far propri tutti i suoi comportamenti non sarebbe mai stato possibile essere come lui, non aveva torto. Lui non avrebbe mai potuto essere suo padre, ma sicuramente ne era degno figlio! Aveva preso da lui tutto il meglio, e anche se non era sereno, non significava che non avesse un animo nobile quanto quello del padre. Il suo tormento interiore e la sua lotta con se stesso lo rendevano unico al mondo, e la sua unicità risplendeva in ogni millimetro del suo essere...e non solo, come credeva lui, nell'estetica.

The time hunterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora