Capitolo 20

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RON:

La foresta è così fitta e intricata, le quattro squadre si sono divise. Io sono la guida di dieci uomini molto più abili di me, ma tutti rispettano le mie direttive. La notte è calata, è così buia, se chiudo gli occhi riesco a sentirla. Le sue mani tra i capelli, il suo corpo che mi riscalda, le mie labbra sulle sue.

Questa tenda è troppo vuota, questa notte troppo fredda senza te. Accarezzo le lenzuola, chiudo gli occhi e mi sembra di sentirti qui con me, stringo le lenzuola tra le dita, sono sporche di sangue, troppo spesso ho sperato di dissanguarmi, con i tuoi occhi nella mia mente.

Non l'ultimo sguardo che mi ha rivolto, quello di quando ci baciammo nella biblioteca polverosa di Hogwarts, quello del giorno in cui mi è saltata addosso dopo il ballo, quello del giorno del nostro matrimonio, i suoi occhi quando nacque Rose, il suo sorriso, accompagnato a lacrime di gioia, nel momento in cui Hugo è riuscito a sopravvivere.

Vorrei fosse qui, vorrei essere a casa con la mia famiglia, invece da più di un mese non riesco ad averla. Mi sto perdendo i bambini che crescono, Rose che ci ricopre di domande, Hugo che crescerà sempre più sano e forte, tutto questo senza di me.

Vedo intorno a me soldati che scrivono alle proprie famiglie e io non posso fare nulla. Porto le lenzuola sopra di me, come una ragazzina, e scoppio in lacrime. Abbraccio il cuscino, senza riuscire a smettere di piangere, finalmente mi sfogo. Le lacrime non ne vogliono sapere di smettere di uscire, sento la testa pesante, gli occhi gonfi e il fiato corto, posso concedermelo, sono le due di notte, cosa vuoi che succeda?

Senza nemmeno avere il tempo di dirlo, un attacco improvviso. Miseriaccia hanno svelato gli incantesimi. Dall'esterno mi chiamano, balzo giù dal letto e con ancora gli occhi gonfi raggiungo i miei compagni. Le tende sono a fuoco e per fortuna sono tutti fuori, stanno continuando ad attaccare, ma molto velocemente li porto al sicuro più all'interno della foresta.

Un ruggito e dei draghi ci circondano. Miseriaccia, siamo in trappola. Corriamo mentre con degli incantesimi proteggo i miei uomini, li dirigo mentre arrivano dall'alto degli schiantesimi, poi la sento da lontano.

-Avada Kedavra!-Urla una voce, un lampo di più luci verdi si dirigono verso i miei uomini, mi piazzo davanti a loro, in tempo, proteggendoli con un contro incantesimo. Sento le ossa tremare, i muscoli intorpidirsi. Non riesco a muovermi. Li ho protetti, ma non si può deviare l'anatema che uccide.

-Via! Soldati alla base!- Urlo mentre si trasfigurano e mi lasciano solo. So che da qualche parte qualcuno si è nascosto per fare da guardia. Sento la pelle squarciarsi da dentro, il viso aprirsi in due, il fuoco dei draghi dietro di me. Sento le fiamme divampare sulla mia schiena, il bruciore sopra la corazza, la pelle cedere. Sento che è arrivato il momento di dire addio.

Avverto degli schiamazzi, gli uomini sono tornati, io con un tonfo cado a terra e sbatto la nuca.

La mia mente mi riporta ai suoi occhi, ai suoi capelli, alle sue labbra. Il sorriso di mia figlia, il respiro del mio piccolo Hugo, poi il buio. Non sento più nulla.

**

Dove mi trovo?

La mia voce ripete questa domanda da tempo, le mie braccia sono incatenate e le gambe lo stesso: sono bloccato.

Intorno a me è completamente scuro. Sento mille voci, la mia mente si riempie di confusione, mi rannicchio prendendomi la testa tra le mani,spero che così questo tornado finisca al più presto.

Dolore. Finalmente la pace. Qualche voce l'ho sentita, nessuna che conoscessi, resto fermo a fissare il buio di fronte a me. Sono in trappola, non riuscirò a liberarmi, adesso tutto è in silenzio. Chissà, forse sono morto, devo essermi comportato tanto male, vista l'oscurità intorno a me e le catene che ho ai polsi e le caviglie.

Credo di Amarti - RomioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora