Capitolo 33

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RON:

Avevo abbandonato la fisioterapia da tempo, ma Rose mi ha fatto una bella lavata di capo. Ricordo che mi ripeteva in continuazione che avrei messo in difficoltà Hermione, facendomi notare che mi sto comportando da bambino. Alla fine ho deciso di ascoltare il suo consiglio, infatti adesso cammino accompagnato da un bastone, come un vecchietto.

È da tanto tempo che non torno a casa, sono così immerso nel mio dolore da non volerlo fare. Ho paura di perdermi la nascita delle gemelle, di non essere al suo fianco, ho paura che lei possa svegliarsi senza che io sia pronto per accoglierla. Dopo varie insistenze, ho deciso di tornare a casa, farmi una doccia e una dormita.

Apro la porta di casa e il silenzio regna incontrastato. Entro in soggiorno e sul divano Jen e Hugo dormono stretti l'uno contro l'altro, Lucy invece è in cameretta a giocare con i gemelli che, appena mi vedono, mi corrono incontro quasi urlando -shh... Hugo e Jen dormono- sussurro -dovreste dormire anche voi- puntualizzo.

-Altri cinque minuti- implora uno. -Gioca con noi!- propone l'altro illuminando gli occhi di entrambi.

Annuisco, mentre mi metto seduto sul tappeto. Mi coinvolgono, mi mettono al centro della loro storia ma non chiedono nulla riguardo Hermione, se non un come sta dicendo poi quanto gli manchi. Non vogliono aprire l'argomento, anche perché sanno benissimo cosa sta succedendo.

Amo i miei bambini così profondamente. Li metto a letto, poi prendo Jen e senza svegliarla metto a dormire anche lei. Hugo non si accorge di nulla, mio figlio, così coraggioso, non si accorge di nulla. Sta studiando da casa proprio per aiutare noi, Lucy ha chiesto di poter fargli compagnia e per fortuna la McGrannit, ormai preside, le ha acconsenito il permesso. Liam è nella sua culletta, mi guarda. Lo afferro e cerco di fargli prendere sonno con le mie ninnananne, da bravo si addormenta facilmente, è la mia felicità questo piccoletto.

Entro sotto la doccia, sento scrosciare il getto d'acqua sulla mia testa, sulla mia pelle. I miei pensieri più profondi li ho fatti sotto l'acqua, la mia mente è più libera, rilassata. Hermione tornerà da me, potrò abbracciarla ancora, sento un vuoto profondo senza di lei, la mia vita, il mio mondo non ha senso. Per questo lei deve farcela, Hermione deve vivere.

Mi metto a letto, mi giro nel lato di mia moglie e mi accorgo di quanto possa mancarmi il suo corpo, di quanto vorrei stringerla a me come facevo ogni notte. È così freddo questo letto senza di lei, è la notte più brutta della mia vita. Sento nel cuore propagarsi un vuoto profondo, osservo la pila di libri sul comodino e sento un groppo alla gola; mi vien voglia di piangere ma sprofondo in un sonno profondo.

Mi sveglio dopo un'ora, devo ritornare da Hermione. Scrivo un biglietto a Hugo mentre russa come un maledetto, anche se non credo che un semplice biglietto possa compensare a quello che sta facendo per noi. Amo la mia famiglia, mi sento l'uomo più fortunato della terra. Tutti dormono, mi rivesto e torno in quelle quattro mura tristi e solitarie. Lì però credo di essere felice, vedo il suo volto, lì posso stringerle la mano.

-Amore- mormoro, so che può sentirmi e magari può aiutare a svegliarsi, lo so perché ci sono passato.-Sono stato a casa per due ore, costretto da tua figlia Rose.- mormoro -Ed è stato bellissimo.-

Prendo il respiro, i pensieri che mi frullano nella testa sono troppi, ma dopo una doccia e una breve dormita mi sento già meglio -ma senza di te non è la stessa cosa... Hugo dormiva con Jen in braccio e i gemelli giocavano con Lucy- riporto alla mente quel momento, stato così emozionante. Lucy è una bravissima ragazza e sono felice che faccia ormai parte della nostra famiglia.

-Ho fatto la doccia... sai, non ricordavo fosse così rilassante e mi tranquillizzasse così tanto.-

Non credo che possa interessarle, ma sento i miei pensieri e decido di tirarli fuori liberamente, dopo tutto è mia moglie.

Credo di Amarti - RomioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora