One-shot X-men

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Richiesta da CeciliaBiondo
N.A. È la mia prima one-shot quindi se non vi piace non criticatemi troppo, pliz.

Immagina: Sei una mutante molto potente e lo S.H.I.E.L.D. ti sta dando la caccia per fermarti.

Ci sono riuscita, sono riuscita a scappare da quella maledetta cella.
Sapevo che mi stavano inseguendo, sentivo i loro passi dietro di me e le loro armi che cercavano di colpirmi inutilmente.
Scavalcai un tronco e notai che mancava poco alla fine del bosco in cui mi ero addentrata per scappare dagli agenti dello S.H.I.E.L.D.
Ero senza fiato e le gambe stavano per cedere sotto al mio peso, ma il barlume di speranza che si era acceso in me quando riuscii a guadagnare terreno, mi diede la forza necessaria per rimanere in piedi e continuare a correre.
Dopo cinque lunghissimi anni di prigionia in quell'edificio, sono riuscita a scappare.
Uscii dal bosco e i raggi del sole mi inondarono di luce dandomi fastidio agli occhi, mi guardai alle spalle sperando che gli agenti avessero smesso di seguirmi e tirai un sospiro di puro sollievo quando vidi che più nessuno mi stava seguendo.
Dopo una buona mezz'ora di camminata arrivai in centro cittá, sapevo che non l'avrei trovata uguale a come l'avevo lasciata ma non immaginavo così diversa dai miei ormai sfocati ricordi.
Mi aggirai per la cittá sperando di trovare qualcuno a cui chiedere una mano, ma non appena chiedevo aiuto, le persone si giravano dall'altra parte e mi ignoravano. Guardai il mio riflesso in una vetrina di un negozio di liquori e notai che la maglia, giá sporca del mio sangue per via degli esperimenti a cui mi avevano sottoposto, era lacerata in molti punti e la stessa cosa valeva per i pantaloni.
Un uomo uscì dal negozio e iniziò a darmi contro dicendomi di andare via da davanti il suo negozio, mi scusai in fretta e corsi in un vicolo vicino.
Sentii due persone parlare e andai più vicino sperando di vederli e di non farmi notare. Erano due uomini normali: uno dei due uoomini era molto alto, muscoloso e slanciato mentre l'altro era più basso e molto più giovane.
Mi misi ad ascoltare più attentamente quello che dicevano ma ero troppo lontana per riuscire a sentire bene.
Improvvisamente la pelle del ragazzo divenne di ghiaccio e se ne andò 'volando', sgranai gli occhi per la sorpresa e mi lasciai sfuggire un gridolino che mi fece individuare dall'altro uomo.
"Merda..." sussurrai per poi indietreggiare, sperando di venire ignorata ma l'uomo era già arrivato davanti a me e mi guardò attentamente. Sotto la potenza del suo sguardo inciampai e caddi per terra.
"È da maleducati origliare..." disse l'uomo senza smettere di guardarmi.
"Ti prego, non farmi del male. Non era mia intenzione ascoltare la vostra conversazione!" piagnucolai, indietreggiando.
"Che cosa ci fai in questa zona del paese?" mi chiese facendo un passo avanti con fare minaccioso.
"S-stammi lontano" balbettai in preda al panico. L'uomo sorrise insolente, con un gesto della mano le sbarre di metallo che c'erano attorno a noi iniziarono a levitare e lui le puntò contro di me
"È buona educazione rispondere, in più non sono un tipo molto paziente..." disse l'uomo.
Ero scossa dai brividi ma in un momento di luciditá riuscii a capire che anche lui, come me, era un mutante.
Mi riscossi e usai i miei poteri per annullare i suoi, le sbarre di metallo caddero per terra attutite dai ciuffi di erba presenti sul terreno.
"Oddio, un altro mutante. P-pensavo che in questi anni fossimo rimasti in pochi." Dissi guardando basita l'uomo che cercava ancora di capire cos'era successo.
Poi si riprese e mi sorrise beffardo: "Piacere, io sono Erik Lehnsherr" disse tendendomi una mano.
"Vuoi ancora provare a uccidermi?" chiesi guardandolo in cagnesco.
"No, ho scoperto che siamo dalla stessa parte, voglio aiutarti." disse.
"E come intendi aiutarmi?" chiesi curiosa.
Si guardò in giro e poi mi disse semplicemente: "Seguimi".
Con il suo ausilio mi alzai da terra e andammo verso la fine del vicolo assieme.
Mi sentii osservata, mi guardai attorno ma non c'era nessuno all'infuori di me ed Erik.
Vedendomi agitata, lui mi domandò cosa stesse succedendo.
"Mi sento osservata, ho paura che gli agenti mi stiano ancora seguendo." gli risposi mentre iniziavo a torturarmi le mani per cercare di farle smettere di tremare.
"Agenti? Che diavolo hai combina-no, aspetta. Mi racconterai tutto quando ci sarà anche Charles" disse lui per poi aprire lo sportello di una macchina e invitarmi a salire.
"Chi è Charles?" domandai curiosa
"È un altro mutante" mi rispose.
Dopo una decina di minuti, Erik accostò davanti ad una piazzetta a forma di X e mi incitò a seguirlo.
Scesi dalla macchina e mi fermai a guardare in giro e notai che c'era un edificio simile ad una villa, molto grande ma stranamente elegante anche se il giardino non veniva curato moltissimo.
C'erano delle strisce d'erba bruciata nel giardino e un albero era totalmente ghiacciato, infatti si vedevano le stallatiti sui rami.
"Cos'è successo qui, cos'è questo posto?" Chiesi continuando a guardarmi in giro.
"Questa è la scuola per mutanti, qui ti aiuteranno a controllare i tuoi poteri e ti daranno un luogo dove nasconderti da tutte le persone che hai fatto incazzare" spiegò Erik con voce annoiata
"Ehi, io non ho fatto incazzare nessuno" dissi acidamente.
"Allora perché hai detto che ci sono agenti che ti stanno alle calcagna?" Domandò inarcando un sopracciglio.
"È-è una storia lunga" risposi sospirando.
"Beh, adesso hai molto tempo per raccontarla a me e a Charles" sorrise sardonico per poi dirigersi verso la porta.
"Ma aspetta, hai detto che è una scuola per mutanti..." feci una pausa per avere una conferma da Erik
"Esatto" rispose lui.
"...quindi sono stati altri mutanti a fare quelle cose in giardino?" Continuai mentre lo seguivo dentro la casa.
"Si, Charles ed io aiutiamo i mutanti a controllare i loro poteri ma certe volte è pericoloso" disse massaggiandosi una spalla.
"Lo immagino..." sussurai stupita mente mi guardavo in giro. La casa dentro sembrava ancora più grande e signorile.
Arrivammo in un ufficio, c'era un uomo di spalle che parlava con un'altra persona. Guardai Erik per chiedergli cosa ci facevamo lì ma vidi che si era seduto davanti ad una scacchiera e mi stava guardando.
"Facciamo una partita mentre aspettiamo?" Sussurrò per evitare di disturbare il duo in fondo alla stanza.
Annuii e andai a sedermi dalla parte delle pedine bianche.
"Muovi tu per prima" disse Erik.

Immagina SupereroiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora