Capitolo 15 Sophie

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Non so se credo davvero in ciò che ho detto, ma per me è stato talmente spontaneo che in quel momento ho pensato fosse giusto. Ho sempre sognato un vita del genere, non per la casa lussuosa o per la macchina da 100.000$, ma per l'amore che mi circonda. Ho Kate, ho Jane e soprattutto ho Mark, che dedica la sua vita a noi, a renderci felice e a non farci mancare niente. Per la prima volta sono felice, ho tutto quello di cui ho bisogno, non ho gente che mi disprezza, ma solo gente che mi ama. Eppure qualcosa, qualcosa manca sempre. Non so cosa, ma manca. Quella sera sul divano con Mark, oltre a qualche bacio, la passione si è spenta pian piano e ci siamo addormentati l'uno abbracciato all'altro. Mi sono addormentata pensando come sarebbe essere innamorata di lui. Sarebbe talmente tanto perfetto da fare invidia agli dei dell'Olimpo. Tanta invidia che Zeus scenderebbe sulla terra e punirebbe me per l'ennesima volta. Eppure la magia che sentivo, che mi aveva spinto in qualche modo a pronunciare quella frase, l'indomani mattina è svanita nel nulla. Mi sono svegliata e sono andata nella mia casa e ho portato con me Kate. Mancano pochi giorni al congresso e stamattina Mr. Arroganza, mi ha anche mandato un email in cui mi diceva che non avrei avuto il weekend libero, gran bello stronzo! Mi assicuro che Kate sia lavata e che abbia mangiato, poi la porto di là, dove Jane l'aspetto, saluto tutti e vado via. Okay è vero, ho fatto tutto di fretta e ho quasi evitato di salutare. Non sapevo come comportarmi con Mark. Cosa avrei dovuto fare? Sarei dovuta entrare e dargli un bacio sulle labbra e dirgli "amore ci vediamo a cena?"... No non siamo in un film americano, io non sono Julia Roberts e lui non è Richard Gere . Sono vigliacca, lo so e non ne vado fiera. Salgo in macchina, sistemo lo specchietto, ingrano la retromarcia e esco dal vialetto. Raggiungo, in un men che non si dica, il luogo delle mie torture. Entro in ufficio e trovo il mio capo seduto dietro la mia scrivania, coperto da un mazzo di rose rosse. In quell'istante non so che pensare. Faccio un respiro profondo e mi avvicino. Le sue mascelle si contraggono velocemente, i muscoli tesi minacciano di esplodere e i suoi occhi sono di fuoco. Decido che forse l'attacco è la migliore difesa, ma aspetto che faccia lui la prima mossa.
《Deve dire al suo ragazzo che questo è un luogo di lavoro, non un vivaio. Nel momento in cui vedrò ripetersi questo stesso episodio, lei è licenziata.》Si alza di scatto dalla sedia e mentre si dirige verso la porta continua a borbottare. Quest'uomo! Santa pazienza.
《Buongiorno anche a lei signore, felice di averla vista.》
Si ferma, si gira di scatto e si dirige spedito nella mia direzione, quasi ho paura mi voglia mettere le mani addosso.
Si avvicina sempre qui, sempre più. Poi si ferma a pochi centimetri da me e quando penso che stia per dire o fare qualcosa, mi rivolge le spalle e va via borbottando qualcosa tipo " Maledetto me, che ho permesso che un incompetente perdesse il posto della signorina Beatrice. "
Cerco di dimenticare l'accaduto. Mi sistemo comoda sulla sedia della mia scrivania, che era stata invasa da quell'animale, mi tolgo la giacca e poggio la borsa per terra. Osservo il mazzo delle rose. È davvero bello. Poi scorgo un bigliettino e lo leggo "la pazienza è la virtù dei forti ed io sarò virtuoso solo per te.
-Il tuo pirata "
I fiori sono indubbiamente di Mark, queste sue attenzioni mi confondono, mi lusingano, ma allo stesso tempo mi irritano. Nonostante il mio stato d'animo fosse altalenante, decido di ringraziarlo inviandogli un messaggio.
"Ehi pirata, mazzo di rose ricevuto. È bellissimo. Ti ringrazio tantissimo DI TUTTO." Non sono sicura di ciò che ho scritto, ma premo ugualmente invio. Mi ritrovo ad osservare lo schermo e mi sale l'ansia mentre aspetto la sua risposta. Nel frattempo il mio computer segna una nuova mail, e di chi poteva essere se non del mio adorato capo?
"Non ti pago per stare al telefono, mettilo via e di al tuo ragazzo di essere meno invadente. Stai rischiando ragazzina." Ma mi sta spiando?
La mia risposta desta più scalpore di quanto io non volessi. Gli ho risposto con un messaggio breve e coinciso.
"Credo che ugualmente il suo lavoro non consista nel spiare e violare la privacy altrui. "
La mia mail non fa in tempo ad essere letta che il mio capo si fionda nel mio ufficio, ma questa volta la porta è chiusa a chiave e se vorrà entrare dovrà chiedermelo come di norma. Fa capolino dal vetro affianco alla mia porta e mi incita ad aprire. È furioso. Le vene al collo gli si sono gonfiate e i suoi occhi sono lì lì per esplodergli dalle orbite. È sadico, ma adoro farlo infuriare.
《Bussi alla mia porta, come farebbe un gentiluomo e gliela aprirò.》
Lui di tutta risposta mi urla contro.
《Scordatelo, apri questa porta ora.》
Io incrocio le braccia e aspetto che lui ceda, ma non accade. Prima di andare via si avvicina al vetro e mi mima " SEI LICENZIATA ".
Oh mio Dio, mi aveva appena licenziata? No impossibile! Dovevo fare qualcosa. Ora, adesso, subito.
Apro immediatamente la porta e lo invito ad entrare. Lui fa finta di non sentire e prosegue verso il suo ufficio. Io lo seguo e mi intrufolo dentro insieme a lui.
《Ha fatto bene a seguirmi così può firmare la lettera di licenziamento.》 penso di avere una espressione orrenda in questo momento.
《Si tolga dalla faccia quell'espressione. Davvero ha creduto anche per un solo momento che io la lasciassi prevalere su di me e mancarmi di rispetto?Tu non sai chi sono io!》
Sono stanca del suo - tu non sai chi sono io -.
《Ascolti, io so chi è lei e mi creda non è un piacere. Se non fosse che ho bisogno di questo lavoro più di ogni altra cosa al mondo, mi sarei già licenziata e non gli avrei mai dato il piacere di licenziarmi. Come segretaria non valgo molto, ma fino a prova contraria fin ora ho svolto il mio lavoro in maniera impeccabile.》
《Questo lo dice lei non io. Ho centinaia di segretarie competenti, a differenza tua, che aspettano di essere assunte perché credi che io debba accontentarmi?!》
《Faccia ciò che vuole, ma mi creda, lo giuro su mia sorella, se mi licenzia, io...》 Non so cosa potrei fare contro un uomo simile. Ha tutto è ricco, è famoso, è potente. Io cosa potrei fare?
Lui si alza e si siede sulla scrivania, proprio difronte a me.
《Io, io...》 balbetto.
《Io, io niente. Tu... Lei non può fare assolutamente niente. È come per una formica scappare dal pericolo di essere calpestata: impossibile, non può fare niente. Io sono il piede e lei la formica.》
La metafora non reggeva, ma mi aveva ugualmente messo ansia.
《Ora alzi le chiappe dalla sedia, preda un cartone e metta dentro le sue cose, poi esca dalla porta e non vi entri mai più.》
Sto per scoppiare a piangere, ma so che sarebbe un ennesimo punto a mio svantaggio. Lo guardo dritto negli occhi. Non sembrano tanto severi, ma mi provocano una scarica di emozioni enorme. Ma perché con lui deve essere sempre così?
Mentre lo guardo, lui si irrigidisce e stringe le mani al bordo della scrivania. È nervoso e parecchio.
《Le prometto che non succederà più, ma la prego lei sa come sono messe le cose con l'affidamento di mia sorella, non condanni Kate a crescere con due dannati.》
Cerco di essere il più dolce possibile e spero di riuscirci almeno un po', con lui di fronte non è molto facile. Lui sembra credere alla mia messa in scena e mi lascia andare.
《Metti da parte il cartone per la prossima volta. Non creda che la storia si concludi qui. Dovrà iniziare a lavorare sodo ora.》
Avrei voluto in quel momento saltargli al collo, ma non per ringraziarlo, ma per sputargli in faccia tutto il veleno che avevo nel corpo. -iniziare a lavorare sodo-? Cosa crede che io abbia fatto in questi mesi, questo cretino? Mentre immagino la scena, lui continua a parlarmi, poi ad un certo punto mi riporta alla realtà.
《Ha capito cosa deve fare? Vada al ristorante cinese sulla ventiquattresima e prendimi il solito. Poi quando torni prendimi il borsone per la palestra dal cofano della macchina. Grazie e quella è la porta, la chiuda.》
Odioso pezzo di merda, ci sputerò nel tuo sushi. Mi alzo, fingo un mezzo sorriso e vado via. Il bastardo lo fa apposta a mandarmi nei ristoranti praticamente dall'altra parte di Seattle.
Quando finisco il giro della città, il sushi inizia a raffreddarsi così accelero. Arrivo in ufficio e prima di entrare, busso. Io sono educata a differenza di qualche altro. Una voce femminile mi risponde. Eccola qui. L'ennesima gatta morta che si struscia contro il mio capo. Che uomo. Cambia ragazze con la frequenza con la quale cambia le mutante. Un farfallone. Maschero la mia faccia a dir poco schifata, poggio la busta del pranzo e me la svigno. Mi rinchiudo in ufficio. Accendo il computer e inizio a lavorare sul serio, ma risulta impossibile. La bionda ossigenata grida come una cagna, impossibile non essere disturbata dal suo rumoroso orgasmo. Spero che il loro amplesso finisca subito, solo così mi riprenderò dallo strazio. Cerco di mettere della musica in sottofondo e un po' ci riesco a rilassarmi.
Inizio ad improntare la presentazione per il congresso della settimana successiva. Il capo mi aveva solo detto che si trattava di impianti per il ricavo di energia pulita. Così mi sono messa al lavoro per saperne di più e poter presentare il tutto graficamente, ma ho trovato poco materiale. Nel frattempo il computer registra l'arrivo dell'ennesima bomba dal capo.
《Devo dirti una cosa alla volta come si fa con i bambini? Il borsone!》 Sospendo il mio lavoro e vado a prendere il borsone della palestra al pallone gonfiato. Tra battute e frecciatine la mia giornata lavorativa finalmente si conclude. Torno a casa quando ormai è tardi. Durante il tragitto mi sono fermata a comprare qualcosa per cene, ma senza accorgermene era troppo tardi perfino per cenare. Entro in casa e tutti dormono, Kate è sul divano con Jane, si sono entrambe addormentate, Mark invece dorme nella sua camere. Prendo Kate in braccio e saluto Jane. In punta di piedi vado via e raggiungo la nostra casa. Metto a letto Kate, che mezza addormentata ha ancora la forza di sorridermi, poi mi stendo vicino a lei e cado in un sonno profondo.

Il mio primo "non" fidanzato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora