Capitolo 10 Sophie

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Sono ormai le 19:00, poso la penna, decido di spegnere il computer e di tornare a casa. È stata una giornata davvero pesante e piena, ho fatto così tante cose che non ho neanche mangiato e comincio a sentire un certo languorino. Ho sistemato pile di documenti, archiviato pratiche immense dopo aver controllato se fossero allegate tutte le parti. Ho trascritto alcuni manoscritti sul computer e posso definire la mia giornata lavorativa finalmente conclusa. Adesso non mi resta altro che radunare le mie cose sparse sulla scrivania e prendere la borsa.
Il tempo fuori è bello, il sole è tramontato su Seattle da poco e un leggero vento accarezza la pelle. Siamo ormai a metà aprile e dopo l'altro ieri, non ho più avuto notizie di mia madre. Luise McCartney ha deciso finalmente di farsi da parte. Credo di poter concludere tutto domani con, si spera, l'ultima causa. Per questo immenso regalo non ho ancora ringraziato il capo, che tra l'altro oggi non mi ha mandato nessuna mail. Non c'è stato un attimo libero in cui abbia potuto pensare a parole da scrivergli per ringraziarlo. Ci penserò domani.
Invece oggi mi sento un po' strana. Sarà che da sempre aspettavo questo momento, una causa in cui ho il coltello dalla parte del manico. Forse il fatto che la causa coincida con il mio compleanno è un segno. Forse andrà tutto bene. Lo squillo del mio telefono interrompe i miei pensieri. Apro la borsa e guardo che Mark mi sta chiamando. Sorrido e rispondo.
《Pronto, avvocato! Mi dica.》esclamo.
Lo sento ridere dall'altra parte e rido anch'io.
《Signorina McCartney, dove si trova in questo momento?》chiede con voce formale.
《Sto camminando verso casa, signore. E lei?》ci prendiamo in giro.
《Sono a casa da un'ora e ho disegnato e colorato con Kate e Jane. Ci sei mancata. Fa presto.》dice teneramente. In effetti sento le loro voci e sembra che Kate abbia appena detto che le piacerebbe fare una passeggiata.
《Certo, carissimo. Fate i bravi senza di me.》dico.
《Sempre! Comunque Kate vuole andare a fare un giro..Che ne dici?》chiede speranzoso.
《Certo che sì! Andiamo dove volete. Adesso chiudo, ci vediamo tra una decina di minuti.》esclamo felice. Sono la mia famiglia.
《Fa presto, puffetta!》urla ridendo. Lo staranno sicuramente massacrando con il solletico.
《Certo Pirata, arrivo.》Sorrido e chiudo la chiamata. Continuo a camminare e decido di chiamare un taxi. Arrivo a casa e guardo la villa immensa in tutta la sua bellezza. Corro dentro e mi tolgo le scarpe. Vado in soggiorno e sono tutti lì.
《Sophieee!》mi abbraccia Kate e la prendo in braccio.
《Ciao amore. Come stai?》chiedo felice.
《Bene bene. Ho disegnato tutto il giorno!》dice sorridente. La rimetto giù e le do un bacio. Vado anche da Mark e lo abbraccio. Grido un saluto a Jane che è in lavanderia e dopo la sua risposta decido di farmi una doccia.
《Bene, adesso vado a farmi una doccia, mi cambio e sono da voi. Andiamo a mangiare qualcosa? Sono affamata!》chiedo in ginocchio quasi.
《Certo! Pizza?》 Dice Mark. Lo adoro. Io e Kate battiamo le mani e il cinque a Mark mentre esultiamo.
Così corro in bagno mi lavo e dopo essermi asciugata mi infilo un tubino blu sopra il ginocchio, metto il mascara e infilo dei sandali bassi beije. Prendo la borsa abbinata e torno in cucina dove Mark mi aspetta con Kate e sono già pronti.
《Sei bellissima.》dice Mark sorridendo.
《Grazie, avvocato. Anche tu.》rido. Indossa un completo grigio scuro, con una camicia bianca aperta sul collo. Kate invece era già vestita e indossava un vestitino rosa, con un giacchettino di jeans. Usciamo da casa e andiamo in un ristorante che io e Mark frequentiamo spesso. È quasi in centro, per cui per arrivare ci mettiamo un po' di tempo, ma ne vale la pena. È un posto davvero carino e intimo, con mobili di legno e trasmette tranquillità. Ordiniamo tre pizze che gustiamo tra chiacchiere e risate. Ci raccontiamo delle nostre giornate e da fuori sembriamo una vera famiglia. Penso a quanto loro due siano importanti e vitali per me.
《Aspettati molte sorprese, manca un'ora e mezza ai tuoi ventiquattro anni!》esclama Mark tagliando un pezzo della sua pizza preferita. È un mangione di cibo piccante. Mi incuriosisco subito.
《Mi dai qualche indizioo? Sai che odio le sorprese!》lo prego ridendo, ma lui guarda Kate e battono il cinque. Stanno collaborando alle mie spalle! Rido al pensiero.
《Lo vedrai, lo vedrai.》 Afferma superiore. Dopo aver mangiato anche il dolce, rientriamo a casa e arrivati al cancello noto che Kate di è addormentata in macchina.
《Mark mi aiuti a prenderla?》chiedo sottovoce.
《Certo, faccio io. La porto a letto. È così dolce.》dice. La porta in camera e io li raggiungo. Le tolgo la giacca dopo che l'ha adagiata sul letto e la copro. 《Sophie, vieni un attimo.》Mi chiama Mark. Lo raggiungo e trovo la cucina, che fino a due secondi fa era accesa, spenta. Sbuca dalla parete con una torta in mano, con ventiquattro candeline accese e vorrei piangere. Davvero. Non me l'aspettavo. È questo ciò che intendo per famiglia: qualcuno che tiene a te e vuole il tuo bene, ed è davvero bello quando il 'tuo bene' è la presenza costante di coloro che sono la tua vita. Guardo l'orologio ed effettivamente è appena scoccata la mezzanotte.
《Tanti auguri puffetta! Forza esprimi un desiderio e soffia!》dice mantenendo la torta e guardandomi come se fossi la cosa più bella del mondo. E giuro che quando mi guarda così, io ci credo. Faccio come dice, con una lacrima che mi riga la guancia. "Felicità, questo desidero." E soffio. Soffio tutte le mie speranze più intime fuori, pregando che si realizzino i miei sogni.
《Mark grazie, grazie, grazie!》gli tolgo la torta dalle mani, la poggio sul tavolo e gli getto le braccia al collo. Lo stringo come si stringe un fratello. Un amico. Qualcuno che non vorrei mai perdere.
《È il compleanno più bello!》dico in un sussurro. 《Ed è appena iniziato.》dice. Mi prende la mano.
《Vieni con me.》andiamo fuori e una volta usciti, prende dalla sua tasca un mazzo di chiavi.
《Dove andiamo?》chiedo incuriosita. 《Andiamo dove ci porta il cuore.》dice agitando un mazzo di chiavi. Lo afferro al volo e noto nel buio il portachiavi appeso. Una nostra foto. Io, lui e Kate. Mi ricordo di quella foto, la scattammo quel giorno al lago. Mark aveva organizzato un delizioso pic-nic e Jane aveva scattato quella foto per imprigionare nella nostra memoria quel giorno speciale. Era il quarto compleanno di Kate e i miei genitori se n'erano dimenticati, ma lui no.
《Mark ti prego non lasciarmi morire d'ansia.》 dissi simulando un broncio.
《Prima di consegnarti le chiavi della tua libertà, voglio farti un breve discorsetto》era un avvocato, lui era il maestro della dialettica e della suspence a quanto pare. 《Sophie, ci conosciamo da quando non avevo ancora la facoltà di parola. Siamo cresciuti insieme e abbiamo condiviso tanto, anzi quasi tutto, delle nostre vite. La nostra amicizia ha resistito a tutto, anzi ad ogni ostacolo si fortificava. Quando mi sono trasferito, non sentivo tanto il dolore per la perdita dei miei genitori, quanto il dolore che provavo al solo pensiero di perderti. Lo so ero un ragazzino, e sembra una cosa stupida, eppure era così. Più tempo passavo con te meno sentivo il dolore che mi stava uccidendo. Sei stata il rimedio a tutto e sentirti dire che hai bisogno di me proprio come io ho bisogno di te, mi rende orgoglioso, perché per una volta nella vita sono riuscito a proteggere qualcosa che amo più di me stesso. Sono riuscito a restare al tuo fianco quando il mondo ci stava crollando addosso e quando ,invece, le cose andavano a gonfie vele e non potrei esserne più felice. Perché se pensassi a tutti i momenti belli della mia vita non ne esisterebbe uno in cui tu non sia protagonista con me. Ora andiamo al sodo. Il regalo che ti ho fatto l'ho fatto con il cuore pensando di poterti offrire così una seconda possibilità, perché voglio che a prescindere da quello che domani succederà, tu abbia almeno un punto di riferimento fermo e sicuro. Non ti è permesso parlare, ora ti bendo e niente...Fidati solo di me.》Come potevo non fidarmi di lui? Era impossibile. Le sue parole mi avevano così tanto emozionato che pur volendo non sarei stata in grado di pronunciare alcuna frase di senso compiuto. Mi lascio bendare e guidare verso la tanto ambita sorpresa. Cammino per 50 passi, prima dritto, poi a sinistra e poi ancora dritto. Dove mi stava portando? Quando Mark toglie la benda dai miei occhi, mi ritrovo difronte ad una porta. -Miss. Sophie McCartney e Miss. Katrine McCartney- c'era scritto su di una placca color oro. Era una piccola abitazione, intonata ai toni della villa di Mark. Prendo le chiavi che avevo strappato dalle mani di Mark e provo ad inserirne una nella serratura. Una di queste gira e la porta si apre, ma prima di entrare guardo Mark,che mi stava guardando con una espressione talmente euforica che sembrava un bambino al parco giochi, poi entro. Rivolgo un veloce sguardo intorno a me. 《Mark prima che io possa fraintendere, cosa significa tutto questo?》Lui mi posa una mano sulla spalla e dice soddisfatto. 《cosa significa? Guardati intorno. Cosa vedi?》
《Mark non sono stupida, è una casa!》
《Brava Sophie e se sei davvero un'acuta osservatrice avrai anche notato la targa, quindi dato che due più due fa sempre quattro, questa è casa tua. Cioè casa vostra. Tua e di Kate.》Una casa tutta mia? Una casa tutta nostra? Mark era fuori di testa. Le mie gambe non reggono l'emozione, così mi ritrovo per terra confusa. Ho appena compiuto ventiquattro anni e il mio migliore amico innamorato di me, mi regala una casa. Inoltre il mio capo è misterioso, ho due genitori alcolizzati che cercano di togliermi mia sorella e domani si decide la mia vita. E come se non bastasse ora ho appena ricevuto come regalo una casa! Una casa!posso accettarla? Non ci posso credere.
《Ehi puffetta, se già quando sei in piedi faccio fatica a vederti figurati quando sei per terra , su alzati》 mi tende la mano.
Io la accolgo subito senza alcuna esitazione. Gli salto addosso nel vero senso della parola. Lo abbraccio così forte che credo possa rimanerci secco. E piango. Piango tanto.《Dai Sophie, non devi piangere.》dice poggiandomi a terra. Poi prende un fazzoletto e inizia ad asciugarmi delicatamente le lacrime. Era così dolce. Così perfetto.
《Sophie prima che tu possa impazzire di nuovo, voglio dirti un'ultima cosa. Ti ho fatto questo regalo perché... 》esita un po' prima di continuare《Perché voglio che tu abbia la tua privacy e la tua libertà. Io voglio darti tempo e spazio. So che tu non potrai mai ricambiare l'amore che io provo per te, almeno non nel modo che vorrei, ma allo stesso tempo so che non potrei mai allontanarmi da te ora che finalmente ti ho con me. Ho unito così un po' le esigenze di tutti. Per concludere, ti giuro che sarà l'ultima volta che te lo dico: Ti amo Sophie e questo non cambierà mai, non voglio perderti per alcun motivo al mondo. Imparerò a contenere i miei sentimenti e ad amarti in silenzio restando per sempre al tuo fianco. Ho finito.》
《Mark potrei dirti tante cose belle ma, ora ti giuro, non riesco a pensare. Non so che dirti, sono sorpresa, hai superato ogni mia aspettativa e immaginazione. Io non so ancora cosa provo, ma so di tenere a te come a nessuno. Sei la mia persona, la mia base sicura. Il meglio del meglio che si possa desiderare. Io non merito tutto questo e non riuscirò mai a ripagarti per questo infinito gesto e per tutti i precedenti. Per tutto, veramente, grazie.》
Giuro di aver visto una lacrima cercare di uscire dagli occhi di Mark. 《Sophie mi sarebbe bastato un semplice grazie. Comunque se l'ho fatto è perché tu meriti questo e molto altro. Ora la stappiamo questa bottiglia?》 Chiacchieriamo per ancora una mezz'oretta , sul mio nuovo divano di pelle mentre sorseggiamo un buon bicchiere di champagne per suggellare il tutto. Mark mi aveva regalato una casa. Ma non una semplice casa. Una casa da rivista. Appena è andato via Mark approfitto per guardarmi intorno. Parquet riscaldato, pareti bianche che ben si intonacano con il ciliegio del pavimento. Una cucina da far invidia a MasterChef piena di comfort e utensili, un divano ad angolo di pelle bianca era disposto difronte ad un enorme televisore, un sacco di quadri. A rendere la stanza calda e accogliente una bellissimo caminetto rivestito di pietra. C'erano tre stanze da letto. Una per me, una per la mia piccola e una per gli ospiti. Un bagno per ognuna e un altro perché tre non bastavano. Era una casa bellissima. La stanza di Kate era simile a quella di una principessa, piena di giochi, di fogli da disegno e di bambole. Ne sarà sicuramente entusiasta. Cercando di cogliere ogni particolare, il tempo passa. Era davvero tardi. Allora chiudo la mia nuova casa. La nostra casa e vado a dormire per l'ultima volta nel letto della camera degli ospiti di Mark.È il 12 Aprile ed è il mio ventiquattresimo compleanno. Sono le 9:30 e improvvisamente il mio computer segna l'arrivo di una nuova mail.
"Ogni anno è come un libro con 365 pagine vuote... fa' di ogni giorno il tuo capolavoro.
Buon compleanno Miss. McCartney " questo citava la mail e ovviamente il mittente era il mio capo. 365 pagine vuote da scrivere a patire da quel giorno, a patire da quel pomeriggio, potendo concentrare la mia vita su Kate e su di me. Devo ringraziare il mio capo in qualche modo, oltre agli auguri di compleanno, lui per me ha fatto molto di più. Ha partecipato a dare alla mia vita una seconda possibilità.
Inizio a digitare, ma per ogni due parole ne cancello tre.
" Mr. McCurry colgo l'occasione per ringraziarvi. Non sono per gli auguri di compleanno, ma per aver messo una parola a mio favore. Non può capire quanto questo suo gesto abbia cambiato la mia vita. Se tutto andrà bene, lei avrà contribuito a darmi la possibilità di scrivere da oggi 365 pagine, per ogni anno della mia vita, e farne un capolavoro. Grazie." Alla mia mail non ricevo alcuna risposta. Tipico del mio capo. Ieri l'avevo già avvisato che oggi sarei uscita prima da lavoro e che non avrei potuto lavorare nel pomeriggio e lui mi ha risposto semplicemente con una mail "permesso accordato". Che acido.
Alle 13:00 mi squilla il cellulare. Mark.《Qui parla la signorina McCartney, con chi ho l'onore di parlare?》
《Qui Mr. Logan, Miss. McCartney, io e la principessa Kate la invitiamo a pranzo nel nostro ristorante reale per festeggiare il suo compleanno.》inizio a ridere.
《Quanto potere ha quella bambina su di te? Ti ha costretto di nuovo a giocare al principe e alla principessa?》
《Lady credo proprio di sì. In attesa della sua risposta, io e la mia signore l'attendiamo di già con la nostra carrozza sotto il suo castello.》
《Arrivo in suo soccorso, principe Logan.》
《Ti prego fai presto, non vorrei mi costringesse anche ad indossare una calzamaglia e dei pantaloncini blu con un mantello》 sussurra piano al telefono per non farsi sentire da Kate. Riattacco e mi affretto a raggiungerli. Appena entro in macchina Kate mi salta addosso e mi da il suo regalo di compleanno: un disegno. Ci siamo io, lei, Mark, il suo cane, Jane e un'altra ragazza. Non faccio in tempo a chiederle chi fosse che Mark risponde dicendomi che sarebbe stata una sorpresa. L'ennesima. Arriviamo al ristorante e sorpresa delle sorprese. C'è anche Bea. Che bello. Pranziamo tutti insieme allegramente e sembra quasi che l'ansia di ciò che sarebbe successo da lì a qualche ora non esistesse.

Il mio primo "non" fidanzato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora