Il mio primo "non" fidanzato

Capitolo 26 James

In questo preciso momento ho realizzato di non sapere niente della vita di Sophie o, per lo meno, di saperne troppo poco. Solitamente non mi importa della vita delle donne che porto a letto, ma lei non è una di quelle. Vorrei conoscere la sua storia, ma ho troppa paura. Ho paura perché la sua sofferenza inizia a diventare anche la mia e questo mi fa ancora più paura.

Questi trentacinque giorni sono stati tra i più brutti della mia vita. Non è stato facile non pensarla, infatti non ci sono riuscito. Non è stato facile non vederla, infatti molto spesso mi sono ritrovato a spiarla. Non è stato facile non sentire il suono della sua voce o l'odore della sua pelle, infatti molte volte ho pensato di rischiare tutto, ma non posso, non dopo Meredith. Dopo di lei è tutto troppo difficile.
Sophie non è lei, minimamente. Quando sono con Sophie tutto il resto non conta, mi dimentico del mondo, ma non di lei, anzi il suo ricordo riaffiora e tutto diventa più complicato. Stare insieme, essere una coppia, amare significa condividere ed io non posso condividere questa sofferenza e paura con lei, non ora almeno. Prendo un bicchiere d'acqua e raggiungo Sophie sul divano.

Stasera era bellissima, quando sono arrivato in discoteca, l'ho individuata tra la folla immediatamente, come se i miei occhi sapessero già dove trovarla e quando l'ho vista tra le mani di quel cannibale, non ci ho visto più. In quel momento l'ho capito, ma non posso. Ora il bellissimo trucco è stato rovinato dalle tante lacrime, che mai nessuno potrà meritare davvero. Le sue mani tremano e anche le sue labbra. Adesso vorrei abbracciarla, stringerla forte e coccolarla finché non sarà addormentata tra le mie braccia.

Mia piccola Sophie quanto vorrei fosse più facile. Mi siedo accanto a lei, ma non troppo vicino, le porgo l'acqua e nell'imbarazzo dico la prima stupidaggine che mi viene in mente.

《Ho un amico che lavora in una clinica per i tossicodipendenti, posso chiedere aiuto a lui, sicuramente sarà disponibile.》so che non sono le parole giuste, ma credo che neanche quelle possano fare una piega.

《James non voglio parlare di questo ora, non è quello di cui ho bisogno.》dice lei tra una lacrima e l'altra.
《Cosa posso fare? Un altro bicchiere d'acqua? una tazza di tè? O meglio una tisana? Qualcosa da mangiare?》chiedo mentre i miei occhi la scrutano.

《Non ho bisogno di tutto questo. Mi basterebbe un abbraccio.》colpito ed affondato. Non può chiedermi una cosa del genere. Abbracciarla significherebbe toccare la sua pelle ed io non riuscirei a fermarmi e lei non me lo permetterebbe.

《Non credo di poterlo fare.》 il tono della mia voce risulta troppo freddo, ma solo perché ho tanta paura e perché non mi aspettavo me lo chiedesse esplicitamente.

《Certo, non credevo davvero che uno come te potesse avere un cuore. Scusami anche solo se l'ho pensato.》 è delusa e lo si capisce dal suo tono di voce. Abbassa gli occhi e beve un sorso d'acqua. Prima di parlare aspetto qualche istante per calmare quell'assurda voglia di stringerla a me. Poi diventa troppo difficile e allora scappo.

《Senti Sophie, tu hai ragione, non ho un cuore e non posso farci nulla se sono così. Se avessi un cuore starei dalla tua parte, ti direi che al mondo nessun male può raggiungerti se sei con me e che ti posso comprendere, ma non è così. Se avessi un cuore da ascoltare in questo momento peserei le mie parole. Se davvero avessi un cuore, proprio ora che sei qui davanti a me, mi metterei in discussione. Se avessi un cuore ti amerei. Come dici tu, però, non ho un cuore e non ho niente da offrirti. Ti direi che mi dispiace, ma non è così. Questo sono io e non puoi cambiarmi.》
mi costa tanto pronunciare ogni singola parola, ma devo. Sta diventato tutto troppo pericoloso. Quando finisco di parlare, lei rimane immobile e non dice niente, mi guarda dritto negli occhi e questo mi uccide. Sophie smettila di guardami così, maledizione a te e quanto sei bella. Questa situazione è un perfetto disastro.