Kisses.

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Molto lentamente apro gli occhi e cerco con lo sguardo qualcosa che possa ricordarmi della sera prima, ma più penso più la testa fa male. Lecco il labbro e sento un sapore di alcool così forte da farmi venire la nausea. Guardo la stanza e noto una tazzina di caffè fumante, un bicchiere d'acqua e un'aspirina accanto. Prendo l'aspirina bevendo l'acqua poi ingurgito velocemente il nettare nero con il quale resuscito ogni mattina e cerco di alzarmi dal letto; vado con calma a causa delle forti fitte alla tempia.

Non ricordo un cazzo della sera prima e non riconosco la stanza. Mi sento più libera, per guardarmi vado avanti allo specchio dell'armadio, di fronte al letto, e noto ciò che indosso: una maglia che mi va a vestito e alzandola scopro che sotto porto un boxer grigio. Mi tocco il seno e capisco perché mi sentivo libera: non ho neanche il reggiseno.

La mia faccia sbianca più del dovuto quando sento quel profumo che riconoscerei tra mille, la porta si apre e un dolore mi colpisce forte il petto, così tanto da farmi fare qualche passo indietro.

Stevan Jovetic in tutto il suo splendore entra in stanza con solo un asciugamano in vita, con i capelli bagnati e alcune goccioline ad incorniciargli il viso e il petto nudo. Più volte l'ho visto in questa situazione e ogni volta rimanevo – e rimango – senza fiato, è perfetto perdio...

«Oh... ti sei svegliata.» Il gelo nella sua voce fa sì che un'altra scarica di dolore si espanda nel petto. Annuisco senza proferir parola e lui, in risposta, si tira un po' i capelli leccandosi le labbra, lo fa sempre quando pensa. «Si può sapere cosa cazzo ti è passato per la testa?» Parla con rabbia questa volta, almeno non è indifferenza. «Ti sei spogliata d'avanti a tutti! Ti diverte comportarti come una puttana per caso?» Gli tiro uno schiaffo così forte da far sentire lo schiocco e da farmi male il palmo.

Sorridendo ferita mi siedo sul letto e lo guardo dal basso verso l'alto, alla fine ha ragione eppure quello schiaffo è stato uno sfogo esattamente come le sue parole. Sa che sono manesca, sa che reagisco d'impulso e alle sfide non riesco a dire di no, mi conosce fin troppo bene come io conosco lui e so che quelle parole non le pensa per davvero. «Sai che non sono una puttana.» Parlo dando sfogo ai miei pensieri. «Non rifiuto mai una sfida, mi potresti dire di buttarmi da sopra a giù e io lo farei se vincessi qualcosa.» Spiego tranquillamente, guardandolo negli occhi. «Ieri non avevi nulla da vincere.» Si siede vicino a me, in quel momento sento il calore del suo corpo riscaldare il mio. «Ieri avevo perso, dovevo pagare pegno.»

«Esattamente come farai con me una sera di queste.» Alza un sopracciglio sorridendo, gli ormoni a palla non aiutano in questo momento, annuisco e alzandomi cammino verso la porta. «Quando l'hai fatto?» Sussurra mentre uscivo dalla stanza. «Mh?»

«Il tatuaggio. Quando l'hai fatto?» Ha la testa bassa e gli occhi puntati sulle sue mani che si torturano tra loro. «Prima di andarmene.» Sussurro. «Da dove?»

«Da te.»

Alza di scatto la testa e mi guarda sbigottito rimango appoggiata alla porta con lo sguardo basso e gli occhi stracolmi di lacrime. Lo sento avvinarsi e sento due braccia avvolgermi; la scena di ieri sera mi si presenta d'avanti: io che piango disperatamente e lui che mi consola. Io che lo incolpo e lui che incassa. Io che lo amo e lui zitto. Premo le mani sul suo petto e incrocio finalmente le mie iridi con le sue. Sono pronta a riempirlo di parole, ad andarmene di nuovo e lasciarlo proprio come feci a Manchester, lecco le labbra per parlare ma lui mi anticipa.

«Baciami.» Dice semplicemente, accarezzandomi una guancia. Ed ecco che tutte le brutte parole, le bestemmie e gli insulti che stavo per pronunciare scompaiono dalla mia mente lasciandomi soltanto l'amaro in gola e sulla lingua. «Baciami. Prendila come una sfida e baciami.» Quasi mi prega sussurrando, sfiorando le mie labbra che fremono dalla voglia di sentire il sapore delle sue.

Ho trovato Te.//S.JDove le storie prendono vita. Scoprilo ora