Rain.

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Piove.

Un temporale estivo si scatena sulla città, rendendola ancora una volta grigia, perché Milano è grigia sempre, un po' come Londra che la pioggia la vede quasi ogni giorno. Sono seduta a gambe incrociate per terra, appoggiata al grande vetro che si affaccia al balcone, dove si può intravedere Milano dall'alto, in tutto il suo splendore.

La pioggia mi rilassa, mi ricorda Manchester, la città dove sono nata e dove ho passato i due anni più sorprendenti della mia vita. Alla fine si nasce e si cresce nella stessa città, però sono cresciuta in ritardo, visto che solo ritornando da mio padre sono cambiata per davvero; dai capelli colorati, tinti alla tenera età di 14 anni, sono ritornata ad aver i capelli color nutella. Dai vari piercing che avevo sul corpo, ora, mi sono rimasti solo i buchi all'orecchio, ho perfino tolto i dilatatori e quel magnifico piercing sulla guancia che adoravo. Non sono cambiata solo sull'aspetto, anche caratterialmente. – È vero, rimarrò per sempre la solita ragazza impacciata, che cade ovunque e che non rinuncia alle sfide, amante dello studio, delle macchine, moto, tatuaggi e ragazzi impossibili. – Ma non mi faccio più mettere i piedi in testa, già ero testarda ma ora ancora di più. Me ne vado quando le cose diventano difficili, quando soffro, questo aspetto non lo abbandonerò mai, già lo so; ho avuto fin troppi esempi del genere e non si scappa dalle abitudini. Ho imparato ad essere più dolce, ad amare le persone e a dimostrarlo, prima ero un cubo di ghiaccio e tutto ciò mi ha portato dei problemi. Rivedendo mio padre, avendo la possibilità di crescere e di conoscere il mondo col lavoro che voglio fare, le emozioni si accantonano, eppure, in me sono sbocciate.

Un lampo attraversa il cielo e un tuono rimbomba forte, facendo sì che la finestra si muova, resto appoggiata ed essa e bevo il caffè che avevo preparato poco prima. Sono le 4 del mattino e la mia voglia di dormire è pari a zero. Quello che è successo questo pomeriggio mi ha scombussolato, il cuore ancora trema quando pensa al suo corpo sul mio, alle sue labbra che cercano le mie eppure la mia mente non fa che pensare a ciò che è successo mesi prima. A tutto il male che ho sentito nel momento in cui il mondo mi è crollato addosso. Non riuscivo più a guardarlo in faccia, non riuscivo più a guardami allo specchio. Vedevo solo mostri, sogni distrutti e occasioni perse.

Sentivo che lasciarlo era l'unica cosa che mi rimaneva da fare, per salvare entrambi.

«Mi sembra un déjà-vu.» Mormora il ragazzo alle mie spalle. «Fuori piove e tu sei la persona più tranquilla ed insonne del mondo.» Continua, sedendosi dietro di me, circondandomi con le gambe e buttandomi leggermente all'indietro per far aderire la mia schiena al suo petto. «Questa mossa, a me, sembra un déjà-vu.» Risposi, accoccolandomi.

Appoggia il mento sulla mia spalla e il suo respiro caldo mi trasmette mille brividi. Amo stare così eppure so che sto sbagliando, dovrei andarmene, dirgli quell'addio mai pronunciato prima d'ora... perché, forse, in cuor mio, speravo che non lo sarebbe mai stato.

«Vieni a letto, dai.» Sussurra mentre da inizio alla tortura sul mio collo. Mi lascia una scia di baci fino alla spalla per ripetere il giro all'incontrario. «N-non...» Soffio frustata. «N-non ne ho voglia.» Sussurro alla fine, incerta delle mie stesse parole. Mi dà un ultimo bacio appena sotto l'orecchio e sospiro pesantemente.

Sfuggo dalle sue labbra prima che possa riposarle sulla mia pelle in fiamme. Mi guarda accigliato, come se non capisse il gesto che ho appena compiuto. Corro in camera e cerco i miei vestiti, devo andarmene, stiamo sbagliando di nuovo e non posso permettermi di provare altro dolore, altrimenti sarei rimasta a Manchester, non sarei mai ritornata a Milano.

«Lo stai rifacendo.» Dice Stevan. Il suo sguardo cade sul mio corpo ormai pronto per andarsene. «Te ne stai andando.» Ogni sua parola mi trafigge il petto, sono una stupida. Solo una stupida. «Mi stai lasciando... di nuovo.» La capacità di farmi male con le parole ce l'ha solo lui, esattamente come possiede la capacità di farmi morire con il suo tono, e il tono che usa in questo momento mi stende al suolo. «Non sono mai tornata.» Sussurro, incapace di bloccarmi, rendendomi conto di quanto le mie parole possano averlo ferito.

Ho trovato Te.//S.JDove le storie prendono vita. Scoprilo ora