Confessioni

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Esco di corsa da casa di Ludovica, non pensando a quei brividi che mi accompagnano da quando quel calciatore mi ha stretto i fianchi facendomi bloccare il cuore. Devo andarmene da tutto e da tutti. Qualche giorno a Torino mi farà bene, ha ragione Ludovica.

«Margaret, mi vuoi dire che cazzo mi rappresentava quel gesto?» Sbotta il calciatore seguendomi fuori casa. «Quale gesto?» Faccio finta di nulla, sperando di cavarmela ma non è così, non sarà mai così. Lui capisce ogni cosa, individua tutto. E quel gesto non è di certo passato inosservato.

«Qualche sera fa Mauro ti ha portato in discoteca, sei stata tutta la serata con lui. Stasera non ti toglieva gli occhi di dosso e sinceramente ti ha guardato un po' troppo quando ti sei bagnata la maglietta! E alla fine?! Quella presa sui fianchi? Ma pensi che sia cieco?!» Passa una mano tra i capelli e sospira. «C'è qualcosa tra voi?» Domanda alla fine, la voce sottile come se quel pensiero gli facesse male.

«È sposato e ha 4 bambini. Non sono così stronza, né così troia!» Dico acida. Siamo stati insieme 4 mesi, mi ha conosciuto meglio di qualsiasi altro ragazzo eppure penso che lui abbia una bassa considerazione di me stessa. Ok, ho sbagliato andandoci a letto ma cristo ero così ubriaca e poi sarei partita dopo poco. Ero incosciente, una stupida incosciente!

«Non prendermi per stupido Margaret. Che cazzo c'è tra voi?» Era spazientito e dopo un po' lo sarei stata anch'io.

«Lo vuoi sapere sul serio?» Annui. Eravamo lontani da casa Mancini, Stevan aprì la sua macchina e mi disse di entrarci. Meglio così. «Sono andata a letto con lui, prima che ci mettessimo insieme. Molto prima che ci mettessimo insieme. Lui era già fidanzato ed io ero davvero poco sobria quella sera, insomma. Dovevo dire addio a tutto questo!» Sbotto allargando le braccia. «Pensavo che non avrei rivisto più nessuno di loro e invece due anni dopo sono ritornata qua. Ma lasciamo perdere questo dettaglio.» Accendo una sigaretta, abbassando il finestrino e libero una nuvola di fumo.

«Me lo aspettavo sai?» Dice freddo, ferito. Non gli dovrebbe interessare, non ci conoscevamo neanche all'epoca. «Insomma, chi è che ti resiste? Faresti girare la testa a chiunque.» Mormora stringendo la mascella. «Cosa ti devo dire Jo?»

«Perché te ne sei andata. Voglio sapere solo questo e non resisto più.» Gli occhi lucidi e lo sguardo basso mi fanno tremare le gambe. Quando lui sta male sto male anch'io. «Quando mi sono svegliato pensavo fossi andata a fare i corsi, ma aprendo l'armadio non ho trovato più i tuoi vestiti, le tue scarpe. Il bagno era vuoto senza i tuoi trucchi, che sinceramente odio visto che sei bella senza. Non mi sarei mai immaginato che te ne fossi andata così, senza dirmi niente.» Sospira, come se si stesse levando un peso dallo stomaco, o meglio, dal cuore. «In quei giorni sentivo che c'era qualcosa che non andava. Non litigavamo, non urlavamo, non facevamo nemmeno l'amore. C'era una calma finta, pensavo che fossi scoppiata da un momento all'altro, avremmo litigato, ci saremmo detti le cose peggiore e alla fine ti avrei portato a letto. Invece, te ne sei semplicemente... andata.» Ingoia a vuoto, la sua voce vacillante mi fa tremare. Alza lo sguardo e un paio di lacrime gli percorrono la guancia. «Io ti ho amato davvero Margaret, ti ho amato così tanto da sorprendermi. Non pensavo si potesse amare una persona così intensamente da sentirmi perso senza di lei e io ti amo ancora così tanto piccola mia.» Dichiara prendendomi dolcemente la mano e baciandomi ogni nocca. «Sono geloso di te, quando ho visto Mauro guardarti in quel modo lo avrei preso volentieri a pugni.» Sorride sincero.

«Ora capisci quando ti vedevo con tutte quelle ragazze? Le definivi "le tue migliori amiche" però ci provavano sempre.» Sposto lo sguardo dai suoi occhi alle nostre mani intrecciate. «Insomma, tutte modelle, amiche di tua sorella. Bellissime, alte, con un fisico a dir poco perfetto. Io chi ero, chi sono? Nessuno.»

«Ma lo vuoi capire che tu sei più di tutte loro? Che sei la stella più luminosa della mia vita? Sono venuto a Milano, all'Inter, sapendo quanto amassi questa squadra, speravo di vederti a qualche partita e, invece, ti ritrovo qui. Sarei corso da te se solo avessi saputo dove fossi. Ero andato anche a casa di tuo padre e lui non sapeva nulla. Mi sono sentito perso.» Come posso non credergli? La sua voce sicura ma rotta. Tutta la sofferenza che in questi mesi non aveva mai dato a vedere me la dimostrava ora, aprendosi con me come non aveva mai fatto in 4 mesi.

Gli accarezzo una guancia per far sì che i nostri sguardi si incontrino e lo bacio. La macchina è ferma da un bel po' fuori casa mia. Stevan mi prende per i fianchi e mi fa sedere a cavalcioni su di lui, con le labbra inizia a scendere sul mio collo mordendo e baciando ogni centimetro di pelle. Gli tiro leggermente i capelli mentre mi lascio sfuggire un mugolio di piacere. Inizia a giocare con l'orlo della mia gonna nera, me la tira leggermente su facendo scoprire le mie mutandine dello stesso colore.

Sento il suo sorriso nascere sul mio collo quando tocca la mia intimità già umida a causa dei suoi baci. Dio quanto lo voglio. Faccio unire di nuovo le nostre labbra, accarezzandogli il petto, la schiena e infine i capelli. Mi struscio sul suo muscolo ormai pulsante ma dopo un po' vengo fermata dalla sua presa sui miei glutei. «Fermati, altrimenti ti prendo qui.» La sua voce roca mi fa impazzire ancora di più, gli mordo il labbro inferiore e lo guardo profondamente. «E chi te lo dice che non voglia farlo qui?» Sussurro ancora con il suo labbra bloccato tra i miei incisivi.

Sorridendo maliziosamente fa ritornare le sue dita esperte sulla mia parte più sensibile, mi accarezza da sopra la mutandina finché non lo imploro di prendermi, infila due dita nella mia apertura mentre con l'altra mano abbassa la canotta e il reggiseno, prendendo in bocca un capezzolo. «Oddio Stevan.» Sussurro in preda agli ansimi. Gli slaccio il pantalone e, con il suo aiuto, gli abbasso il pantalone e i boxer. Mi mordo con forza il labbro quando, con una mossa precisa, entra in me.

Inarco la schiena godendomi quel momento e gli offro il collo, avido dei suoi baci. Sento i suoi denti sulla pelle e non potrei essere più felice. Sono sua in questo momento e lo sarò sempre. Succhia un lembo di pelle, proprio sotto l'orecchio e ci soffia sopra provocandomi brividi per tutto il corpo. «S-Stevan, sto per...» Non riesco a finire la frase che vengo seguita da lui.

«Non puoi capire l'effetto che mi fai.» Dice Stevan tra un bacio e l'altro, in preda agli ansimi. Lo bacio di nuovo, unendo le nostre lingue in una danza solo nostra e lo stringo forte a me, per non lasciarlo più. «Vuoi salire a casa?» Domando cautamente.

Lo voglio con me questa notte, con lui riesco a dormire, non penso a ciò che successe mesi fa, non ho gli incubi. Ho le sue braccia, il suo profumo, il suo petto e il battito del suo cuore a cullarmi fin quando non chiudo gli occhi. Guardo il suo volto e gli scorgo un sorriso pieno di sorpresa, felicità e amore, non poteva dirmi un sì più bello di questo. 


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EHEHEHEHEHEEHEHEH :3 

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