•Capitolo 4.1 ~ Stelle ~

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«Si accomodi» mormorò indicando una poltrona. Era assai più gentile della mattina, forse era la protezione di casa sua a tranquillizzarlo.

«Dica», incalzò,

«Quali sono questi dettagli?» continuò.

Joseph prese fiato riordinando tutto quello che avrebbe dovuto dire e controllando che non mancasse nulla;

«Come le ho già detto, siamo molto interessati al suo campo, più precisamente alla lavanda che cresce spontanea, perché è una varietà diventata piuttosto rara. Anche la qualità del terreno è molto alta, non viene coltivato da tempo, immagino, sì?»,

smise di parlare solo per prendere fiato, sfruttando l'occasione per coinvolgere Oliver nel discorso. Purtroppo per Joseph, lui era fin troppo esperto per cedere così facilmente.

«Esatto» rispose senza molta convinzione.

«La Società Agricola Inglese sarebbe interessata a coltivare nel suo campo la stessa lavanda che cresce spontanea. Il ricavato sarebbe diviso tra lei e la società, e, se preferisce, avrebbe anche la possibilità di ricevere la sua parte in denaro, anziché in natura» spiegò,

Oliver pensò a quello che aveva sentito, avrebbe dovuto dividere la propria lavanda, l'eredità dei suoi genitori. Era un uomo intelligente.

«Quindi coltivereste sul mio campo?» chiese,

«Noi ci occuperemo di mantenerlo in vigore e salute, poi raccoglieremo. Che ne pensa?».

Qualcosa scattò dentro Oliver, un ricordo particolare voleva riaffiorare e lui lo concesse.

Era circa mezzogiorno, il campo era viola e il sole tormentava la schiena curva di cinque uomini di mezza età, abbassati sui fiori. Avevano dei cesti tenuti al braccio, pieni di profumata lavanda appena strappata al terreno, fischiettavano qualcosa, non si sentiva molto bene. Oliver era alto quanto una gamba di quelli, e tutto, intorno a lui, si muoveva veloce.

Correva in mezzo al campo, sotto i sorrisi sfuggenti degli operai che si fermavano per salutarlo. Andava verso qualcosa, in lontananza, una figura piccola, che dondolava sull'altalena pendente dal salice. La bambina cantava a squarciagola, la sua voce si diffondeva per tutto il campo. Indossava una camicetta smanicata, ben fitta sotto la gonnellina blu notte che sventolava.

«Bel! Scendi!» la sua voce era quella di un bambino, carica di eccitazione.

«Perché?» rispose lei con aria sognante,

«Ti va di correre un po'?»

«Okay» disse rallentando l'altalena.

«Ma poi mi spingi, d'accordo?» continuò lei,

«D'accordo» sorrise.

Il ricordo cambiò, andando avanti nel tempo di qualche secondo.

Correvano tra gli steli alti della lavanda, percependo il profumo insinuarsi in ogni punto delle narici, Oliver sentiva i fiori solleticargli il viso mentre vi passava in mezzo. Il campo era colto e prosperoso.

Correre con sua sorella era meraviglioso, peccato solo che a quell'età non capissero quanto prezioso fosse.

Il ricordo era felice.

L'idea del campo di nuovo in fiore gli faceva sentire un fremito, non avrebbe mai voluto perdere l'occasione.

«Torniamo indietro, mi devi spingere adesso» gridò Isabel, che si era fermata.

Oliver si stava voltando per rispondere, quando il fischio acuto del bollitore lo riportò nel silenzio imbarazzante, con la faccia di Joseph deformata dal sussulto.

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