CAPITOLO 5

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GIORNO 2

Devo aver dimenticato le tenda della finestra aperta ieri sera, infatti é un raggio di sole ciò che mi strappa dalle braccia di Morfeo . Preferisco cosí ,invece che una stupida sveglia. Giuro le odio. Mi alzo, vado in bagno e mentre mi rinfresco la faccia mi vengono in mente alcune scene di ieri. Specialmente la discussione avuta con mio padre. Dopo che lui mi ebbe parlato in quel modo non riuscii più a trattenermi, e scoppiai come quelle bombe nascoste sotto terra. Un passo falso e salti in aria. Però stavolta é saltato lui in aria. Ricordo che mi sono alzato dal letto come una furia e ho iniziato a gridare come se non ci fosse un domani. Ricordo ancora tutte le parole esatte per filo e per segno.
<<Non devo sfidarti? Cristo sei tu quello che continua a sfidarmi con le tue frasi. "Se solo fosse qui" o "Wow,mi manca piú di quello che pensavo". Ti sembra che a me non manchi? Poi ogni anno devo venire qui e subirmi le loro battute del cazzo e i loro comportamenti da aristocratici. Non siamo più nell'ottocento. Solo perché andiamo in paesi dove il tuo nome non é conosciuto non significa che dovresti lasciare il segno anche qui ordinando stanze esageratamente grandi per tre persone e piatti da anche 100 dollari. Sono stufo di dover sentire il tuo alito sul collo perché non ho intenzione di seguire le tue orme. Cazzo, io non sono lei. E non lo sarò mai. Non abbasserò la testa ogni qualvolta mi guardi e non penderò dalle tue labbra. Quindi smettila di volermi trasformare perché non ci sei riuscito, non ci riesci e non ci riuscirai. E per una volta prova a chiudere gli occhi e mettiti nei miei panni. Come ti sentiresti se continuerebbero a rinfacciarti un capitolo della tua vita che non sei sicuro di aver chiuso? Come ti sentiresti se dovessi convivere con una tale peso per tutta la tua vita? Per una volta prova a non pensare solo a te stesso.>> Non avevo più fiato. Avevo gridato tutto il tempo e avevo pure il respiro affannato. Non volli sentire nemmeno la sua risposta ma decisi di prendere la scheda della camera e uscire. Non sapevo dove andare, non conoscendo ovviamente la città, ma non mi interessava in quel momento. Volevo solo scappare. Come facevo sempre.
Esco dal bagno e vado in cucina trovando un biglietto sul bancone "Siamo andati a mare. Non ti ho svegliato perché ho sentito che sei tornato tardi. Ti farò sapere se pranzeremo fuori. Ti voglio bene, mamma". Come faremmo noi uomini senza la mamma? Lei é l'unica donna che ci amerà sempre. Vicino al biglietto trovo un cornetto alla nutella e un cappuccino ancora caldo. Ho già detto che amo mia madre? Mi siedo e inizio a mangiare anche se la mia mente sta viaggiando ancora alla scorsa notte.
Continuai a camminare finché non mi ritrovai in un dirupo. Era molto inquietante ma anche affascinante. L'erba era molto verde e i piccoli fiori sembravano come il cielo stellato: piccole macchie in uno sfondo enorme. Quel dirupo terminava in mare e l'acqua s'infrangeva sugli scogli. Era uno spettacolo che metteva i brividi sia della paura di precipitare sia per la straordinaria meraviglia naturale. La luna si specchiava nel mare e le stelle le facevano da manto. Uno spettacolo mozzafiato. Ero talmente stupefatto che non mi accorsi di un rumore alle mie spalle. Mi girai impaurito a chi potesse essere, ma mai mi sarei immaginato una tale creatura. Era una ragazza, ma che dico ragazza, era una ninfa, una dea. Era Lei. Aveva i capelli lunghi fino a metà schiena ed avevano un'intensità di rosso che sembrava quasi di vedere le antiche città bruciare o la stessa Pompei essere sommersa dalla lava, ma erano tinti; la sua pelle era pallida e candida; i suoi occhi verdi come due diamanti; la sua bocca rosea e carnosa; il suo naso e i suoi zigomi cosparsi di leggere lentiggini. Era bassa, ma leggiadra. Il suo viso però era tormentato, invaso da lacrime. Le sue labbra trattenevano singhiozzi strozzati e soffocati, dolorosi. Sentii una stretta al cuore per quella ragazza mai vista ma cosí sofferente. Cercai di avvicinarmi ma lei fece un passo indietro e mise le sue piccole mani davanti a se come ad intimarmi di non avvicinarmi
<<No, ti prego. Non voglio che te ne vada, qui quello di troppo sono io. Non so nemmeno dove sono ma se vuoi ti lascio sola, é solo che mi preoccupa vederti cosí. Lo so, sembra strano detto da uno sconosciuto, ma voglio solo che tu sappia che non voglio farti del male.>> Lei non parlò e interpretai il suo silenzio come una richiesta di solitudine. Cosí iniziai a incamminarmi per tornare in albergo, mi girai un' altra volta verso di lei e mi stava osservando. Le sorrisi e me ne andai. Tornai tardi verso le 2:45 e mi misi a letto anche se sognai occhi verdi bagnati dalle lacrime e labbra rosee e carnose.

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