CAPITOLO 2

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Il nostro albergo ha un aspetto rustico visto da fuori ma, conoscendo mio padre e i loro amici, scommetto che é tutto l'opposto di dentro. La porta d'ingresso é una di quelle cose girevoli, quelle che quanto entri vuoi uscire di nuovo per divertiti fino a quando la testa ti gira e cadi a terra come una pera cotta. L'interno é l'opposto di ciò che vedi fuori: il soffitto é a volta e le travi di legno hanno uno spessore di circa 15 centimetri; le finestre sono tutte decorate con una pittura ripresa da poco con piccoli animaletti di qua e di là; le pareti sono di un colore oro e la luce che filtra le rende  ancora più luminose; il piano bar, posto alla sinistra dell'entrata si trova vicino un camino e dei divanetti; alla destra dell'entrata, invece, si trova una porta che conduce alla sala da pranzo; di fronte a noi c'é una scrivania con uno scaffale con delle chiavi e ancora più avanti ci sono le scale che portano sicuramente nelle stanze.
All'improvviso uno schiaffo sulla nuca mi fa tornare alla realtà.
<<Moscerino, chiudi la bocca oppure un moscerino ci entrerà. Ah scusa non puoi entrare in te stesso>>.
É una battuta decisamente sgradevole e sono sicuro che non se ne rende conto nessuno anche perché stanno ridendo tutti tranne mia madre. Lei é sempre stata molto comprensiva nei miei confronti e ogni volta che ci sono queste "riunioni" vorrebbe  lasciarmi a casa con la domestica ma sappiamo entrambi che mio padre andrebbe su tutte le furie e siccome questa sarà l'ultima vacanza con loro non abbiamo neanche voluto provare. A gennaio farò diciotto anni e mio padre non potrà più obbligarmi a venire perché sarò maggiorenne. Quando finalmente le risate si placano preferisco continuare a fare silenzio e vado dritto spedito verso la reception. Suono la campanellina e un piccolo uomo viene verse di me. Ha un abito nero con camicia bianca, la cravatta allentata dimostra che ha molto lavoro e le piccole gocce di sudore sulla fronte fanno credere che sia venuto di corsa da me.
<<Dovrebbe esserci una camera a nome Young. Vorrei ritirare la chiave, se non le dispiace!>>.
<<Aspetti che controllo, signore. Ehm....si c'è una suite con un letto matrimoniale e un singolo é esatto?>>. La sua voce é molta roca e dalla puzza credo proprio che abbia spento la sigaretta da poco.
<<Si.>>
<<Bene, ecco a lei, signore. La stanza si trova al secondo piano,numero 57. Per le valigie, Carlos sarà tra voi in un secondo.>>
<<Grazie mille>>. La chiave é elettronica e il numero 57 segna la nostra camera. Mi giro verso gli altri che sono rimasti al piano bar. Raggiungo lo sguardo di mia madre e le mimo con le labbra che se avesse bisogno di me mi troverebbe nella camera 57. Lei annuisce e mi sorride. Io amo mia madre, almeno lei non mi obbliga a stare con quelle persone.

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