15.

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«Allora cos'ha fatto per cena la mia mogliettina?»
«Chi è la moglie di chi?»


    






Gli occhi di David erano due iceberg, freddi, taglienti e penetranti.
Non guardava me, tantomeno Cassie. No, quegli occhi che urlavano possessione erano fissi su Nathan.
Sul mio migliore amico.
«Ehi ciao David!»
Cassie lo chiamò cercando di allentare quella lieve tensione che si era venuta a creare e che avevo percepito come se fosse appena esplosa una bomba H.
Lui la salutò a mezza bocca, ma questa volta i suoi occhi furono su di me. Possessivi più che mai e invece di essere infastidita, per il comportamento che stava assumendo dopo giorni in cui era stato solo un fantasma, mi sentii sciogliere. Mi sembrava di andare a fuoco.
Come se non ci fosse nessuno a guardarci lui camminò verso di me e mi afferrò per i fianchi, facendo scontrare i nostri petti.
«Chi è?» mi chiese guardandomi negli occhi.
Come attratta dal suo corpo gli passai le braccia intorno al collo e gli baciai il mento.
«Il mio migliore amico» risposi sorridendo sperando anche di tranquillizzarlo, ma la presa sui fianchi non sembrò allentarsi.
Lui annuì e mentre mi teneva stretta a lui si sporse in avanti, allungando un braccio e presentandosi.
«Sono...» ma Nathan non lo lasciò finire.
«L'uomo di Emy, l'avevo capito» disse sorridendo e allungando un braccio a sua volta. «Piacere di conoscerti David, io sono Nathan»
«Piacere mio»
«Perfetto! Ora che abbiamo superato queste presentazioni... possiamo pensare alla cena? Sapete ho un certo languore!» disse Cassie battendo le mani.
«In effetti» la spalleggiò Nathan con il borsone da viaggio appeso alla spalla.
Un momento... la cena?
Oh. Dio.
L'olio nella pentola!
Scansando malamente David iniziai a correre e quando entrai in cucina sentii puzza di bruciato. L'olio non solo si era scaldato, ma anche bruciato. Dannazione!
Notai che però a terra non vi era più lo sporco.
«Ho pulito io»
Mi voltai di scatto e lo trovai appoggiato allo stipite della porta.
«Oh, grazie» dissi e mi concentrai sul disastro che avevo dinanzi.
Mi sporsi verso il forno per controllare le patate, sperando che non si fossero bruciate ma David mi disse che aveva pensato lui a spengere il forno e che si scusava per non aver pensato all'olio.
Scusarsi poi... non era certamente colpa sua se io dimenticavo tutto quando si trattava di... lui.
«Figurati... ora sistemo tutto»
Per l'ennesima volta lo vidi annuire e mi sembrò che i suoi occhi si intristissero.
Cercai di levarmi dalla testa quel pensiero e iniziai a preparare una nuova padella con altro olio.
«Emy faccio sistemare le cose di Nate nella tua camera?»
«Sì!» urlai mentre riempii una pentola con dell'acqua per la pasta.
Questa volta David si appoggiò al piano della cucina, incrociando le braccia al petto.
«Si fermerà a dormire da te?»
Spostai la pentola sul fornello e lo accesi.
«Sì» dissi.
«Capito... senti io allora vado»
Mi voltai di scatto verso lui e gli afferrai un braccio. Perché doveva andarsene?
Non poteva!
Prima veniva qui, mi guardava e mi faceva sua in quel modo, faceva il maschio geloso e poi se ne andava come niente fosse successo?
«Resta» gli dissi.
«Non credo che al tuo amichetto faccia piacere la mia presenza» disse e mi accarezzò una guancia.
Carezza che mi fece chiudere gli occhi.
«A me sì invece» e strinsi la sua mano nella mia.
«Mi vuoi davvero? Qui, con te?»
Annuii e gli baciai il palmo della mano. Ora che si era fatto vivo, che mi aveva cercata non volevo riallontanarlo.
«Ti prego» dissi e finalmente vidi decisione nei suoi occhi.
«Ok»





«Forza pigroni che non siete altro, venite a tavola! La cena è pronta!» dissi mentre portavo i piatti di pasta in tavola.
«Finalmente si mangia» disse Nate mettendosi seduto vicino a Cassie.
«Alleluja» disse Cassie, rincarando la dose.
David sorrise, anche se forzatamente e si sedette vicino a me.
Quando iniziammo a mangiare c'era un silenzio imbarazzante e mi concentrai sul piatto di pasta che avevo dinanzi, cercando di dimenticare dove fossi e con chi fossi. Ma in casi come questi avere un'amica come Cassie era un vero e proprio miracolo.
«Allora Nate com'è questa pazzia di tornare a Londra? C'entra per caso una donna?» gli disse Cassie con occhi ammiccanti.
Nate sorrise e guardò in basso, arrossendo.
Avevo sempre avuto un debole per gli uomini che riuscivano ad arrossire.
«In effetti sì»
Io alzai gli occhi e lo guardai, sorpresa. Primo perché lui non amava parlare delle sue storie e secondo perché erano passati anni dalla sua ultima compagna.
«Chi è?» chiesi ma lui sorrise e prese a giocare con il bicchiere colmo di vino.
«La conoscerete a breve» disse, massaggiandosi anche i capelli.
«Eh no caro! O dici tutto o non dicevi proprio niente» lo rimproverò Cassie mentre si portava in bocca degli spaghetti.
«Cassie, ma se non vuole dirlo perché lo devi costringere?» chiesi.
«Perché noi siamo sue amiche e a noi piacciono gli scoop» disse ridendo.
Nate scosse la testa e rise.
«Com'è?»
La voce di David fece arrestare ogni risa.
Nate lo guardò e rimase a fissarlo per qualche minuto, alzando un sopracciglio.
«Intendo dire, esteticamente com'è? Se non vuoi rivelare nome e cognome perché non descriverla? Almeno le accontenti» disse David mentre scansava il piatto vuoto. Sembrava nervoso e quel gesto me lo aveva confermato.
Lui spostava il piatto davanti a sé quando era irrequieto, perché non voleva avere niente davanti agli occhi che potesse infastidirlo.
«Una ragazza come tante altre» rispose Nate.
«Su questo non avevo dubbi» disse David.
«E' stupenda» disse Nathan, «ed è intelligente e... altruista. Forse anche troppo»
«'Fanculo Nate. Sei sempre così riservato!» sbraitò Cassie dandogli un pugno leggero sul braccio.
«Perché non mi dici invece le tue di conquiste?» chiese rigirandosi il discorso a favore suo.
«Non c'è nessuna conquista»
«Non ci credo. Ti conosco»
«Be' non quanto credi»
«Invece sì»
«Perché andavamo a letto insieme?»
«Anche» disse Nathan sorridendo maliziosamente e in quel momento rividi il Nate diciottenne che cercava di sedurre Cassie in tutti i modi.
Quell'ombra di timidezza, di pudore si era persa nell'aria nel momento esatto in cui era nato quel sorriso sulle sue labbra.
«Sei uno stronzo» disse la mia amica mentre incrociava le braccia al petto, fingendosi offesa.
«Così i tuoi amici se la spassavano eh?»
Il respiro caldo di David si propagò sul mio collo e mi voltai quanto bastava per incontrare i suoi occhi e far scontrare i nostri nasi.
«Erano due idioti» dissi sorridendo, ma quando sentii sotto al tavolo la mano di David salire lungo la mia coscia, arrivando all'inguine lo guardai truce.
«E noi cosa siamo?» mi chiese baciandomi le labbra.
Il continuo beccarsi dei miei amici mi diede il coraggio necessario per continuare quel discorso con David.
«Per te cosa siamo?» gli chiesi, sperando che la sua risposta non fosse semplicemente amanti.
La sua mano però afferrò il mio interno coscia, stringendolo e facendomi quasi mugolare.
Si sporse a baciarmi e senza farsi vedere dai miei amici mi leccò le labbra.
«Una cosa è sicura. Sei la mia donna» e le sue dita oltrepassarono il tessuto delle mutandine. I suoi occhi sorpresi mi fecero capire che non si aspettava di trovarmi pronta per lui. Invece lo ero. E come non esserlo?
Io...
«Ehm ehm»
Spaventata guardai Cassie e arrossii quando notai che sia lei che Nate ci stavano fissando.
«Passiamo al secondo?»
David parlò al posto mio e mi salvò dall'imbarazzo in cui ero precipitata. Mi alzai e mi lisciai la gonna, sentendo però una sensazione di umido tra le gambe.
«Ti aiuto» mi disse la mia amica, trascinandomi in cucina. Anche se non pensavo che lasciare quei due fosse una cosa buona.
«Se non fossi intervenuta avreste scopato davanti a noi»
La sua sboccataggine a volte non aveva limiti.
«Come scusa?» chiesi mentre sistemavo le patate.
«Sì, sai com'è. Siete in quella fase da "ti scoperei tutto il giorno" ed è normale, ma non ci vuole una scienza a capire cosa stesse succedendo sotto al tavolo. O meglio sotto la tua gonna»
«Cassie!» urlai con le guance a fuoco.
«Ehi, Emy rilassati è normale!»
Abbassai lo sguardo e strinsi la teglia con le patate.
«Non me ne sono resa conto. E' che... sai è tanto che non lo vedo. Che non lo sentivo e...»
La mia amica mi raggiunse e mi posò le mani sulle braccia.
«Non devi darmi spiegazioni»
Scossi la testa e la guardai. «Mi dispiace» dissi.
«Ehi...» si sporse e mi diede un bacio sulla guancia. «Andiamo di là, prima che il tuo pirata divori Nate. Sembrava uno di quei guerrieri dei libri che ti leggi tu. Quelli che scoprono le zanne quando si ingelosiscono. Faceva quasi paura» disse ed entrambe uscimmo dalla cucina, raggiungendo il salone.

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