23.

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I giorni passati in Italia si erano rivelati molto focosi e impegnativi.
David lavorava duramente per le riprese dello spot e si faceva in quattro per i servizi fotografici sia italiani che londinesi, ma non appena aveva un po' di tempo libero mi rapiva, come diceva lui, e mi portava per le strade di Roma, facendomi conoscere la città e la sua magnificenza.
Avevo avuto modo di conoscere meglio Noah e più ci parlavo più mi sembrava di parlare con l' alter ego maschile di Cassie. Quando lo avevo detto a David lui era scoppiato a ridere e aveva proposto di farli incontrare un giorno, anche se io non sapevo fino a che punto potessero andare d'accordo dato che erano così sfacciatamente simili.
«Allora sei pronta?»
«Un secondo!» urlai dal bagno.
Da quando avevamo fatto pace, se così si poteva definire il nostro rappacificamento, David aveva espressamente chiesto che tutta la mia roba venisse trasferita nella sua suite perché mi voleva con lui almeno la notte.
Voleva in quel senso.
Diciamo che la notte facevamo molta attività fisica, battezzando ogni superficie scopabile della suite, sperimentando posizioni nuove anche. E ogni volta mi stupivo della grandezza del suo pene.
Proprio quella mattina mi ero lasciata sfuggire un gemito mentre lo osservavo farsi la doccia.
Nudo e completamente bagnato era il sogno erotico che da giorni si rifletteva nei miei sogni.
«Cosa guardi O'Connor?»
«Prendo le misure» avevo risposto poggiandomi al muro del bagno, mentre i miei occhi seguivano le sue mani che raggiungevano l'inguine. Deglutii rumorosamente e strinsi le mani in due pugni.
«Di cosa?» aveva chiesto lui, mentre si accarezzava il pene che pian piano si stava gonfiando.
Oh santo cielo.
«Del tuo idrante» avevo risposto e lui aveva sorriso per poi aprire l'anta del box doccia.
«Il mio idrante vuole la tua attenzione e vorrebbe essere misurato» aveva sussurrato lui afferrandomi per un braccio e facendomi entrare in doccia vestita.
Avevamo passato così la mattinata, tra gemiti e spinte, tra misurazioni e scoperte speleologiche dell'idrante nella mia intimità.
«Mi aiuteresti a legare il costume?» dissi raggiungendolo in salone.
«Ancora così! Noah ci aspetta giù!» disse lui, mentre legava il costume.
«E aspetta altri cinque minuti, dov'è il problema?»
«Il problema è che sei una ritardataria!» disse lui sculacciandomi.
«Ti amo anche io» dissi facendogli la linguaccia ed entrando in camera per afferrare il vestito e la borsa.
Quando raggiungemmo Noah nella Hall notai una quarta persona che si aggiunse al nostro gruppetto e non potei fare a meno di squadrarla. Una ragazza mora con occhi color cioccolata, bassa quanto me che se ne stava spalmata addosso al nostro caro modello, ridendo come una gallina.
Oh... le conquiste di una notte!
David guardò Noah interrogativo e lui alzò le spalle come per dire che lui non c'entrava nulla e che avrebbero dovuto sopportarla per quel giorno.
La receptionist ci lasciò le chiavi della macchina del manager di David e salutandola ce ne andammo verso il garage dell'hotel.
David prese il posto di guida e Noah lo affiancò al posto anteriore del passeggero relegando me, nei posti di dietro, insieme alla gallina. Infatti David mi guardò dallo specchietto retrovisore e mi sorrise facendomi l'occhiolino e io mi avvicinai al suo sedile posandogli una mano sul braccio e sporgendomi per baciarlo.
«Emy rimanda le smancerie a dopo... David perde la concentrazione e invece di andare al mare andremo all'ospedale!» disse Noah allacciandosi la cintura.
Io sorrisi e sentii squittire l'altra ragazza che si sporse verso Noah accarezzandolo, ma lui non ne sembrava entusiasta.
«Mills parla per te. Ho una buonissima concentrazione» disse David immettendosi nel traffico e partendo troppo veloce, tanto che le ruote stridettero sull'asfalto.
«Gandy, siccome ogni notte fate invidia ai porno di Siffredi, non facendomi chiudere occhio, che ne dici di rimandare le smancerie in macchina e concentrarti sulla guida?»
Io sbottai a ridere, cercando di camuffare l'imbarazzo, ma David non sembrava affatto colpito dalle parole dell'amico.
«Facciamo così tanto chiasso?» chiese mentre rideva e cambiava marcia.
«E' lei quella che urla come un'ossessa» ma questa volta non fu Noah a parlare. La quarta voce che avevamo sentito apparteneva a quella moretta che Mills si era portato a letto.
«Perché io so usare quello che ho tra le gambe» disse David guardando l'amico che in realtà era girato verso la ragazza, fulminandola con lo sguardo.
1-0 per Gandy.
«Anche il mio Noah» disse lei sistemandosi i capelli e sorridendo a Noah, che scuotendo la testa riportò la sua attenzione sulla strada.
Dopo quel piccolo discorsetto in macchina scese il silenzio, ma non credo che fosse d'imbarazzo.
Era più un silenzio dovuto al nervosismo. Quando molto tempo dopo David riuscì a parcheggiare scendemmo tutti prendendo un bel respiro, come se l'aria dentro l'abitacolo della macchina fosse stata per tutto il tempo irrespirabile.
La sciacquetta priva di nome prese Noah per mano e cominciò a camminare dinanzi a noi, lasciando me e David finalmente da soli.
«Non so come abbia potuto portarsela a letto» disse David, mentre mi baciava una guancia.
«Forse è brava a letto»
«Si ma è una rompicoglioni» disse e mi strinse a lui. Sorrisi e continuammo a camminare raggiungendo gli altri due all'entrata di un lido non troppo lontano dalla macchina.
«Cosa vuoi che prenoti?» mi chiese David mentre tirava fuori il portafoglio dai pantaloncini.
«Oh per me è uguale»
«Il gazebo!»
La voce della mora senza nome superò la mia e mi irritai vedendola saltellare mostrano quale gazebo volesse. Noah guardò David in cerca di aiuto, ma sia io che lui non sapevamo come aiutarlo.
«Vuoi anche tu il gazebo?» chiese David e dissi che per me era uguale, ma che poteva prenderlo così avremmo fatto compagnia a Noah, che sembrava sul punto di una crisi.
Dopo aver pagato e dopo che ci furono assegnati i posti in riva al mare ci incamminammo verso questi benedetti gazebo, mentre Laura, finalmente avevamo scoperto il nome perché un ragazzo impettito e pieno di sé l'aveva chiamata urlando come uno scaricatore di porto, saltellava tirando Noah per un braccio.
Un Noah che sembrava seriamente incazzato.


Posai la mia roba su un tavolinetto e mi tolsi il cappello con gli occhiali guardando prima il mare dinanzi a me poi le persone che avevamo attorno. Non volevo che qualcuno riconoscesse David, come non volevo che qualche ragazza gli si lanciasse addosso, altrimenti non avrei risposto delle mie azioni.
«Vuoi che te lo tolga io il vestito?» chiese David alle mie spalle, mentre mi alzava il vestito e mi lasciava carezze bollenti per tutto il corpo.
«Sì» sussurrai lasciandomi andare al suo petto.
Continuò ad alzare il vestito e quando arrivò a sfiorare i seni mi morsi un labbro e dovetti trattenere un gemito.
«Shhh... piccola» disse e baciò il mio collo.
Più e più volte.
Dio mio, ma erano consentite certe cose in spiaggia?
Alzai le braccia al cielo e mi tolse definitivamente il vestito, gettandolo su una sdraio dietro di noi. Mi girò fra le sue braccia e mi prese il viso fra le mani, mi accarezzò le guance con i pollici e io mi sorressi ai suoi fianchi.
«Sei troppo vestito» gli dissi con voce bassa. Lui sorrise divertito e mi baciò, facendomi dimenticare come ci si teneva in piedi e mi dovetti aggrappare alle sue spalle per non cadere.
«Wow» dissi leccandomi le labbra.
«Emy» mi chiamò lui a mo' di rimprovero.
«Cosa c'è?» chiesi con aria innocente mentre mi sdraiavo su un lettino.
«Siamo in un luogo pubblico» disse e io mi guardai attorno ritornando poi con gli occhi su di lui.
«Quindi?» chiesi e lui si venne a sedere al mio fianco, prendendo una mia mano tra le sue e facendomi sfiorare il suo inguine.
Dio era eccitato.
Mi misi a sedere guardandolo fisso negli occhi.
«David...»
«Emy, cazzo... non fare quella voce» disse lui posando il capo sulla mia spalla e soffiando rabbiosamente sul mio seno, facendo indurire i miei capezzoli.
«Vieni» gli dissi alzandomi.
«Co...» ma lo zittii con un bacio e mi voltai verso Noah, che se ne stava al telefono mentre Laura leggeva una rivista di gossip.
«Non si accorgeranno della nostra assenza» e così dicendo gli tolsi prima la maglia e poi lo tirai verso di me.
«Dove stiamo andando?»
Ma non gli risposi.


Dopo un'interminabile camminata eravamo finalmente arrivati nel posto che avevo adocchiato prima di scendere dalla macchina. Una scogliera enorme e ben frastagliata. Giusta per noi, per il nostro bisogno.
Giusta per nasconderci.
Lui mi guardò interrogativo, ma non gli diedi tempo di pensare che lo attirai dai passanti dei pantaloni e lo feci aderire al mio corpo.
«Vuoi scopare qui?» mi chiese con aria divertita e io annuii mentre mi leccavo le labbra e passavo le mani sulla sua erezione.
«Mi vuoi morto» disse poggiandosi con un braccio ad un scoglio e chiudendo gli occhi.
«No, ti voglio dentro di me» dissi e mi girai dandogli le spalle, poggiandomi con i palmi alla roccia dinanzi a me.
Lui mi guardò con occhi vivi e lucidi e non se lo fece ripetere due volte.
Si abbassò la zip dei pantaloni, lo sentii trafficare con il costume e, scansato il mio, avvertii la sua punta smussata strusciarsi contro le mie pieghe.
«Dannazione David...» dissi stringendo gli occhi e contraendo i muscoli vaginali.
«Ridillo...» soffiò lui contro una mia spalla.
«Cosa?» domandai poggiando la fronte contro lo scoglio.
«Che mi vuoi dentro di te»
«Ti voglio, cazzo. Ti voglio dentro di me quindi per favore entra e non fare l'idiota» gli dissi e spinsi il bacino contro di lui e questa volta entrò.
Prepotente e forte.
«Oh sì...» dissi stringendolo dentro di me.
«Po-porca troia» disse lui e mi tirò un po' i capelli per farmi voltare verso di lui.
«Non strin...»
«Così?» chiesi capendo quello che stava per dire, ma io me ne infischiavo. Era maledettamente bello stringerlo dentro di me. Sembrava come se lo stessi succhiando.
Lui afferrò i miei seni senza dolcezza e tirando i capezzoli iniziò a spingere dentro di me.
Così...
Così veloce, così potente che volevo piangere dal piacere.
«Da-david... lì... lì... così» dissi e portai una mia mano sulla sua, che intanto giocava con il mio clitoride.
«Urla Emy... voglio sentirti urlare»
E urlai.
Urlai il suo nome e il mio piacere, seguita da lui e dai suoi spasmi. Dal suo orgasmo potente.


«Siete tornati! Cominciavo a darvi per dispersi!» disse Noah mentre sorseggiava un aperitivo. Io mi andai a sdraiare ancora leggermente scossa per prima, mentre David si toglieva i pantaloncini e rimaneva in costume, facendomi mozzare il fiato e facendolo mozzare a due ragazze dietro di me.
Non potevo capire cosa dicevano perché erano italiane, ma dal modo in parlavano potevo dedurre che stavano apprezzando lo spettacolo.
Quasi quasi mi sarei fatta pagare.
«Ma la mora dove l'hai mandata?» chiese David mentre si sedeva fra le mie gambe.
«A 'fanculo» rispose Noah portandosi un braccio dietro la testa. Io scoppiai a ridere e mi coprii la bocca per non passare per un'oca.
David scosse la testa e si lasciò andare in una risata fragorosa che contagiò anche il suo amico.

Mentre prendevo il sole e mentre Noah e David se ne stavano seduti in riva al mare pensai che tutto quello che stava succedendo nella mia vita mi stava rendendo felice. Mi stava riempiendo la vita di soddisfazioni e la cosa era soddisfacente, ma più gratificante era saper di aver conquistato il cuore di David.
Non perché fosse un trofeo o cose varie, ma perché sapevo e sentivo che con lui avrei costruito la mia vita. Sentivo che le cose tra di noi erano serie, per quanto seri non fossimo noi come persone. E questo mi faceva sorridere. Perché ad un David come marito ci speravo. Ad un David come futuro padre ci pensavo ogni sacrosanta notte.
Ed ero pronta a fare la mia scelta, a fare quel passo che avevo sempre sognato di fare affianco all'uomo che mi avrebbe amata.
E quell'uomo era indiscutibilmente lui.
David Gandy. 

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