Prologo.

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Le persone sono come cenere, se le sai tenere, restano; se le lasci andare, scappano; se stringi troppo, scivolano via. Tu eri così: cenere nel vento, andavi in frantumi e poi volavi via, lasciando pezzi di te ovunque.

Lasciando anche a me, un pezzo di te; la tua anima, non ho mai detto che avessi un'anima buona, pulita, bianca, non avrei potuto farlo, sarebbero state stronzate a cui nessuno avrebbe creduto, o almeno, nessuno delle persone che almeno una volta nella loro vita, avevano scambiato una parola con te.

Lo ripetevi spesso: a te, le cose belle, non piacevano, e io, infondo, ero come te, e avrei voluto urlarti addosso tutte le volte che ti davi la colpa per avermi trasformato in quello che a quel tempo ero, in quel modo lo ero sempre stata, forse prima di te, ma come potevi saperlo? Siamo stati io e te troppo a lungo, siamo stati nemici troppo tempo, non siamo mai stati amici, siamo stati un noi per troppo poco tempo, e anche se sei andato via, per me resti, resti qua con me; mi hai avvelenato così tanto da avermi costretto ad essere troppo te e troppo poco me. Perché il tuo odore da dosso non lo tolgo più, come la tua felpa nera che resterà a prendere polvere nell'armadio, o come la maglia smanicata dei Nirvana che uso ogni notte, dormendo nello stesso letto di un uomo che non sei tu, come la tua presenza in me, che non andrà via; perché era quello il tuo scopo, avvelenare le persone che avevi attorno e andartene; chissà cos'hai pensato quella notte, se non fossi così egoista direi che hai pensato a tua madre e alla tua famiglia, perché in fondo so che ti mancavano, ma ti conoscevo fin troppo bene, so che hai pensato a me e a lei, che non ti conoscerà mai, ma che saprà sempre che c'eri, c'eri e c'amavamo, l'avresti amata quanto amavi me, forse di più, il destino è stato clemente, assomiglia a me, ma ha i tuoi occhi, e il tuo naso, non le dirò che eri un brav'uomo, non le mentirò, lei non sarà come noi, lei, sarà migliore.

A me piaceva il nostro mondo. Forse sì, sono strana ad affermare una cosa del genere, ma a noi, le persone normali non piacevano. A noi, piacevano le cose e le persone sbagliate, quando la gente diceva che eravamo fatti per il buio, il dolore, l'oblio e gli errori, aveva ragione. Non sbagliavano quando dicevano che a noi, le cose giuste, non piacevano. Ci piaceva troppo la cattiva strada, noi eravamo fatti per questo, per sbagliare e far sbagliare, per distruggere e distruggerci, per fingere che andasse tutto bene e per far credere di star bene. Non ci piacevano le cose giuste, precise, minuziose; non ci piaceva chi viveva di troppe regole, chi pensava alle conseguenze e chi aveva paura di sbagliare, non ci piaceva chi aveva coscienza; non ci piaceva chi pensava ai dettagli, chi pensava prima di agire, chi si negava eccessi per altre persone, chi non viveva, chi sopravviveva, chi aiutava; ci piacevano le persone sbagliate, quelle che avevano un posto nel mondo, chi dagli errori imparava, e poi li ricommetteva, chi fingeva di non sapere, ma che sapeva fin troppo, chi eccedeva, per il puro piacere, chi si ricordava di dimenticare, chi si dimenticava di ricordare, chi trovavi sempre lì, chi lottava, chi non rideva, chi non piangeva, chi aveva sempre qualcosa in tasca, chi si guadagnava da vivere, chi distruggeva senza venir distrutto, chi amava, senza amore, chi odiava, amando, chi odiava e basta, chi nel buio ci viveva, chi di nero si copriva, chi non aveva futuro, chi fingeva di crearselo, chi rideva in faccia alla paura, chi non credeva nel destino. Magari, mi piaceva quel noi, prima queste cose piacevano a noi, ora, resto solo io, e te lo prometto, non sarò mai cenere, io non sono come loro. Io non sono come te.

Cenere. || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora