Febbraio 1993.
A quei tempi Michael ancora c'era. Avevamo appena 15 anni, e da poco avevamo iniziato a girare al Virginia.
Quel Febbraio conobbi Ben e Jack, spesso parlavano di te, considerandoti un pivello, pensando che fossi troppo piccolo per entrare nel giro, ma avevi 15 anni, come me, non ti avevo mai visto, restavi a casa di tuo nonno a fumare marijuana e a leggere libri, libri che parlavano del comunismo, erano concessi solo quelli. Tu avresti voluto studiare, dicevano, ma ancora non avevano capito che genere di persona fossi.
Eri sveglio, intelligente, furbo, tal volta arrogante, ma poco importava, te lo potevi permettere.
"Qual'è il tuo nome, ragazzina?" Mi domandò Ben mentre freddi raggi di sole si abbattevano sullo spiazzo mal messo e impolverato.
"Evanjelin Sìerva Maria Yenni Blanco." Risposi, fiera del nome che portavo. Avevo il cognome di mia madre, figlia di una donna single da quando ne avevo memoria.
"Porti lo stesso cognome di Adino" Mi rispose Jack.
"È mio nonno." Sussurrai, osservando gli occhi dei due.
"Tuo nonno è stato uno di quelli che meglio ha mandato avanti il Virginia." Mi fece presente. Lo sapevo bene. Ero cresciuta ascoltando le storie che venivano raccontate sul suo conto, tutte storie orribili, ma che a me piacevano.
Mio nonno era entrato nel giro molto prima di noi, ad appena 12 anni già vendeva la coca, negli anni '60 era normale per quelli come noi. Aveva portato per primo l'ero nel quartiere, erano gli anni d'oro del Virginia, era stato in grado di far sentire ricca questa gente, che in realtà non aveva nulla. Nel Condado appariva come una leggenda, a volte come un nemico. Aveva smesso quando aveva conosciuto mia nonna, Idilia, che lo aveva amato dal primo momento. Veniva dall'estremo nord di Cuba, si era trasferita lì perché i suoi genitori volevano vivere a Santa Clara, mio nonno l'aveva conosciuta un giorno, per caso. Si era persa per le strade del Condado, e mio nonno passava di lì per risolvere uno di quelli che chiamava "piccolo fraintendimento", ma l'aveva vista, e subito se n'era innamorato. Lei lo fece uscire dal giro, ma lui come condizione l'aveva fatta restare a Virginia, si erano sposati ed era nata mia madre, poi, il resto, era sconosciuto a me. Non sapevo nulla sulla vita di mia madre, sull'uomo che aveva contribuito al mio concepimento, sulle loro storie. Sapevo che anche mia madre per breve tempo aveva fatto parte del giro, ma si era ritirata presto, quando a soli 16 anni mi concepì e dovette andare a fare la cameriera in un bar in cui prendeva quel che bastava per sopravvivere con me, se l'era fatto bastare anche quando, sei mesi dopo la mia nascita, aveva trovato Michael. Io restavo a casa con nonno quando lei lavorava, e mi piaceva. Nonno mi voleva bene, mi raccontava sempre di come aveva conosciuto mia nonna, io non l'avevo mai conosciuta. Era morta di setticimia alla nascita di quello che doveva essere il fratello di mia madre, ma si spensero sia lei, che il bambino. Aveva contratto l'infezione dopo aver dato alla luce un bambino nato morto, ed una settimana dopo era morta anche lei.
Mi parlava degli occhi di mia nonna. Erano grigi -diceva-, avevano il colore del cielo durante la pioggia, si portava addosso l'aria da donna forte e indipendente, sostenitrice di Fidel Castro, contro cui mio nonno, invece, lottava, le piaceva dettare regole, e mio nonno ubbidiva, non poteva fare altro, infondo era la ragazza che l'aveva salvato.
"Io sono Ben, lui è Jack, ma Michael sa già chi siamo, ci si vede." Aveva detto Ben, per poi congedarsi.
Ci si vede. Si trasformò presto in una frase di poco conto, divenne scontato che ci vedessimo, eravamo da poco entrati nel giro, e ormai io e Michael vivevamo nella stessa casa di Ben e Jack, mamma non ci voleva attorno. Da quando si era ammalata aveva iniziato ad essere facilmente irritabile, e ben presto, quando capì che a Cuba sarebbe morta presto, si trasferì in Italia. Non avemmo più sue notizie, ma ci adeguammo presto alla sopravvivenza.
Due anni dopo morì Michael.
Lo trovai nel bagno, disteso a braccia aperte con la siringa ancora infilata nel braccio e la pelle blu. Ricordo di aver urlato e avere sentito la voce di Ben che cercava di urlare più forte di me per chiamarmi, poi, il buio. Mi risvegliai in camera mia, probabilmente due giorni dopo, o forse meno. Ben si vestiva per il funerale, e Jack mi aveva svegliato per dirmi di prepararmi, forse me lo aveva già detto prima, o forse lo avevo sognato. Mi preparai, indossando una felpa di Michael e le mie scarpe tutte distrutte. Tenni addosso i pantaloni con cui avevo dormito e li seguii sin davanti alla chiesa.Non entrai, rimasi sui gradini in lacrime, io non volevo entrare. Non volevo rendere reale quell'incubo, noi due avevamo ancora tanti anni davanti, insieme. Non entrai in chiesa, perché non ne avevo la forza, era stato la mia guida per anni, la guida sbagliata forse, ma colui che era riuscito ad esserci nei momenti di bisogno, che mi aveva aiutato quando credevo di non farcela. C'ero cresciuta, era mio fratello, e me l'avevano portato via.
Un anno dopo, al compimento dei miei 18, mi ritrovai ad essere la più promettente nel giro del Virginia, ero conosciuta in tutto il quartiere, e i miei erano i migliori affari di tutto il quartiere, in confronto agli altri, io, Ben e Jack potevamo considerarci ricchi. Mi piaceva la mia posizione, potersi sentire importanti era fantastico, ma restavo comunque come tutti gli altri.
L'anno successivo conobbi Luke, era il 21 Marzo 1997, avevo appena 19 anni, ed ero all'apice della mia posizione, più in alto di quanto mi aspettassi. Poi venne Luke, che minacciò di sconvolgere il mio potere, solo che poi ci trovammo, come non avremmo mai dovuto fare, e improvvisamente il giro non era più il mio primo pensiero, di quello si occupavano Ben e Jack, io portavo i clienti e loro incassavano. Mi bastava la mia parte e la roba in più che mi spettava, io e Luke ci trovammo presto ad essere come clienti, al posto che spacciatori.
Ci trascinammo giù a vicenda, ma andava bene così.
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Cenere. || Luke Hemmings
Fanfiction"le persone sono come cenere, se le sai tenere, restano; se le lasci andare, scappano; se stringi troppo, scivolano via. Tu eri così, cenere nel vento, andavi in frantumi e poi volavi via, lasciando pezzi di te ovunque."