GIUGNO 1997
Un giorno guardasti il mio tatuaggio, una piccola M sul medio della mano sinistra, mi chiesi a chi si riferisse, ti risposi "a Michael, era il mio migliore amico, poi, è diventato cenere", e per quanto fosse piccola quella confessione, sapevi che mi ero aperta fin troppo.
Quella notte volli rimanere lucida, e invece della mia solita dose avevo preso il metadone, me lo portavo a dietro, in caso avessimo voluto smettere davvero, e mentre tu dormivi beato, incastrato nel tuo mondo, io, restai tutta la notte sveglia, mentre mi abbracciavi addormentato.
Piansi quella notte, e mi ricordai perché mi facevo. Per non pensare, perché i pensieri mi piegavano alle emozioni. Pensavo a Michael, che aveva promesso di restare per me, ma che poi se n'era andato. Michael viveva con noi da quando ne avevo memoria, ma non era mio fratello, ché con i fratelli non ci fai sesso, che in una notte da ubriachi avevamo perso la nostra innocenza sul mio letto.
Mamma diceva che lo aveva trovato per strada ad appena sei mesi, sporco e ammalato, e che non era riuscita a resistere al suo bisogno di aiutare, così eravamo diventati fratelli.
Facevamo tutto insieme, anche la doccia, mangiavamo dallo stesso piatto, bevevamo dallo stesso bicchiere, dormivamo nello stesso letto, andavamo ovunque insieme, e spacciavamo insieme, anche se a 13 anni vendevamo solo erba e hashish, fumavamo le sigarette di mia madre di nascosto e facevamo su con i più grandi. A 15 eravamo entrati nel giro, vendevamo MD e coca, ma non ci facevamo, a 16 iniziammo anche noi, e lui, a 17, ci restò secco, con lo stesso schifo che usavamo noi, poi mia madre s'ammalò e scappò in Italia.
Noi vivevamo a Cuba, a Santa Clara, nel quartiere di Virginia, Calle Josefita, uscivamo dalla casa dove vivevamo insieme ai tuoi fratelli, tre case a destra, svolta a sinistra, passa le due case, quella in legno è di Nicolas, all'angolo Enrique, l'unico ragazzo mulatto, si riconosceva, l'aria strafottente e una sigaretta in bocca, se ci andava bene trovavamo pure El Narco, si chiamava Pablo, ma per noi era El Narco ragazzo ben messo, tutto muscoli, pompato di steroidi, non era del nostro quartiere, lui, veniva dal Condado, un posto in cui o fai il duro e ti fai conoscere, o ti rubano pure le mutande. Se sei nuovo ti squadrerà, è l'unica persona che abbiamo accettato, nonostante venisse da un quartiere da noi odiato, con cui eravamo sempre in lotta, aveva insegnato a sparare a tutti noi, e io, avevo anche avuto la faccia tosta di sfidarlo, persi, ma lo sapevo che sarebbe finita così, infondo io e lui stavamo solo giocando.
Verso le 17:00, passava un ragazzo, unico ragazzo gay che conoscevamo. Lui era Manuel, tirava su più di un aspirapolvere, aveva la coca migliore del quartiere. Si diceva fosse bravo pure a scopare, lo prendeva in bocca facendolo sparire, tipo mago, uno sfondato del cazzo, stravagante, El mariconchi lo chiamavamo, lo amavo, mi ricordava Michael.
Edoardo e Josuef erano per tutti "i gemelli", in pochi sapevano che in realtà erano fratelli, ma non gemelli, lo sapevamo noi, che eravamo cresciuti con loro, quelli che arrivarono dopo, non lo sapevano, e noi, ci abituammo a chiamarli in quel modo.
Leiniel era il "postino", se non potevi muoverti arrivava lui da te, buono come il pane, ma con una strana passione per i pugnali, si divertiva a piantarli nel petto delle persone di cui doveva vendicarsi.
Marta, lei era La reina del sur, faceva perdere la testa a tutti, nel vero senso della parola, una mente strabiliante, manipolatrice, perfetta per far abboccare i fessi, l'unica amica donna che avessi mai avuto.
Poi c'ero io, invece, che ero nipote di Adino, e tutti gli anziani mi facevano la predica, dicevano che stavo prendendo la cattiva strada, non sapendo, che mio nonno, lo aveva fatto prima di me, mia madre dopo di lui, e poi io.
Nel nostro quartiere, quelli del Condado non ci potevano passare se i cani erano liberi, "sono delle mezze seghe del cazzo, dei figli di merda, fanno cose senza senso, hanno le pistole ad acqua e non sanno usare nemmeno quelle." diceva Michael.
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Cenere. || Luke Hemmings
Fanfiction"le persone sono come cenere, se le sai tenere, restano; se le lasci andare, scappano; se stringi troppo, scivolano via. Tu eri così, cenere nel vento, andavi in frantumi e poi volavi via, lasciando pezzi di te ovunque."