Capitolo 24

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Canzone per il capitolo:

Tiziano Ferro - Fotografie della tua assenza

Vidi una donna molto simile a me, la riconobbi immediatamente, anche se era girata di spalle. I lunghi capelli castani lisciati dopo una seduta dalla parrucchiera, di statura bassa e corporatura media, anche se un pizzico di ciccia in più non le mancava. Mi si fermò il cuore per un attimo, ma subito dopo riprese a battere più veloce del normale. Quando si girò, sotto avviso di Rachel, i suoi occhi colore dell'erba fresca appena tagliata si accesero. Le labbra colorate di un rosso acceso le formavano un sorriso.

«Mamma!» Le corsi incontro.

Quando la raggiunsi e la cinsi con le braccia, scoppiai a piangere.

«Tesoro!» mi accolse, con la voce strozzata dal pianto. Due mesi lontani da lei erano stati duri. Vedevo ragazze litigare spesso con le proprie madri al campus perché quest'ultime facevano troppe raccomandazioni, erano troppo curiose oppure perché facevano sempre le solite ramanzine se le figlie non superavano gli esami. Io e lei non eravamo così, dopo la morte di papà eravamo più unite, eravamo diventate una squadra, una super squadra. Quando ci staccammo, mi resi conto di averle inzuppato con le lacrime la camicia a fiori che le piaceva tanto.

«Come stai? Ti vedo in forma. Vai sempre a correre?» Ed eccola che partiva con le domande!

«Sto bene. Per ora ho smesso, non avendo molto tempo, ma dopo le vacanze ho intenzione di ricominciare!»

Ed ecco che cominciavo con le risposte!

«Ma cosa ci fai qui?!» le chiesi a quel punto.

«Beh, ero invitata al matrimonio e sapevo che la mia splendida figlia avrebbe fatto da damigella. Così, dopo aver portato alcune delle mie cose a casa di Shawn, ho preso il primo volo per Boston e adesso eccomi qui. Doveva venire pure Shawn ma ha avuto un imprevisto sul lavoro e non è potuto venire. Tu, però, mi devi delle spiegazioni, signorina» riprese successivamente in tono un po' arrabbiato, anche se i suoi occhi la tradirono.

«Nulla di cui debba preoccuparti» cercai di rassicurarla.

«Va bene» rispose, ma in realtà il suo 'va bene' equivaleva a un 'dopo ne parliamo e finché non mi racconti tutti i particolari, tu non esci di casa'.

«Ah, quasi dimenticavo. L'altro ieri è arrivato questo a casa. Ho sbirciato un po' ed è da parte di papà. I medici si erano scordati di inviarcelo l'anno scorso insieme al diario.» Mi porse un pacchetto con scritto Per Avery. Qualche lacrimuccia mi uscì nuovamente. Lo stomaco sottosopra. Non sapevo come sentirmi.

«Grazie mamma!» e l' abbracciai. «Quasi dimenticavo... Lui è Tyler!» glielo presentai, andando verso di lui e afferrandogli la mano.

I suoi occhi si illuminarono subito e mi scappò da ridere. «Che cosa ridi tu?» mi ammonì mamma, ridacchiando pure lei.

«È un piacere conoscerla» disse Tyler porgendole la mano, ma fu spiazzato quando lo cinse in un abbraccio.

«Piacere mio, giovanotto. Dammi pure del tu» lo rassicurò la donna emozionata, mentre lo abbracciava.

«Era l'ora che conoscessi il ragazzo che mi ha portato via la mia bambina.» Sciolse l'abbraccio e iniziò a squadrarlo da capo a piedi.

«Mamma!» mi lamentai, sorridendo.

«Aspetta! Fammi finire. Stavo per dire che è proprio un bel ragazzo. Grande Avery! Così mi piaci!» si complimentò, mettendomi in imbarazzo. Mi girai verso il mio Tyler e vidi che pure lui stava arrossendo e ridendo.

Fool for you [#Wattys2016]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora