Capitolo 28

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Canzone per il capitolo:

S. Carey - Broken

La sveglia suonò alle otto in punto, ad avvertire me e la mia amica che era arrivata l'ora di prepararci per andare al funerale di Emily. I ragazzi, la notte precedente, avevano organizzato una 'serata fra uomini', così l'avevano definita loro, per tirare su il morale a Tyler, anche se sapevano quanto me che sarebbe stato difficile, forse troppo. Dopo aver saputo della tragedia che aveva colpito Emily, tutte quelle volte che l'avevo visto sorridere ero consapevole che i suoi sorrisi non erano sinceri. Guardando i suoi occhi si poteva intravedere una nota di tristezza e disprezzo. Disprezzo nei confronti di quell'imbecille che aveva manomesso i freni della sua auto perché, se non fosse stato per questo, lei sarebbe ancora viva, a far dannare me e Tyler, probabilmente, e preferivo che fosse stato così, anziché vedere tutta la scuola col cuore a pezzi e con l'umore nero. All'inizio Emily, ad essere sincera, non mi andava molto a genio. Tutto sommato, mi aveva messo della droga nel bicchiere e aveva tentato di mettere fine alla mia relazione con Tyler in vari modi, però a sentire gli aneddoti che mi aveva raccontato Ty su di lei, mi ero resa conto che quella che indossava era solo una maschera: voleva mostrarsi una diva, la classica bionda che stregava ogni ragazzo, quella che se la faceva sempre con le ragazze più tranquille solo per incuter loro paura.

«Che ore sono?» mi chiese Kace con la voce impastata dal sonno, avvolta fra le lenzuola gialle con sopra raffigurato Spongebob. Le risposi dicendole che erano appena le otto e lei imprecò, ma poi si alzò e andò dritta in bagno. In quei tre mesi che l'avevo conosciuta avevo imparato una cosa: mai svegliare Kacey Lancaster, sennò te ne saresti pentito amaramente.

Rovistai nella valigia in cerca di qualcosa da indossare e che, soprattutto, fosse adatto per un funerale. Onestamente non credevo che dopo aver assistito a quello straziante di mio padre, avrei dovuto assistere a un altro. Ma in fondo la vita aveva un sacco di cose in serbo per noi, no? Sia brutte sia belle, e stava a noi decidere come affrontarle e come andare avanti. C'era chi, come me, ci metteva un'eternità a farlo, e provavo una profonda invidia nei confronti di chi lo faceva facilmente, come bere un bicchier d'acqua.

Alla fine trovai un maglione di lana nero, che abbinai a dei jeans dello stesso colore e a delle scarpe da ginnastica, sempre nere; mancava solo pettinarmi e lavarmi i denti ma Kacey solitamente in bagno ci impiegava circa trenta minuti quindi, mentre aspettavo il mio turno, mi sedetti sul letto e accesi il cellulare che avevo messo in carica la sera prima perché la batteria era morta.

Appena lo schermo s'illuminò vidi molte notifiche dei vari social network, che avrei letto in un secondo momento, poiché notai che c'era un messaggio da parte di Tyler. Diceva soltanto due parole:

Dobbiamo parlare.

Il mio cuore mancò un battito, per poi cominciare a battere a mille e anche i pensieri che mi affollavano la mente non scherzavano. Di cosa avremmo dovuto parlare esattamente? Era successo qualcosa alla sua famiglia? Oppure a una delle mie migliori amiche e non me ne avevano voluto parlare e avevano preferito chiedere consiglio a lui? Impossibile. E se avesse intenzione di mollare l'università a causa della morte di Emily, perché gli avrebbe rievocato troppi ricordi di loro due? O peggio, se avesse scoperto chi era stato a manomettere i freni della sua auto? Se avesse voluto trasferirsi chissà dove, ma lontano da lì? Nei dieci minuti successivi le domande non smisero di formarsi nella mia testa e continuavo a fissare il messaggio e pensare se rispondergli o no mentre le mie dita avevano digitato una valanga di risposte che poi avevano cancellato; stavano facendo tutto da sole, il mio cervello non stava più ragionando e la dimostrazione era stata la strattonata al braccio che ricevetti da Kacey, che voleva soltanto dirmi che potevo andare in bagno.

Fool for you [#Wattys2016]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora