Con l'unico occhio che la sorte aveva voluto concedergli, il Vicecomandante Carl Grimes squadrò quei ragazzini che correvano a mettersi in riga e s'impettivano nel vano tentativo di imitare la postura dei migliori elementi della Guardia, e non poté non soffermarsi a pensare che lui, alla loro età, era stato un ragazzo molto diverso. Non avrebbe saputo dire se migliore o peggiore, ma senz'altro diverso.
«E' venuto il giorno, Reclute. Un giorno importante». Esordì così, Carl, senza salutare e senza troppi preamboli. Nella Guardia di Alexandria non c'era tempo per quel genere di fronzoli. «Qualcuno sa dirmi perché questo giorno è così importante?»
Mentre lasciava ai ragazzi il tempo di mettere in moto i cervelli ancora addormentati e pensare a una risposta minimamente sensata, Carl prese a sfilare davanti a loro da una distanza di un paio di metri, con il passo lento e autoritario tipico di chi ha il comando e al tempo stesso sta calzando un paio di pesanti anfibi in pelle nera. Quegli stivali Carl li aveva trovati recentemente, ancora chiusi nella loro scatola di cartone, perché si vede che il loro sfortunato acquirente non aveva fatto neppure in tempo a metterli una volta. Erano perfetti, praticamente come nuovi, il che era una cosa piuttosto rara a 15 anni di distanza dall'Apocalisse.
«Qualche volontario?» chiese a un certo punto, visto che nessuno parlava spontaneamente. Dopodiché si volse e il suo sguardo s'incrociò con quello di Hershel Rhee e si vedeva lontano un miglio che stava fremendo dalla voglia di rispondere. Nel guardarlo, Carl non poté non notare come gli occhi di quel ragazzo fossero il perfetto incrocio tra il taglio orientale proprio di suo padre Glenn e l'iride azzurra di sua madre Maggie. «Hershel?»
«Perché vedremo i Vaganti?» esplose Hershel con entusiasmo.
«Sbagliato» lo freddò Carl riprendendo a camminare, e con la coda dell'occhio vide il volto tondo di Hershel diventare paonazzo per la vergogna perché era un ragazzo sveglio e curioso, di quelli che non sono abituati a sbagliarsi tanto di frequente.
Carl mosse ancora qualche passo e tornò a pensare ai suoi anfibi. Ricordava molto chiaramente che anche quando era stato un ragazzo, prima del'Apocalisse, le scarpe erano un capo d'abbigliamento molto desiderato. A quei tempi a scuola si faceva a gara a chi avesse le scarpe da ginnastica più appariscenti o quelle all'ultimo grido. Eppure, l'attenzione che c'era stata prima dell'Apocalisse nei confronti delle scarpe era nulla in confronto alla vera e propria venerazione che si era andata sviluppando dopo. Carl si piazzò di fronte a sua sorella Judith ma, prima di parlare, cercò di autoconvincersi che in quel momento lei non era sua sorella. «Recluta Judith?»
«Perché usciremo fuori dalle mura?» disse lei e, nonostante fosse troppo intelligente per non aver capito che quella era la risposta sbagliata, diede l'impressione di rispondere con la sicurezza di chi è convinto di stare dicendo la cosa giusta. In questo, lei era identica a sua madre Lori.
«Sbagliato».
Il problema delle scarpe, nell'anno 15 dopo l'Apocalisse, era dato dalla micidiale combinazione di almeno tre fattori. Innanzitutto c'era il dato di fatto che le scarpe, più di qualsiasi altro tipo indumento, si logorano con l'uso fino a diventare praticamente inservibili. Inoltre, la limitata disponibilità di automobili e altri mezzi di locomozione aveva fatto sì che i Sopravvissuti e i loro discendenti camminassero mediamente dieci volte di più di quanto non si faceva prima dell'Apocalisse, ma utilizzando scarpe che erano state progettate per essere utilizzate da persone che avrebbero dovuto percorrerci distanze dieci volte inferiori. Se a tutto questo si aggiungeva il fatto che nessuno ad Alexandria, né in uno degli altri insediamenti della Cinta Sud-occidentale di Washington D.C., era stato in grado sino ad allora di produrne di nuove con la stessa qualità di quelle pre-apocalittiche, si arrivava a una conclusione tanto ovvia, quanto sconcertante: presto, molto presto, le scarpe pre-apocalittiche sarebbero finite. E questo retropensiero che aleggiava nella mente di ciascuno, senza però che se ne parlasse troppo apertamente, aveva fatto schizzare il prezzo delle scarpe pre-apocalittiche alle stelle.
Ritenendo di aver atteso abbastanza che un terzo volontario si facesse avanti, Carl sollevò il suo unico occhio dalla punta dei suoi anfibi e lo puntò come un riflettore su Euclid, che se la stava facendo apertamente sotto: dal momento che aveva visto fallire due ragazzi - Harshel e Judith - molto più svegli di lui, aveva già capito molto bene che per lui azzeccare la risposta giusta era un'impresa praticamente impossibile.
«Ah... ehm...» - Euclid prese a grattarsi vigorosamente la sua criniera rossiccia - «...perché ci verrano dati i fucili e potremo andare un po' in giro a sparare?»
«Assolutamente no!» lo fulminò Carl e Euclid sembrò diventare ancora più rosso del solito in volto, dopodiché abbassò lo sguardo imbarazzato. Quella reazione era piuttosto inusuale per un bulletto come Euclid, che era sempre pronto a menarsi con qualcuno o a rispondere male anche a un membro del Consiglio, ma Carl non ne fu stupito. Sapeva bene che Euclid nutriva una sorta di venerazione nei suoi confronti, molto probabilmente perché sin da quando aveva sei anni aveva sempre desiderato fare il soldato, cosicché lui era di fatto una delle poche persone che Euclid rispettasse veramente.
«Va bene: siccome nessuno ci è arrivato, ve lo dico io perché oggi è così importante». Carl lasciò scorrere qualche opportuno attimo di silenzio, che sembrò insinuarsi attraverso le narici fin dentro i polmoni delle giovani reclute e gonfiarli di una miscela di ossigeno e curiosità. «Perché oggi, per la prima volta da quando siete venuti al mondo, servirete Alexandria» dichiarò dopo un po'. «Perché oggi, per la prima volta, difenderete Alexandria. E per la prima volta sarete voi a fare qualcosa per Alexandria e non il contrario».
Proprio in quel momento un corvo sfrecciò veloce sopra le loro teste, solo per andarsi a posare alla sommità della recinzione di Alexandria, da dove prese a fissarli di sbieco, impiegando uno solo dei suoi occhi neri e rotondi. Carl lo guardò solo per un attimo ma poi prese di nuovo a fissare i ragazzi. «Allora, avete capito?» li redarguì.
«Sì, Vicecomandante!» esplosero all'unisono, e con convinzione. Sentire sua sorella Judith e suo fratello Andre chiamarlo così gli fece stringere il cuore, ma è così che funzionavano le cose nella Guardia.
«Bene». Carl si aggiustò sulla fronte il cappello da sceriffo che tanto tempo prima era appartenuto a suo padre e poi raccolse le braccia dietro la schiena. Il corvo era sempre lì, che ruotava la sua testa a scatti, curiosamente. «Ora prendete le armi e preparatevi alla svelta: la Falcidia non ci aspetterà».
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Anno 15 || The Walking Dead
FanfictionSe vi siete mai chiesti cosa succederà a Rick & Co. a distanza di 15 anni dall'Apocalisse Zombie, beh allora questa è la Fan Fiction di The Walking Dead che fa per voi. *** AGGIORNATA OGNI DOMENICA ***