La falcidia durò giusto il tempo di svuotare il primo caricatore per intero e il secondo per metà.
I fucili abbaiarono feroci come i cani della prateria e Hershel Rhee poté sentire l'arma scalciargli furiosamente contro l'esile omero, mentre tentava di domarla e di mirare. Mirare alla testa, ovviamente. Proprio come aveva detto il Vicecomandante Carl. Proprio come gli avevano insegnato a fare a scuola, al corso di sopravvivenza.
E mentre gli spari rimbombavano e i bossoli si riversavano sulle punte delle scarpe tintinnando, Hersh poté vederli bene a quel punto. Vederli in faccia, finalmente, i vaganti. I vaganti che nonostante la pioggia di pallottole che gli stavano riversando addosso continuavano ad avanzare, imperterriti. Nonostante i loro corpi ossuti venissero crivellati dai proiettili. Nonostante gli arti che gli saltavano via al primo colpo. Nonostante i ventri gonfi che esplodevano riversando sull'asfalto una poltiglia di liquami verdi misti a frattaglie. Nonostante tutto questo, continuavano ad avanzare e strisciare, come se raggiungerli fosse l'obiettivo supremo e unico della loro vita.
«Macché vita!» si corresse in cuor suo Hersh, dopodiché inspirò, prese bene la mira e colpì il cranio di un vagante facendolo esplodere come un'anguria. Quelle cose non erano vive. No, non lo erano, si ripeté, e sparò ancora e ancora.
«La vera fregatura della falcidia è che la parte migliore dura troppo poco». Così disse Hutchinson quando fu tutto finito, di lì a pochi secondi, sollevando il suo Colt fumante e poggiandolo di traverso su una spalla.
«Ah sì? E qual è la parte migliore?» saltò su Hope, curiosa.
Dall'alto dei suoi quasi due metri, Hutchinson abbassò la testa e guardò la ragazzina allo stesso modo in cui si sarebbe guardato un insetto insignificante. Poi sputò a terra e rispose: «La parte migliore era questa».
Hutchinson non era di sicuro tra i personaggi più eleganti ed educati di Alexandria, osservò Hersh, ma quel giorno non aveva affatto torto. La fase successiva della falcidia prevedeva infatti di ispezionare i corpi dei vaganti uno per uno, giusto per essere sicuri che non ce ne fosse qualcuno che ancora annaspava in mezzo ai liquami di putrefazione e alle budella.
«Fate attenzione Reclute!» li richiamò Carl mentre erano indaffarati a mettere via i fucili. «Questa è la parte più pericolosa di tutta il lavoro».
«La più schifosa, vorrà dire!» sussurrò sottovoce Euclid nell'orecchio di Hope dopodiché Hersh li vide ridere sotto i baffi, con complicità.
«La maggior parte degli incidenti capitano proprio durante il 'Controllo'» continuò Carl, che pareva non averli sentiti.
«Incidenti?» fece eco involontariamente Hersh e allora Carl e gli altri della Guardia Scelta si voltarono all'unisono verso di lui, prima di esplodere in una fragorosa risata che lo investì come una secchiata d'acqua gelata.
«Già, Hersh» riprese Carl cercando di ridarsi un tono. «Purtroppo gli incidenti capitano, e quando si tratta di vaganti questi incidenti tendono a essere mortali».
«Avete sentito il Vicecomandante!» Hutchinson sbatté le mani. «Datevi una mossa ora, e non dimenticatevi guanti e maschere: quei mostri sono contagiosi, lo sapevate?»
I guanti erano di fattura pre-apocalittica, costruiti con un qualche materiale sintetico e straordinariamente durevole di cui nessuno più ricordava il nome, lunghi fino al gomito e perlopiù erano di colore giallo brillante o rosso. Le maschere invece erano di realizzazione più recente, e come spesso accadeva in quei casi, erano il risultato della rielaborazione di oggetti pre-apocalittici. In quel caso, le maschere erano state realizzate applicando occhiali pre-apocalittici di varie fogge e misure su dei cappucci fatti cucendo assieme stracci di cotone variopinti.
«Ma loro... che fanno?» domandò confusa Hope, indicando con il pollice dietro le sue spalle.
In effetti mentre loro si vestivano nei pressi del furgone, Carl e gli altri si erano messi in disparte, contro il guardavia e sembravano intenti a parlottare e fumare, anche se quando Hersh si volse a guardare si accorse che in realtà il Vicecomandante non li perdeva un attimo d'occhio.
«Non fanno niente: il lavoro sporco lo lasciano a noi!» sbottò Euclid in tutta risposta. «Cosa credevi che ci avessero portato a fare?»
Hersh dovette ricredersi: a distanza ravvicinata i vaganti puzzavano molto di più delle scorregge di Euclid. Mentre fianco a fianco si inoltravano nella selva di copri putrefatti, Hersh temette di stare per vomitare dentro la maschera più di una volta. Il 'Controllo' - così veniva chiamata quella disgustosa operazione - prevedeva di esaminare i vaganti uno per uno e, già che c'erano, per i vaganti che ancora erano muniti di un cranio, di sfondarglielo con un colpo secco di pugnale. Così, tanto per stare sul sicuro.
«Ma a che diavolo serve?» sentì che si lamentava Euclid a ogni piè sospinto. «Quante volte dobbiamo ammazzarli questi disgraziati?»
«E' un protocollo di sicurezza» replicò prontamente Hersh. «Serve per...»
Ma non poté finire la frase perché in quel momento si sentì spintonare e cadde riverso in una pozzanghera di umori giallognoli, che per l'effetto venne spruzzata tutto in giro.
«Ma che schifo!» urlò Hope per il disgusto di essere stata investita in pieno da quella pioggia fetida, sventolando le braccia in aria.
«Ahahah!» Nel frattempo Euclid se la rideva della grossa, e s'era perfino sollevato la maschera per poterlo schernire meglio. «Guarda dove metti i piedi, sapientone!»
Hersh non ci vide più: era il momento di dargliele a quel ciccione, si disse con risolutezza mentre con la testa rivolta all'indietro osservava con gli occhi strizzati per l'astio la chioma rossa di Euclid sventolare per aria. Allora piazzò bene le palme a terra, si volse e fece per darsi una spinta per balzare all'impiedi, quando si ritrovò a fissare dritto due occhi gialli e iniettati di sangue.
Il vagante sgusciò fuori dal carnaio e con un colpo di reni balzò verso di lui. La sua mascella si richiuse schioccando a pochi centimetri dalla sua maschera e fu tutto così veloce che Hersh non si era reso ancora ben conto di cosa stava succedendo quando il vagante gli fu addosso. Hersh prese a urlare e a spintonare con entrambe le braccia sullo sterno della creatura, ma la sua carne era così molle che le mani stentavano a trovare un appiglio saldo e continuavano a scivolare e sprofondare nelle carni mentre il mostro protendeva verso di lui le sue fauci spalancate con un rantolo che feriva le orecchie. Nella foga del combattimento Hersh si ritrovò capovolto, con il mostro che incombeva sopra di lui e cercava di ghermirlo utilizzando l'unico braccio che aveva. Hersh continuò a spingere ma quell'essere pesava troppo e sentì che le forze gli stavano mancando, non avrebbe potuto resistere ancora a lungo...
BANG!
Hersh stava quasi per lasciarsi andare alla furia del mostro quando la testa del vagante gli esplose proprio davanti, inondandogli la maschera di materia cerebrale. Allora finalmente Hersh riuscì a scrollarsi il cadavere di dosso e d'istinto si volse nella direzione da cui era provenuto lo sparo.
Carl e gli altri erano ancora tutti al loro posto, seduti sopra il guardavia, le sigarette strette tra l'indice e il medio. Nessuno si era praticamente mosso, eccetto Bronson che lo stava fissando dritto negli occhi mentre gli puntava contro una Beretta ancora fumante.
Ci fu un attimo in cui nessuno si mosse e nessuno disse una parola. Perfino Euclid non rideva più, e sembrava paralizzato. Dopodiché Bronson con un gesto misurato fece scivolare via la pistola e distolse lo sguardo. Fu allora che intervenne Hutchinson.
«Lo vedi ragazzo» urlò quel gigante, mentre lo spolverino sventolava nell'aria. «Questo è quello che chiamiamo incidente».
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Anno 15 || The Walking Dead
FanficSe vi siete mai chiesti cosa succederà a Rick & Co. a distanza di 15 anni dall'Apocalisse Zombie, beh allora questa è la Fan Fiction di The Walking Dead che fa per voi. *** AGGIORNATA OGNI DOMENICA ***