undici

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(Per farmi perdonare della lunga attesa oggi posto due capitoli. Se vi va leggete lo spazio autrice ho tante cose da raccontarvi.)

παπαρούνα (papavero)

(Harry pdv)

Ho sempre avuto un istinto protettivo e come l'ho nei confronti di Diana, in questo momento l'ho anche nei confronti di Louis.
Il mio istinto protettivo, però, quando si tratta di quel ragazzo, è amplificato, quasi diventa morboso.
E mentre l'acqua scorre sul mio viso come lacrime, mentre il freddo mi avvolge, sento però il fuoco dentro, percepisco l'impellente bisogno di prottegere Louis, il mio fiore.
La pioggia ci ha sorpresi, senza preavviso, nel tragitto verso casa all'uscita da scuola e ho sentito il dovere di ospitare Lou a casa mia, per proteggerlo dal freddo.
Avvolgo la sua esile figura tra le mie braccia, per ripararla dall'acqua.
«Lou entriamo in casa, così ci riscaldiamo.»
Lui si blocca e abbassa lo sguardo, tremando leggermente.
«Louis?»
Lo stringo maggiormente. Louis è un fiore, è di una bellezza non scontata, e ora i suoi petali sono oppressi dalla pioggia, il suo stelo trema.
Louis è un papavero, penso.
Un papavero, sí!
Il suo viso è rappresentazione afrodisiaca di quel fiore, così purpureo, delicato, così bello da emozionarmi.

Così purpureo fiore,

che l'aratro ha tagliato,

languisce morendo,

o chinando il capo i papaveri sul collo stanco, quando la pioggia li grava.

E il cuore mi scoppia alla sensazione di avere tra le braccia una creatura tanto splendida quanto fragile.
«Che succede?» gli sussurro morbidamente, sfiorandogli il viso di petali.
«Penso s-sia meglio che io non venga in casa tua.» balbetta.
«Perchè?» gli domando tristemente.
«Non voglio creare altri problemi tra i tuoi genitori.» ammette a bassa voce, dopo molto.
Il cuore un po' lo sento rompersi.
«Oh Louis, i miei hanno il turno di pomeriggio oggi, non ci sono.» gli spiego.
«oh...a-allora va bene.» mormora.
Allora io lo conduco dentro casa e  finalmente siamo riparati.
«Fai come se fossi a casa tua.» lo rassicuro.
«Hai una bella casa, Harry.» ammette Louis, sorridendo e guardandosi intorno.
Io sorrido a mia volta, perché vedere Louis sorridere, fa sorridere anche me.
«Penso sia meglio fare una doccia calda, siamo tutti freddi e bagnati.»
Lo sguardo di Louis corre ai miei occhi, mi fissa, forse intimorito. E io capisco che forse ha frainteso, che forse crede che io voglia farla con lui, la doccia.
E non posso non pensare al suo corpo nudo a contatto con il mio, senza confini a delimitare le nostre pelli.
Non posso refrenare l'immenso desiderio nel sentirlo mio.
«Vai prima tu o prima io?» gli chiedo, però. Perché ricordo a me stesso che Louis è ancora fragile, ancora un bocciolo di papavero che deve sbocciare.
«Uhm per me è uguale.» balbetta, rosso in viso.
«A te la precedenza, sei l'ospite.Vieni ti mostro il bagno.» gli sorrido, per tranquillizzarlo. Gli prendo la mano, perché so che questo gesto emoziona entrambi e lo conduco al piano superiore.
«Ecco, prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno.» gli dico e gli apro la porta, lasciandogli un dolce bacio sulle  labbra rosee.
Louis sorride e mi abbraccia, per poi entrare nel bagno.
Passa parecchio tempo quando sento provenire dal bagno la voce di Louis.
«Harry non ho nulla da indossare, i miei vestiti sono bagnati!» l'imbarazzo nella sua voce è tangibile.
«Aspetta dovrei avere una tuta da prestarti.» lo rassicuro.
Quando busso alla porta Louis la apre leggermente mostrando solamente il viso umido e afferra i vestiti che gli porgo, per poi rinchiudersi dentro.
Allora io mi siedo sul letto attendendolo, immmerso in una celata curiosità di vederlo avvolto nei miei vestiti.
Poi la porta si apre lentamente e Louis finalmente si mostra ai miei occhi.
È totalmente immerso nella mia tuta, quasi vi ci affonda e sembra ancora più fragile, piccolo e prezioso.
I miei indumenti lo abbracciano completamente.
E questa immagine mi emoziona, neanch'io so il perché.
Allargo le braccia, invitadolo ad avvicinarsi.
«Vieni.» sussurro morbidamente.
Louis si immerge tra le mie braccia, lasciandosi stringere e sorride, lo fa in modo così semplice e puro, che il cuore mi scoppia.
«Mi stanno grandissimi i tuoi indumenti!» mi dice, ridacchiando.
«Perché sei un minimeo» lo derido.
«Sei tu ad essere un gigante!» protesta, continuando a ridere.
Faccio incontrare il suo naso con il mio, in un bacio svedese.«Non è vero.» controbatto.
Accarezzo il suo viso e unisco le nostre labbra, che si accarezzano, si  sfiorano e le nostre lingue che si intrecciano in danze.
Louis mi accarezza il viso.
Lentamente ci sdraiamo sul materasso e io mi ritrovo sopra di lui.
Lo stringo a me avvolgendogli i fianchi tra le mie grandi mani, mentre lui mi cinge il collo con le sue braccia.
E quasi non mi rendo conto, quasi non capisco come sono arrivato a questo punto, ma ogni mio senso è ovattato, la mia mente è totalmente annebbiata dal desiderio e quindi non mi chiedo se sia giusto o sbagliato ciò che sto facendo.
Dirigo le mie labbra alla sua mascella e continuo a baciare ogni lembo della sua pelle, mentre lo sento affannarsi sotto di me e stringere le mie spalle con più forza.
Tutte le nostre parti del corpo collidono tra di loro.
E solo ora realizzo e mi rendo conto di quanto io sia duro ed eccitato.
«H-harry.» Louis geme leggermente, la voce gli trema per il desiderio, immagino.
Oh mio dio che diavolo stai facendo?
Mi grida la mente. Mi allontano bruscamente da Louis e serro gli occhi deglutendo agitato, passandomi una mano tra i capelli.
Capisco di avere accelerato troppo con lui.
Il senso di colpa mi tormenta per avergli messo pressione, soprattutto penso anche a come si era agitato credendo di dover fare la doccia con me.
Louis è ancora troppo giovane e fragile. Mi sento uno schifo, per essere stato completamente accecato dal desiderio, senza dare importanza alle sue sensazioni.
Sento Louis sedersi, ma io continuo a mantenere gli occhi chiusi.
«Bacio così male?» mormora, demoralizzato.
Io spalanco gli occhi, fissandolo e sospiro.
«Louis scusa se ti ho messo pressione, capisco che non ti senti ancora pronto per queste cose, perdonami per essere andato così di fretta.» sputo tutto d'un fiato, senza guardo negli occhi.
«Harry.» mi richiama, affranto «Puoi guardarmi?»
Allora io sollevo lo sguardo, fissandolo.
«Mi è piaciuto molto Harry, realmente! È stato bellissimo.» ammette, rosso in viso «E ti ringrazio per aver pensato ai miei sentimenti. Ma solo non preoccuparti, per favore.»
Louis mi culla con voce leggera, mi stringe piano a se e mi lascia tanti piccoli baci su ogni parte del viso.
Rido leggermente, sollevato.
«Ecco il sorriso che amo.» esclama.
«Ti va di guardare un po' di televisione? Cerchiamo un bel film.» propongo.
Louis annuisce entusiasta.
Sul divano lo invito a sedersi sulle mie gambe e amo vederlo arrossire alla mia proposta, che poi accetta.
Dopo un po' di zapping Louis trova un film che gli interessa.
«Ti piace, Harry?» squittisce.
Annuisco senza realmente prestare attenzione al televisore, perché sono completamente concetrato sulla creatura che ho in grembo.
Il respiro caldo di Louis si infrange sul mio collo e le sue mani disegnano immagini astratte sul mio petto e il suo cuore lo percepisco chiaramente pulsare a contatto con la mia pelle e il suo corpo su di me è caldo, febbricitante, colmo di vita.
E temo di impazzire quando lui lascia baci leggeri sulla mia t-shirt.
Sottopelle sto tremando tutto.
E la mia anima trasuda di emozione alla consapevolezza di avere un essere così fragile e prezioso tra le braccia, completamente affidato alla mia protezione.
«Ti amo Louis.» confesso.
Le parole non le controllo minimamente, le lascio uscire, le libero semplicemente, perché tenerle dentro brucia il petto, costituisce un peso costante.
Lui si volta velocemente e solleva leggermente le sopracciglia,  arrossendo.
«Già.» ammetto, sorridendo.
Lui si mette una mano davanti alla bocca, estasiato.
Io sorrido e allora Louis mi abbraccia, percepisco le sue labbra stese in un sorriso sul mio collo.
Poi ride, così senza motivo, forse.
«Perché ridi?»
Gli accarezzo la nuca.
«Sono felice, Harry!» esclama.
Solleva il volto e prende l'iniziativa di baciarmi.
Posa le mani sul mio viso e unisce le nostre labbra, mordendomi il labbro inferiore; gemo silenziosamente.
Lentamente cambio le posizioni e ci sdraiamo sul divano, Louis è sopra di me.
E mi ritrovo al punto di prima, la mente completamente
svuotata di ogni materia e sostituita da puro desiderio.
Quindi mi chiedo nuovamente, sto correndo?
«Louis sei...»
Ma lui mi interrompe sfiorandomi le labbra e facendomi segno di tacere.
«Harry ti prego, solo continua a baciarmi.» mi sussurra.
Io sospiro completamente in estasi e obbedisco.
Lo porto sotto di me e sposto le mie labbra sul suo collo sensibile, lo bacio, lo mordo, lo accarezzo, lo dipingo.
Louis trema e ansima, stringendomi le spalle.
Siamo (noi due) un dipinto di brividi, di gemiti, di ansimi, di membra calde intrecciate.
Le mani non le controllo e quindi gli levo la maglia della mia tuta, che indossa.
Louis arrossisce, forse imbarazzato dal suo corpo, ma io non riesco a vedere difetti, neanche uno.
E la sento, la voce in un angolo remoto del mio incoscio, che mi sta gridando qualcosa, ma io neanche me ne curo, neppure la percepisco.
Sento solo che ciò che sto facendo è giusto, perché provoca piacere a entrambi.
Lascio dei leggeri baci sul petto liscio e caldo di Louis.
«Harry?» mi richiama.
Distolgo la mia attenzione dal suo corpo con fatica e lo osservo.
Annuisco, incitandolo a continuare e gli accarezzo il viso.
«Posso l-levarti la maglia?» domanda intimorito.
Sorrido, gli occhi liquidi di emozioni.
«Certo Louis.» gli bacio la punta del naso, tranquillizzandolo.
Lui allora mi sfila l'indumento, con mani tremanti e inesperte, poi mi fissa quasi ammaliato, traccia ogni mio contorno con la punta delle sue piccole dita.
«Sei bellissimo, Harry.»
E mentre lo dice sfiora le mie clavicole, le bacia.
«Anche tu, piccolo.» confesso, accarezzandogli lo stomaco.
«Mi piace piccolo.» ridacchia, accarezzandomi le braccia.
Poi Louis incomincia nuovamente a baciarmi e percepisco le sue mani spingersi verso la parte bassa della mia schiena e accarezzarmi. Allora io mi abbasso lentamente i pantaloni lasciando libertà alle sue dita.
Louis sospira agitato sulle mie labbra.
«Tranquillo Lou.» sussurro «Sei perfetto.»
Louis allora sorride appena e mi lascia baci leggeri sul collo; quasi temo di impazzire.
«Oh Lou...» gemo.
«Il tuo suono è così bello, Harry.» parla a contattatto con la mia pelle.
Gli occhi mi si capovolgono all'indietro per un istante, a causa del piacere.
Lentamente gli sfilo i pantaloni e accarezzo le sue gambe.
Louis è arte.
«Sei bellissimo.» gli ripeto per l'ennesima volta e lui si emoziona sempre come la prima.
«Harry i-io vorrei...» mi sussurra con voce incerta, ma poi si interrompe.
Mi metto a sedere tenendolo stretto a me e facendolo appoggiare sulle mie gambe.
Rabbrividisco in modo assurdo alla consapevolezza delle nostre intimità, coperte solo dal tessuto, a contatto.
«Vorresti?» lo incito con voce morbida, avvolgendo le mie braccia intorno alla sua vita.
Lui abbassa lo sguardo,scuotendo la testa imbarazzato e nasconde il viso nella mia spalla, stringendomi il bacino con le gambe e provocandomi brividi di piacere.
«Ehi, Lou.» lo richiamo e mi appoggio allo schienale del divano.
«Cosa volevi dirmi?» gli domando dolcemente.
«Stavo per dire una cazzata.» biascica.
«Sono sicuro non lo fosse. Guardami, per favore.»
Allora Louis solleva il viso, ancora purpureo.
«Non è nulla Harry, davvero. Mi dispiace di avere interrotto il nostro bel momento.» parla velocemente.
«Va bene.» sospiro, avvicinando le nostre labbra, che si incontrano in respiri pesanti e accarezzando il suo corpo «Non voglio essere pressante, ma sappi che non giudicherei mai le tue parole. Quindi non vergonarti di ciò che stavi per dire, perch-»
«Vorrei fare l'amore con te.»

a/n
Ho passato gli esami e quindi adesso ho cambiato liceo. Quando eravamo andate dalla segretaria (per sapere i risultati), ci ha detto anche la sezione in cui sarei finita, cioè quella con una mia amica e molte altre ragazze che già conoscevo.
Il primo giorno quindi ero molto tranquilla e sono andata a scuola con la mia amica. Ho fatto 3 ore nella mia nuova classe e poi è entrata in aula la segretaria dicendomi che avevo sbagliato sezione e che in realtà ero nell'altra.
Quindi si! A metà mattinata sono entrata nell'altra classe dove non conoscevo nessuno e giuro mi sarei voluta sotterrare. Ho fatto che buttarmi nel primo banco libero, ho salutato giusto quelle che avevo vicino e ho fatto due parole. Poi dopo tre giorni ho dovuto cambiare posto e andare in prima fila davanti alla cattedra, perché dove ero seduta prima, in verità c'era una ragazza assente, che poi è tornata. Ma sapete che vi dico? In verità sono felicissima di non essere finita in classe con la mia amica, perché altrimenti non mi sarei sforzata di fare nuove amicizie e sarei stata con lei. Invece in questa nuova classe mi sono dovuta svegliare e mi sono trovata un piccolo gruppetto. E niente quindi sono entusiasta della mia nuova scuola.

Autophobia (Luke Hemmings)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora