Chi sei? (parte 1)

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La giornata seguente con Luca passò troppo in fretta. Lo accompagnai all'aeroporto e, dopo avergli promesso che sarei andata a trovarlo, lo guardai allontanarsi.

Erano le 19. Dovevo correre all'hotel, mangiare e prepararmi per l'uscita con Antoine. Tornai all'albergo tutta contenta e, infatti, durante tutta la cena scherzai coi ragazzi. Da mangiare c'era la lasagna ma, essendo italiana, appena vidi quella massa informe che non so come definire decisi di ordinare una semplice insalata. Lasciamo il cibo italiano agli italiani che è decisamente meglio. La nostra era una tavolata unica. Eravamo solo io e i calciatori, dal momento che Mister Allegri e staff tornarono a Torino dopo la partita con l'Atletico.

-Allora dopo esci...- Mi urlò Juan dal l'altro capo della tavolata; facendo così ammutolire gli altri per ascoltare la conversazione.

-Siete peggio delle zabette- Dissi guardando tutti negli occhi.

-Cosa sono le zabette?- Mi chiese Mandzukic. Lui e gli altri stranieri mi guardarono perplessi mentre io e gli italiani ci mettemmo a ridere.

-Non sono nessuno. Comunque sì, esco-

-Si può sapere il fortunato?-  Mi domandò Alvaro con la faccia da pervertito come d'altronde gli altri.

-Griezmann- Risposi diventando leggermente rossa: non mi era mai capitato -Lo devo veramente ringraziare. L'ho trattato da schifo mentre lui cercava di farsi perdonare. Mi ha portato qui Luca ed era l'unica cosa che volevo. A proposito...- Guardai tutti negli occhi con faccia inquisitoria -Chi gli ha parlato di lui?-

Tutti si voltarono verso Paul con sguardo tipo "lo sappiamo che sei stato tu", mentre lui osservava interessato il soffitto.

-Paul, devi dirmi qualcosa?-

-Io? Pff, no, ma figur... Ok, stavo parlando al telefono con lui per ucciderlo dopo che mi hai parlato della scommessa. Mi è uscita fuori la storia degli amici e di conseguenza anche di Luca- Disse sconsolato.

Per tutta risposta io mi misi a ridere e tutti mi guardarono straniti in silenzio: non era da me ridere quando qualcuno parlava della mia vita privata.

-Se eravamo in un altro contesto ti avrei ucciso, ma oggi sono troppo felice e nulla rovinerà questa giornata-

Pogba tirò un sospiro di sollievo.

-Ah, prima che me ne vada-

Parlai quando mi ero già alzata dalla sedia per andare a cambiarmi.

-Alex...-

Cercai con lo sguardo Alex Sandro.

-Dimmi Bimba- Mi rispose permettendomi così di trovarlo.

-Grazie. Ti ho ascoltato, ho concesso i 3 minuti ed è stata la cosa migliore che potessi mai fare- Conclusi il mio discorso.

-Sarò scemo, ma certe cose le so. Sono contento del fatto che un po della tua felicità derivi da un mio consiglio-

Gli sorrisi mentre lui faceva segno con le dita agli altri che dopo gli avrebbe spiegato e andai a cambiarmi.

Salii velocemente le scale e raggiunsi la mia stanza: la numero 56. Volevo vestirmi semplice, così optai per un paio di jeans stretti neri con camicetta e vans del medesimo colore. I capelli li lasciai sciolti: non avevo tempo per sistemarli.

Scesi le scale, salutai i ragazzi e mi avviai verso il parco. Dovevamo vederci lì. Era tutto buio e faceva freschino. Mi diedi della scema mentalmente per non aver portato una felpa, ma non potevo tornare indietro. Quando arrivai lui ancora non c'era, così mi sedetti tranquillamente su una panca fino a quando 2 minuti dopo qualcuno non mi tappò la bocca da dietro, io gli tirai subito una gomitata per poi scattare in piedi e vedere un Griezmann piegato dal dolore.

-Mi hai fatto prendere un colpo, potrei ucciderti ora!-

-Quello che sta male sono io, è...-

Mi disse con un filo di voce. I sensi di colpa cominciarono a farsi avanti, così mi avvicinai.

-Fa vedere-

Gli alzai leggermente la maglia. Ero tutta rossa, non potete capire, mentre ad Antoine sembrava divertire la situazione.

-Dove ti fa male?-

Mi prese la mano e la condusse nel punto esatto. Già li, i brividi percorsero tutto il mio corpo.

Sfiorai il punto che mi aveva indicato.

-A giudicare da quel che vedo ti, verrà un piccolo livido. Ti è andata bene, di solito faccio peggio-

-Ma a me fa male. Come minimo mi devi baciare per farmi passare il dolore. Come fanno i bambini-

-Stai scherzando, vero?-

Scosse il capo, così dopo aver alzato gli occhi al cielo, gli diedi un piccolo bacio sul punto dove lo avevo colpito: poco sotto le costole.

-Ma io non intendevo lì- Mi guardò con faccia maliziosa mentre mi diceva quella frase con voce suadente.

Mi avvicinai alle sue e quando ero ad un millimetro da esse gli sussurrai:

-Ti piacerebbe...-

Mi allontanai sedendomi al suo fianco sulla panchina dove lo avevo steso qualche minuto prima. Lo guardai negli occhi sorridendo e lui fece altrettanto.

-Hai ragione, mi piacerebbe molto- Mi disse soltanto non distogliendo mai i suoi occhi dai miei.


ANGOLO AUTORE

Ecco finito la prima parte di questo capitolo. Amatemi, ho deciso di aggiornare un giorno prima. Sulla questione di Pogba che se ne va non ho voglia di parlarne. Avrei accettato per lui Barcellona, Real Madrid o Bayern Monaco dove sarebbe potuto crescere ulteriormente, MA NON IL MANCHESTER UNITED CHE LO AVEVA BIDONATO E CHE E' UNA SQUADRA MEDIOCRE. Siamo più forti noi di quella squadretta che l'unica cosa che ha sono i soldi (infatti se va, va per quelli). Fa niente, non pensiamoci. Appena potrò pubblicherò il prossimo capitolo.

Con la speranza che vi piaccia,

Francesca


LA VITA E' UNA PAZZIA CONTINUA // Antoine GriezmannDove le storie prendono vita. Scoprilo ora