Miguel's pov.
Lo sapevo che una donna del genere, fuori di senno, sarebbe stata capace di arrivare a tanto. Non fece alcun giro di parole, la decisione spettava a me. Avrei perso la vita, per darla a Lucas. Aveva programmato tutto nei minimi dettagli, si sarebbe vendicata nel migliore dei modi. Era sicura che, usando Lucas, sarebbe riuscita a pugnalarmi e ad arrivare finalmente a me. Mi diede un po' di tempo, ma non avevo bisogno di pensare e rifletterci su. Avevo già preso la mia decisione.
«Lo farò. E' l'unica soluzione.», girai lo sguardo, ammirando dalla finestra quel cielo grigio e cupo. Interpretava alla perfezione i miei sentimenti.
Immediatamente mi afferrò il polso, costringendomi a guardarla.
«Davvero vuoi stare al suo gioco? Vuoi arrenderti così facilmente?», domandò fulminandomi con gli occhi.
«Sì, mi arrendo. Non ce la faccio più, ok? Se per restare in vita, devo sopportarmi tutti i suoi ricatti e le sue persecuzioni, preferisco farmi uccidere.», le urlai contro. Andai ad accomodarmi sulla poltrona, abbassando lo sguardo e agitando ripetutamente la gamba destra. «In questo modo, nessuno delle persone a cui tengo, sarà in pericolo.», mormorai. Mi raggiunse a passo lento, sedendosi sulle mie ginocchia e poggiando una mano sulla mia spalla.
«Perché non capisci che ho solo te? In questa vita sei l'unico capace di darmi la forza di continuare, di reagire, di combattere. Se perdessi te, non saprei dove aggrapparmi. Mi sentirei persa, Miguel.», bisbigliò, lasciandomi un dolce bacio sulle labbra, e scoppiando in lacrime un attimo dopo. Mi si sciolse il cuore. Più piangeva, più mi sentivo colpevole. Erano state le mie parole a provocarle quel dolore. Non poteva accadere, non in quel momento.
Avvolsi le braccia attorno la sua schiena, per attirarla a me, e la fissai intensamente negli occhi.
«Ehi, piccola. Guardami, basta piangere.», sussurrai, asciugandole le lacrime. «Hai ragione tu. Ritiro tutto quello che ho detto, fa' come se non avessi parlato. Insieme, come sempre, troveremo un'altra soluzione. Te lo prometto!», esclamai convinto, sorridendole appena e stringendola forte al mio petto.
***
Nina's pov.
Non pensavo di riuscirmi a legare così tanto ad una persona dopo tutto quello che avevo passato. Mi ritenevo fortunata aavere Miguel, mi fidavo ciecamente di lui e le sue ultime parole mi avevano molto rassicurata. Nonostante fosse testardo, aveva promesso che sarebbe rimasto con me. Il solo pensiero che ci sarebbe stata la possibilità di perderlo, mi uccideva. Ero rinata grazie a lui, mi aveva migliorato, mi aveva dato, inconsapevolmente, una ragione per continuare. Appena sarebbe finito tutto, non avrei perso nemmeno un attimo per dirgli quanto ci tenessi a lui, quanto lo amassi. Perché era amore, non avevo nessun dubbio. Fino a quel momento, non avevo mai trovato il coraggio di dirglielo, ma dovevo farlo.
Considerato che a stento mi tenevo in piedi, a causa della notte in bianco, nel pomeriggio mi buttai a peso morto sul letto, crollando in un lungo sonno. D'un tratto, sentii la porta sbattere violentemente, e sobbalzai di colpo. Vidi l'orario: era molto tardi. Strizzai gli occhi, stiracchiandomi ed alzandomi poco dopo. Andai alla ricerca di Miguel, ma non lo trovai da nessuna parte. Aspettai una mezz'ora piena, ancora niente. Non avevo idea di dove si poteva essere cacciato, perlomeno poteva avvisare con un post-it. Cercai di contattarlo con varie chiamate, senza avere risultati. Cominciai ad innervosirmi finchè, aprendo l'armadio, notai che erano scomparsi i suoi vestiti. Sbattei un pugno sul tavolo, capii tutto. Mi aveva mentito, mi lasciò sola nonostante quello che ci eravamo promessi e ripetuti. Mi infilai frettolosamente il primo vestito che mi trovai in mano, volevo raggiungerlo a tutti i costi. Solo quando fui pronta ad uscire da quella porta, mi resi conto che non sapevo dove sarebbe stato l'incontro. Quella cazzo di casa sul lago.
Dovevo fare qualcosa, non sarei rimasta con le mani in mano, a lasciare che si facesse uccidere a sangue freddo. Chiamai il suo migliore amico, gli confidava tutto, mi avrebbe aiutato in qualche modo.
«Ehi, Nina.», rispose dopo un paio di squilli.
«Ciao, scusa Gonzalo.», dissi, agitandomi per tutta la casa. «Per caso...».
«Sì, mi ha detto tutto.», m'interruppe. «Ti consiglio di dimenticarti per sempre di lui, ci sto anche io molto male ma non possiamo farci nulla.», aggiunse malinconico.
«Ma non è possibile, è andato via senza dirmi nulla!», alzai il tono di voce. «Tu lo sai dove si trova quella casa, non è così? Dimmelo, ti prego!», lo implorai tremante, attendendo una sua risposta positiva.
«Mi dispiace, Nina. Troverai una lettera sotto il tuo cuscino, cerca di comprenderlo.», terminò. Corsi verso la camera da letto, cercando la lettera. Quelle parole sarebbero state un maledetto addio. Probabilmente lui, come me, non aveva il coraggio di dirmi le cose a quattr'occhi. Avevamo paura entrambi.
Feci un grande sospiro, e la aprii.
Ciao, Nina.
Quando leggerai questa lettera sarà troppo tardi.
Ho fatto di testa mia, e non ho mantenuto la promessa.
Non ti chiedo di perdonarmi, sono stato uno stronzo e accetto il fatto che tu mi odia.
Oggi, per te, inizia una nuova vita. Goditela a pieno perché la vita è bella, chiaro? Quelle lacrime rovinano il tuo bellissimo viso.
Prenditi cura di te e, se puoi, conserva il mio ricordo in una piccola parte del tuo cuore.
Addio.
Miguel.
Mi sentivo ferita, non respiravo più per l'ansia e il cuore mi usciva dal petto. Strappai la lettera, lanciandola con forza nel cestino. Mi faceva schifo solo leggere quelle parole, era una pillola troppo amara da inghiottire. Non doveva farlo. Nonostante ci provassi, non riuscivo ad odiarlo, era più forte di me. Iniziai ad immaginare una vita senza di lui. Fu lì che arrivò il peggio.
***
Miguel's pov.
Preferii che inizialmente non avesse sospetti, per trascorrere l'ultimo giorno insieme con serenità. Mentre guidavo, mi ritornarono in mente tutti i momenti passati con lei, e solo in quel momento capii che la nostra storia era come una favola, che speravo avesse raccontato a Lucas, un giorno. Passavamo dall'odio all'amore in un battito di ciglia, e non avevamo mai smesso di farlo. Era quella la nostra arma segreta. Mi pentii solamente di una cosa: di non averle detto di amarla. Non l'avevo mai confessato a nessuno con la reale consapevolezza di ciò. Non esiste miglior cura per qualunque male, che l'amore di una donna. E se adesso sono quel che sono, nonostante mi manchino poche ore di vita, è grazie a Nina. Lei, e quel meraviglioso libro, mi avevano salvato.
Forse era troppo tardi per rendermene conto.
«Ma guarda chi c'è.», mi venne in contro Victoria, con un atteggiamento spavaldo. Mi guardai attorno, cercando disperatamente lo sguardo di Lucas.
«Fratellino!», esclamò, correndo come un razzo verso di me. Lo abbracciai forte, tanto che temevo di avergli fatto male.
«Come stai, campione? Sei contento di ritornare a casa?», sforzai un sorriso, trattenendo le lacrime.
«Tantissimo. Sono stufo di stare qui!», affermò rattristendosi. Victoria mi fece un'occhiataccia, e mi costrinse a lasciarlo andare prima di peggiorare la situazione.
«Va bene. Adesso vai con quei signori, ti porteranno da Nina e potrai stare al sicuro.», spiegai, cercando di sembrare forte.
«E tu?», chiese.
«Io...vi raggiungo più tardi.», mormorai.
«Ok, ciao ciao!», mi salutò allegramente, sporgendosi e baciandomi la guancia. Ricambiai, inspirando l'odore dolce dei suoi capelli.
«Ti voglio bene.», schiacciai l'occhio, con un filo di angoscia sul mio volto. Si limitò a sorridermi, e lo portarono via. Entrai a passo deciso, trovandomi davanti Victoria e due uomini grossi che le facevano da guardia del corpo. Ordinò loro di andare, rimanendo soli.
«Allora?», domandai infastidito. Mi fece sedere, e si avvicinò a me. Non avevo idea di cosa avesse in mente, e perché volesse perdere tempo. «Ficcami un proiettile in testa, e la facciamo finita.», continuai. Si mise a braccia conserte, fissandomi dalla testa ai piedi.
«Che cosa ha in più di me?», spostò i capelli da una parte, chinandosi con la schiena verso di me, e tenendo un dito sul mio mento. «Guardami bene. Ti sembra che sia meno sexy di quella domestica da quattro soldi?», aggiunse a pochi centimetri dalle mie labbra. «Ti sbagli.», spiegò decisa, portando molto lentamente una mano sul mio petto, scendendo sempre più fino ad arrivare all'intimità. Abbozzò un sorriso malizioso, tirandomi giù la cerniera dei jeans. Le afferrai il capo, avvicinandola al membro. Stava per scendermi i jeans, quando le diedi una gomitata dritta sul viso, sentendo un urlo di dolore. Mi alzai, prendendola dal collo e sputandole addosso.
«Preferisco morire, che scopare con te.».
Arrivarono in suo aiuto i due uomini, soccorrendola.
«Picchiatelo, muovetevi! Voglio vederlo strisciare ai miei piedi, voglio il sangue! Fatelo fuori!», gridò piena di rabbia.
Mi afferrarono dalla maglietta, spingendomi al muro e riempiendomi di pugni e calci. Ogni colpo, pensavo fosse quello decisivo. Non avevano pietà, mi torturarono fino all'ultima goccia di sangue. Gemevo dal dolore, fin quando si spensero i miei occhi e mi lasciarono cadere per terra, senza forze. Capii che la mia vita era finita.
Finisce qui il penultimo capitolo, pieno di sorprese e colpi di scena. Aspettatevi di tutto per il prossimo, nonchè l'ultimo ed ancora più entusiasmante. Ricordo, comunque, che ci sarà un sequel, quindi niente panico.
Nell'attesa, vi invito a dare un'occhiata al trailer della mia nuova storia Tatuata sul cuore, mi fareste molto felice. Alla prossima!
E non esitate a passare a leggere il libro Tears - After the rain di Emi_2808, rimarrete a bocca aperta per questo splendido capolavoro!
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Come acqua per il fuoco
RomanceMiguel, uomo a cui non manca nulla: una villa, una bellissima donna affianco, e molta fortuna, fin troppa. In alcuni momenti freddo e rude, in altri romantico e profondo. Nina, 25enne semplice e comune. Completamente sola, cerca di andare avanti fac...