Capitolo III.

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Avrei dovuto urlare a squarcia gola, dalla finestra, la stessa frase di ogni mattina. Ma ero nudo, sotto le coperte, con una spogliarellista di cui non sapevo neanche il nome. Tra due giorni mi sarei sposato, e mi ritrovavo a fare sesso con una sconosciuta. Avevo paura di ritornare l'uomo che ero prima. Fino a quel momento, non avevo mai pensato una cosa del genere. Avrei voluto cancellare quella notte di sballamento totale, ma non potevo. Cercai di non pensare a nulla, evitai ogni minimo pensiero. Non mi ero mai sentito così. Mi misi in posizione verticale, poggiando le mani dietro la testa e continuando a contare le piastrelle sul soffitto al di sopra del letto. Poi sentii una voce femminile, ed era in quel momento che mi chiesi cosa ci facessi ancora lì.
«Sensi di colpa?», mi domandò, passandosi una mano sui capelli rosso fuoco, poggiando il gomito sul letto e la guancia sul proprio pugno chiuso. Mi guardò, aspettando una risposta, che non arrivò. «Tranquillo, ne ho conosciuti di uomini come te. Passa in fretta. Giusto il tempo di frequentare un corso di recitazione, leggersi un paio di frasi romantiche su Internet, soddisfarla almeno 4 volte a settimana, e sarai un marito eccezionale.», aggiunse, con molta leggerezza. Non mi mosso, restai impassibile.
«Sai cos'è che mi fa davvero incazzare? Che nessuno, e dico nessuno, aveva il coraggio di uscire le palle, prendere la cornuta e dirle: stanotte ho fatto sesso con una spogliarellista, avevo tanta voglia di sfogarmi con una donna vera e adesso sono felice. Nessuno, cazzo! Tutti a mettere la faccia da cagnolino bastonato, a ricevere i regali del matrimonio, e poi? Continuare ad andare a puttane, mentre tua moglie è a casa a badare ai tuoi figli.», continuò, cambiando il tono della voce diverse volte, piegandosi in avanti.
«Hai finito?», replicai, girando lo sguardo verso di lei. Se non l'avessi fermata, probabilmente avrebbe continuato per un paio d'ore. Annuì, sdraiandosi nuovamente e stringendo a sé la coperta.
«Ecco, allora ti chiedo gentilmente di stare zitta perché ho già i miei problemi.», annunciai, mantenendo la calma.
«Scusa, non per farmi i cazzi tuoi, eh. Ma si da il caso che questa è casa mia, quindi...», precisò indicando la porta.
«Vuoi dirmi che...», risposi guardandomi attorno. «Che tu abiti in questa specie di catorcio?», finii la frase, incredulo.
«Oh, tesoro mio...», mi guardò, fingendo un dolce sorriso. «Ci sono donne miliardarie, che vengono cornificate per altre che vivono in dei catorci come questi.», spiegò, piena di sicurezza.
«Basta. Tu parli troppo, per i miei gusti.», dichiarai, allungando la mano per afferrare i boxer e i pantaloni. Mi sedetti sul letto, indossandoli.
Ah, silenzio tombale. Finalmente.
«Mi passi il perizoma?», mi spiazzò. Esitai per qualche secondo, ma glielo porsi. Mi ringraziò. Seguii, con la coda dell'occhio, ogni suo movimento. Aveva un corpo statuario, era sensuale anche nel vestirsi. Qualunque uomo non avrebbe resistito alla tentazione.
«Mi spii?», domandò girandosi verso di me, allacciandosi il reggiseno.
«Non credo ti metta in imbarazzo.», le dissi, abbottonandomi la camicia e cercando, disperatamente, di sistemare il nodo della cravatta.
«Vieni, ti aiuto io!», esclamò, avvicinandosi per darmi una mano.
«Grazie. Sono una schiappa per queste cose.», rispondo, accennandole un sorriso, forse forzato.
L'atmosfera stava cambiando, eravamo entrambi più tranquilli...anche se il fatto che fossimo così vicini, non mi aiutava per niente.
«Magari, poi, con calma, te lo fai insegnare da tua moglie.», spiegò, finendo di sistemare la cravatta e ricambiandomi il sorriso di qualche minuto prima. «Hai già deciso cosa dirle appena torni a casa?», continuò, aprendo l'armadio e infilandosi il primo vestito che le capitò davanti.
«No, non ne ho idea. Non so come comportarmi.», confessai con un tono abbastanza serio.
«La ami?»
«Sì, certo!», affermai convinto.
«Perché?», mi chiese. Ma che domanda stupida?!
«Come...come perché?», balbettai confuso. «Perché stiamo insieme da 7 anni, perché abbiamo passato tanti momenti belli insieme, perché...ogni notte la passo con lei, ogni colazione la faccio insieme a lei. Perché qualsiasi cosa mi succede, la condivido con lei. Per questo la amo e voglio sposarla, è la donna della mia vita.», le spiegai con un grande sorriso stampato sulle labbra.
«Ok, tutto molto bello, davvero.» Finì di sistemarsi i capelli, e si mise di fronte a me, a braccia conserte. «Ma più che donna della tua vita, io la chiamerei abitudine.», commentò, girando per casa. «Sei geloso di lei? Ti infastidirebbe se un uomo che non sia tu la toccasse? Quando abbiamo fatto sesso, avevi più paura per quello che ti sarebbe successo, o per quanto le avresti fatto del male?», mi domandò, voltandosi verso di me. Abbasso solamente lo sguardo. Mi siedo sul letto, allargando leggermente le gambe e poggiando le braccia su di esse. «Cosa devo fare? Cosa?», dissi tornando al suo sguardo. «Devo sposarmi fra tre giorni, cazzo. Tre!», aggiunsi. «Sono perso.»
«Sì, sei nella merda. Ma guarda il lato positivo.», mi rispose convinta.
«Quale sarebbe?»
«Il mio lato b.», mi rispose dandomi le spalle, e poggiandosi le mani sul proprio sedere, sollevandolo con un sorriso sulle labbra che contagiò anche me. Pensavo che quel giorno non sarebbe uscito mezzo sorriso dalle mie labbra. Poi la vidi ritornare seria.
«Ascolta, io non sono nessuno, giusto? Non mi importa della tua vita, anzi mi stai pure antipatico, e probabilmente non ci vedremo mai più. Ma un consiglio te lo voglio dare.», si avvicinò sempre più a me, abbassandosi leggermente e guardandomi fissa negli occhi. «In questi tre giorni, pensa bene a quello che vuoi. Credi di saperlo, ma in realtà non sai un cazzo.», mi raccomandò, afferrandomi dal braccio e accompagnandomi alla porta. «Adesso, vorrei tanto continuare la conversazione, ma devo andare a lavorare, cosa che forse tu sconosci. Chiacchierata emozionante, sul serio. Ciao!», mi disse abbastanza di fretta, cacciandomi. E tornai a casa.
***
Non dormivo da due notti, le parole di quella donna mi avevano sconvolto. Mi sentivo diverso, e la prima che lo notò fu Victoria. Non le dissi nulla di quella notte, mi aiutò Gonzalo a nascondere la verità. Non trovai il coraggio, e forse fu meglio così.
Era tutto pronto, c'erano tutti i presupposti perché il mio matrimonio andasse alla grande. Non avrei mai pensato di trovarmi, un giorno, davanti all'altare. Mi tremavano le gambe, non riuscivo a stare fermo davanti a tutti quegli invitati che si avvicinavano a me. Non ero mai stato un tipo ansioso fino a quel momento, ma ridevo facendo finta di nulla. 
«Oh, ti stai fermo un attimo?», ordinò Gonzalo, poggiando una mano sulla mia spalla. Era il mio testimone, glielo promisi da bambino che lo sarebbe stato.
«Sì, d'accordo. Fammi sedere.», dissi notando un posto libero vicino a Dolores. Forse non dovevo comportarmi in questo modo davanti alla madre della sposa, ma era più forte di me. Gonzalo mi afferrò dalle guance, fissandomi bene negli occhi.
«Ti conosco da più di 20 anni, e in questi 20 anni non ti ho mai visto così. Se hai un solo dubbio, non farlo, non sposarla. Non sei obbligato, ok? Si annulla tutto, non è un problema. Ti fai un bel viaggio lontano da questa città, ti svaghi, e non pensi a niente.», mormorò lentamente. Non ebbi il momento di rispondergli, che tutti acclamarono la sposa. Partì la solita musica d'ingresso, e mi alzai da quella sedia, posizionandomi di fronte a lei. Il mio cuore batteva a mille. Le sorridevo come un bambino, guardandola sfilare come una modella. Non l'avevo mai vista così bella. Pensai bastasse solamente che il sacerdote cominciasse il rito, e poi sarebbero finite le mie paure.
***
Nina's pov.
Ho chiuso il mio cuore in un segreto.
Tu sei il ragazzo sbagliato.
Ma solo tu hai la chiave.

Ogni volta che leggevo quel libro, ritornavo una bambina. Mi sembrava di essere una ragazzina di 12 anni, che sognava il suo principe azzurro. Io, adesso, avevo poco da sognare. A 25 anni eri consapevole del fatto che quel principe azzurro non sarebbe mai arrivato o, se dovesse arrivare, era perché avevi un culo pazzesco e direi che io e la fortuna eravamo come cane e gatto. Mi odiava così tanto che mi ritrovavo a cercare un secondo lavoro, perché con il primo a malapena riuscivo a pagarmi l'affitto. Che la fortuna sia con me!
***
Miguel's pov.

«Sì, lo voglio.», balbettai. Ero riuscito a dirlo. La guardai negli occhi, e le dissi di voler diventare suo marito.
«Io vi dichiaro marito e moglie.», annunciò il sacerdote. «Può baciare la sposa.», continuò rivolgendosi a me. La presi dai fianchi, baciandola con molta passione. Scoppiò a piangere, rovinandosi tutto il trucco. Mi convinsi che non ci fosse più motivo per essere agitato, ma avevo la tempesta dentro e non riuscivo a capire il perché. Avrei dovuto essere felice, ma non riuscivo a trasformare quell'espressione cupa, in un sorriso di gioia. Speravo fosse solo un momento di debolezza, sicuramente nei prossimi giorni sarebbe passato tutto.
«Auguri, amico. Spero tu abbia fatto la scelta più giusta.», mi spiegò Gonzalo tra la folla, abbracciandomi. Mi preparo psicologicamente ad affrontare la lunga serata. Si avvicinò anche Dolores, con un gigantesco sorriso stampato sulle labbra.
«Auguri, genero!», esclamò dandomi due baci sulle guance, poi si soffermò sul mio orecchio. «Se fai soffrire mia figlia, sei un uomo morto.», aggiunse con un tono intimidatorio, andando verso la figlia. Rimasi immobile per qualche secondo, cercando di metabolizzare il tutto. Perché venne a minacciarmi in quel modo? Cosa sapeva quella donna?
Non esitate a passare a leggere il libro Tears - After the rain di Emi_2808, rimarrete a bocca aperta per questo splendido capolavoro!
Alla prossima!

Come acqua per il fuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora