Capitolo VI.

775 128 35
                                    

Miguel's pov.
Sentivo che sarebbe stata la fine per me. Mi avrebbe rovinato un'insulsa ragazzina che non faceva altro se non intromettersi nella mia vita. La detestavo, era più forte di me. Forse, per la prima volta, avevo paura. Ma non sarebbe stata quella contadinella a distruggermi.
«Vieni, te lo dico io cosa succede.», le afferrai il braccio, con un tono di voce basso, nascondendo le mie preoccupazioni. Nina lasciò che andassimo via, senza fiatare. Non sapevo cosa avesse in mente, ma avrei fatto di tutto per salvare il mio matrimonio. Sarebbe stata la mia parola, contro la sua. Portai Victoria in camera da letto, facendo sbattere la sua schiena contro il muro. Strinsi con forza il suo sedere, baciandola con passione.
«Smettila, Miguel.», disse impassibile, liberandosi e sedendosi sul letto. Mi guardò. Il suo volto mi agitava, e non poco. «Dimmi perché hai litigato con la domestica, e perché non le hai tolto gli occhi di dosso da quando è stata assunta in questa casa.», aggiunse. Restai in silenzio per un attimo, poi scoppiai a ridere e mi sedetti affianco a lei.
«Ma davvero ti preoccupi di una del genere?», chiesi abbastanza divertito. «Mi aveva bruciato una camicia e sono andato a sgridarla per l'incapacità, non potevo tollerare una cosa del genere, amore. Capisci quello che voglio dire, no?», domandai aspettando una sua risposta.
«E ci pensi a quest'ora? Andandola a svegliare e, magari, godendoti il panorama di quelle cosce scoperte?», alzò la voce. Era incazzata nera, quasi non riuscivo a guardarla negli occhi.
«Shhh, abbassa la voce.», mormorai. Portai la mano sulla sua guancia, accarezzandola dolcemente. «Ma che dici, amore? Pensi davvero che ti abbia sposato per gioco? Lo sai che non sono quello di prima, e che tu dica questo, mi fa molto male.», spiegai facendo scivolare una lacrima lungo il viso. Non la feci reagire, che proposi immediatamente riprendendo un timbro di voce chiaro e deciso. «Guarda, dato che non voglio mai più discutere con te...perché non la mandiamo via? Non litighiamo in questo modo da tantissimo tempo, perché dovremmo ricominciare adesso per un'inutile cameriera?».
***
Nina's pov.
Fu faticoso quella notte prendere sonno. Non facevo che ricordare e ricordare le sue parole piene di sdegno. Non fui particolarmente sorpresa del fatto che mi parlasse in quel modo, poiché non era né il primo, né l'ultimo. Ma non capivo il motivo per cui mi sentivo talmente scossa, da rigirarmi continuamente nel letto. Speravo di non sentirmi così per tutto il resto della nostra convivenza in quella casa.
Lasciai che mentisse ancora una volta alla moglie. Non mi venne istintivamente di fermarla, e confessarle tutta la verità. Meritava tutta la merda di questo mondo, ma non riuscivo a giustiziarlo a dovere.
Erano solamente le 6, ed ero talmente stufa di pensare, che cercai di svagarmi con le faccende di casa.
«Nina!», esclamò Victoria con un sorriso sulle labbra, che ricambiai. Cosa voleva? Anche lei non era riuscita a dormire? Ma soprattutto: cosa sapeva?
«Buongiorno, signora.», risposi educatamente, continuando a darmi da fare, come se non esistesse. Mi toccava dare del lei ad una della mia stessa età, o quasi. Mi urtava parecchio. Come se mi sputasse in faccia la realtà: che ero inferiore a lei.
«Dammi del tu. Odio queste formalità superflue.», mi spiazzò parecchio, rimanendo con lo stesso sorriso sulle labbra. Annuii.
«Certo che sei proprio una stakanovista!», affermò ironica. Se sapesse quale motivo mi portava a lavorare come una dannata alle 6 del mattino.
Si sedette sul divano e poggiò una mano su di esso, invitando ad accomodarmi. «Forza, regalati qualche minuto di relax.», disse. Accettai, e mi accomodai su quel meraviglioso divano di velluto morbido bordeaux, trapuntato con rifiniture in legno a foglie d'oro.
«Intanto mi scuso da parte di mio marito, per quello che è successo stanotte.», annunciò. Sembrava veramente angosciata e pentita. L'unico problema era che doveva avere lui il coraggio di dirmelo in faccia, se fosse stato davvero pentito.
«Ma dimmi. Ci tieni molto a questo lavoro?». Speravo non iniziasse l'interrogatorio, e che non fosse una di quelle persone invadenti e troppo curiose.
«Non sai quanto. E' importantissimo per me guadagnare del denaro, e mi impegnerò con tutte le mie forze per soddisfare te e tua madre.», esclamai, guardandola negli occhi e accavallando le gambe.
«Sei una brava ragazza.», commentò dopo le mie parole. «Quello che vorrei farti capire è che puoi fidarti di me, e che voglio davvero costruire un rapporto amichevole. Ci tengo sul serio.», precisò accennandomi un sincero sorriso, e stringendomi le mani.
Avevo avuto la conferma che quella ragazza era solo una vittima, e dopo le sue ultime frasi, mi sentii peggio. Era diversa dalle altre miliardarie snob che avevo incontrato. Lei sembrava davvero umile, e non mi trattava come una sempliciotta. Mi trattava come una persona.
***
Miguel's pov.
Forse ero matto, o un bastardo, ma non mi sentivo in colpa nei confronti di mia moglie. Fino a pochi giorni prima, le avrei dato la vita. Non so cosa mi succedeva, ma qualcosa mi diceva che il mio dubbio poteva togliermelo solo una donna.
Victoria e Dolores erano andate a fare shopping, come ogni venerdì. Sentivo dal bagno, una voce dolce e allo stesso tempo stridula, come non riconoscerla. Successe tutto molto velocemente, aprii il bagno e trovai la sagoma del suo corpo statuario. Mi scappò un sorriso appena la vidi concentrata e scatenata, canticchiando quelle note. Mi sentivo come un ladro, come se invadessi la sua casa. Era come se avessi lasciato qualcosa in sospeso. Sarei rimasto a guardarla per ore ed ore, si muoveva come una dea. Stavolta non mi sarebbe scappata. Deciso, mi diressi a passo lento verso la doccia piuttosto larga, aprendo l'anta scorrevole di vetro. Afferrai i suoi fianchi da dietro, baciandole dolcemente il collo. Sobbalzò, girandosi verso di me e coprendosi con le mani il seno e l'intimità, lasciando cadere il soffione.
«Che cazzo ci fai qua? Vattene subito!», mi gridò, notando un lieve arrossamento sulle sue guance. Mi avvicinai ancora di più a lei, sfilandomi la maglietta e lanciandola per terra, fissando lo scorrere dell'acqua sul suo corpo. Poggiai la mia fronte contro la sua, mentre la mia mano le palpava il fondoschiena.
«Lasciami, ti prego.», implorava, mordendosi il labbro e indebolendo sempre più le proprie mani, finchè lasciò completamente scoperto il corpo. Le strinsi prepotentemente il sedere, sfiorando le sue labbra fino a congiungerle in un bacio carico di passione. Il calore e il desidero che avevamo l'un l'altro non riusciva a spegnersi neanche con la piena consapevolezza dei rischi che stavamo correndo in quel momento. Mi slacciò fremente i pantaloni, crescendo man mano l'attrazione delle labbra, che non si separarono. La spinsi contro l'anta della doccia, mordendole il labbro inferiore con così tanta foga che le sanguinò. Sussultò, lasciandosi sollevare la coscia destra, e scivolando la lingua sul mio collo, che baciò dolcemente mentre le sue braccia lo avvolgevano. Successivamente, succhiò un lembo di pelle, formando un livido violastro molto simile ad un succhiotto, forse per vendicarsi del precedente morso. Alzai il viso per facilitarla nel movimento, sospirando leggermente. Mi lasciò una piacevole sensazione, tanto che ci sorridemmo a vicenda. Ero sicuro: non sarebbe stato solo sesso, ma qualcosa di più.    
Non esitate a passare a leggere il libro Tears - After the rain di , rimarrete a bocca aperta per questo splendido capolavoro!
Alla prossima!

Come acqua per il fuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora