Capitolo XV.

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Riaprii gli occhi lentamente, con molta fatica. Pensavo non avessi mai più rivisto la luce del sole, che irrompeva dal vetro della finestra. Mi trovavo sdraiato su un letto. Non riuscivo a muovermi, avevo ancora un forte dolore allo stomaco, infatti non spostai le mani dalla pancia. Cercai di inclinare la schiena in avanti. Conoscevo quelle pareti, conoscevo quei mobili, conoscevo bene quella camera. Istintivamente, mi uscì un lieve sorriso di gioia.
«Eccolo l'uomo che non molla mai!», mi urlò di felicità, allargando le braccia.
«Gonzalo, non mi dire che...», mormorai.
«Non ti ricordi proprio nulla?», chiese, sedendosi sul letto. «Il piano è andato a buon fine. Ho raggiunto quella casa sul lago senza farmi notare, e ho chiamato la polizia. L'ho scampata grossa perché dopo aver staccato il cellulare, mi trovarono gli uomini di tua moglie. Guarda, ho un occhio nero per colpa loro. Per fortuna, la polizia è arrivata in tempo, e la tua mogliettina in questo momento si trova in carcere.», spiegò con un'espressione soddisfatta. «Sei stato in ospedale per qualche giorno, avevi ricevuto parecchi colpi ma senza rilevanti conseguenze, quindi sei sano e salvo. Il medico ha detto, comunque, che devi stare a riposo.», aggiunse, dandomi una pacca sulla spalla.
«Non ci posso credere, ce l'abbiamo fatta. Ce l'abbiamo fatta!», gioii allegramente, avvolgendo le braccia per abbracciarlo. «E Nina? Dov'è?», domandai guardandomi attorno.
Abbassò gli occhi per un paio di secondi, successivamente ritornò al mio sguardo.
«C'è una cosa che ti devo dire.», cambiò tono di voce radicalmente.
«Cos'è successo?», ribattei.
«Ho cercato di contattare Nina, ma non risponde a nessuna chiamata. Sembra sia scomparsa nel nulla. In giro si vocifera che sia partita, e che si sia portata con sé anche Lucas. C'è una buona probabilità che le cose siano andate realmente così.» constatò.
«Come? Non è possibile. Non avrebbe mai fatto una cosa del genere!», mi alzai di scatto, stringendomi più forte lo stomaco.
«Miguel!», gridò, poggiando le mani sulle mie spalle. «Ragiona. L'hai mollata con una cazzo di lettera, è convinta che ti abbiano ucciso, ed è normale che prende il primo aereo per dimenticare tutto quello che ha passato e farsi un'altra vita.», continuò.
«Devo andare da loro.», commentai, infilandomi le scarpe.
«Ma dove credi di andare? Ti giri tutta Europa? Non hai idea di dove possano essere, datti una calmata. Ci penso io!», affermò deciso.
***
Lo ascoltai, e lasciai che se ne occupasse lui finchè non mi sarei ripreso al 100%, avevo conosciuto anche la sua parte apprensiva.
Non poteva andare tutto liscio, c'era sempre qualcosa che mi impediva di stare bene con le due persone più importanti della mia vita. Avrei aspettato per anni, ma non mi sarei mai arreso. Li avrei trovati prima o poi, non avevo intenzione di lasciare tutto proprio adesso che non esisteva nessun ostacolo, e che potevamo essere felici insieme.
Il dolore allo stomaco si alleviò. Gonzalo era uscito, allora decisi di tornare a casa perché mi mancava molto e nonostante l'avessimo comprata da poco, mi aiutava a rivivere i ricordi con lei: il suo sorriso contaggioso, le sue carezze delicate, i suoi dolci ed irresistibili baci che riuscivo a sentire impressi sul mio viso.
Ma appena entrato, non avrei pensato di ritrovarmela di fronte. Era l'ultima persona che avrei voluto vedere.
«Che cazzo ci fai a casa mia?», imprecai, stringendo i pugni e provando un'immensa rabbia incontrollabile.
«Tranquillo, ragazzo. Accogli in questo modo tua suocera?», domandò con un'aria di presunzione, accavallando le gambe e rendendosi più a suo agio. «Carina la casetta. Certo, nulla da paragonare con la villa in cui alloggiavi fino a qualche mese fa.», precisò.
«Esci da casa mia!», ordinai indicando la porta.
«No, tesoruccio. Non così velocemente.», rispose, alzandosi e avvicinandosi a me con l'aiuto del bastone. «Azzardati un'altra volta a rivolgerti con questo tono, e terminerò quello che aveva iniziato mia figlia.», spinse con forza il bastone contro il mio mento. Abbassò nuovamente, fissandomi dalla testa ai piedi. «Ti stai disperando per la tua Nina, eh?», chiese.
«L'hai rapita tu!», esclamai preoccupato, guardandola negli occhi.
«Ti sbagli, bello. Però so dove si trova, e ti do un consiglio. Non perdere tempo, non cercarla. Perché se tornate insieme, come una famiglia felice, mi tocca intervenire. Non sarei più me, diventerei pazza e pericolosa. Non farmi arrivare a questo, mh?», avvisò fingendo un sorriso innocente.
Riusciva a farmi tirar fuori una rabbia tale da non controllare più i miei gesti, odiavo il fatto che si sentisse capace di comandare sulla mia vita, volevo finirla.
«Basta! Sono stanco delle tue minacce, sono stanco di voi. Devi morire, devi lasciarmi in pace!», le urlai contro, spostando la mia mano sul suo collo, afferrandoglielo con forza. La spinsi indietro, sbattendo la schiena sul muro. Percepii il suo respiro affannoso. Più passavano i minuti, più aumentavo la stretta. Occhi che sembrano voler uscire dalle orbite, nei quali intravedevo un senso di paura.
«Per fav...ore, Miguel!», supplicava, cercando di colpirmi col proprio bastone, senza risultati. Gridò così forte, che la sua voce iniziò a diventare roca, fino a non esistere. La lasciai scivolare per terra, e il suo cuore cessò di battere. Soltanto in quel momento, metabolizzai. Non mi riconobbi più, cosa ero diventato? Avevo ucciso una persona, l'avevo strangolata viva. Cominciai ad agitarmi, ero nel panico totale, e corsi via. Avevo commesso un omicidio, non riuscivo a capacitarmene. Qualche ora dopo, sarei diventato un ricercato. Era questo l'esempio che dovevo dare a Lucas? Dovevo lasciare che vivessero una vita da fuggitivi, per causa mia? No, non l'avrei mai fatto. Erano finalmente sereni senza di me, avrei fatto tutto il necessario per fargli raggiungere la felicità, anche se il costo sarebbe stato soffrire per il resto della mia vita.
***
Nina's pov.

Era difficilissimo mentire ad un bambino, ma non potevo di certo confessargli la realtà. Avrei dovuto trovare una scusa per nascondere la verità, avrei finto per anni, e sarei stata ancora più male perché mi sarebbe ritornato giorno per giorno il ricordo di lui, e della fine crudele che aveva fatto. Gli sorridevo sempre, era questo che si aspettava facessi, per convincersi che non ci fosse nulla sotto e per non farlo insospettire.
So che siamo incasinati, d'accordo? Io sono impulsivo, irascibile e ti sento dentro come mai mi era capitato. A volte ti comporti come se mi odiassi, un minuto dopo hai bisogno di me. Non faccio mai niente di giusto e non ti merito... ma maledizione, ti amo.
Ti amo più di qualsiasi cosa o persona abbia mai amato. Quando ci sei tu non mi servono alcol, soldi, incontri nè storie da una notte... tutto ció che mi serve sei tu. Sei l'unica cosa a cui penso. Di cui sogno. Sei tutto ció che voglio.
Inizialmente, quando rileggevo quel libro, mi limitavo ad inventarmi in testa un uomo immaginario che, un giorno, avrebbe detto di amarmi, cosciente e consapevole. Adesso, non ho smesso di immaginare, ma percepisco perfettamente l'uomo. Lui non è un personaggio fantastico, è sempre qui, nel mio cuore. Mi dispiace soltanto di non aver avuto il tempo necessario per dirci tutto quanto. Non doveva lasciarmi, non era il momento.
Mi sfogavo quando ero completamente sola, piangevo a dirotto pensando al viso dell'uomo che credevo sarebbe stato l'uomo della mia vita. Il mio difetto da sempre, era che sognavo tanto, anche troppo. Una parte di me, era ancora certa che lui non mi avrebbe mai abbandonato, ma era inutile ascoltarla. Prima o poi, avrei dovuto rendermi conto di averlo perso per sempre.
Lucas aveva subito troppo alla sua età, e l'idea di crescerlo, aiutandolo a fare i compiti, rimboccandogli le coperte la notte, consigliandolo nel migliore dei modi alle prime delusioni d'amore, e tutto ciò che avrebbe comportato, mi faceva paura, ma non terrore. Non ero pronta, ma nemmeno arresa. Sapevo di potercela fare, dovevo farlo perché Miguel ci teneva tanto a quel bambino, e avrei fatto di tutto per non deluderlo.
Pensai che cambiare aria, fosse un buon inizio. Gli dissi che Miguel aveva trovato un nuovo lavoro e che ci saremmo dovuti trasferire qui. Non reagì negativamente alla notizia, forse anche lui aveva voglia di cambiamento, e mi tranquillizzò un po'.
«Allora, cosa non riesci a capire, tesoro?», gli sorrisi, sfogliando il libro di matematica. Nessuna risposta, stette in silenzio a fissare il pavimento, molto pensieroso. «Ehi, tutto ok?», poggiai un dito sul suo mento, sollevandoglielo per attirare la sua attenzione.
«Non prendermi in giro. E' successo qualcosa a mio fratello, e tu non me lo vuoi dire!», mi spiazzò, tornando con lo sguardo basso.
«Ma che dici...Miguel sta benissimo, non si fa sentire spesso perché lavora molto e praticamente mangia e dorme in ufficio, ma verrà.», mentii, accarezzandogli dolcemente una guancia.
«E quando?».
«Molto presto, amore. Molto presto.», commentai. Lo strinsi forte a me, cercando di nascondere una lacrima. Per quanto volessi farlo, non riuscivo a dirgli come stavano le cose. Avrebbe sofferto troppo. Il mio obiettivo, da quel giorno, era distrarlo in tutti i modi affinchè smettesse di pensare al fratello. In contemporanea, mi avrebbe aiutato a dimenticare quello che avevo lasciato a Barcellona, la burlesque che attraeva qualunque uomo, quella maledetta villa, quel meraviglioso ma nello stesso tempo dannato libro. Avrei dimenticato tutto ciò che era collegato a lui. Cominciava un'altra vita per me.
«Perché piangi?».
«Saranno le ultime lacrime che vedrai scendere sul mio viso. Te lo giuro, Lucas.». 
Come promesso, ecco puntuale l'ultimo capitolo. Forse vi sareste aspettati un lieto fine, ma purtroppo non è stato così. Le strade dei due innamorati si sono divise, chissà se un giorno si rincontreranno.
Non siate tristi, attenderete un pò per il sequel, ma ne varrà la pena perchè ci saranno molti cambiamenti, entreranno in scena nuovi personaggi e sarà curioso vedere in che modo si è evoluta la vita di Nina e Miguel dopo un paio di anni dal loro addio. 
Io ringrazio tutte le persone che mi hanno sostenuto ed appoggiato, e spero continuiate a farlo. Lasciate un like o commento, mi servirà per capire che il mio lavoro non è stata solo una perdita di tempo. Grazie, e ci sentiamo presto!
E non esitate a passare a leggere il libro Tears - After the rain di Emi_2808, rimarrete a bocca aperta per questo splendido capolavoro!

Come acqua per il fuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora