capitolo 3.

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I tagli aumentavano sempre di più,avevo le braccia completamente piene, mi guardavo allo specchio e mi veniva da vomitare,ma c'era una voce dentro di me che continuava a ripetere "sono forte".
Un giorno crollai e mi ritrovai sul pavimento del bagno con la lametta che mi rovinò la vita per pochi secondi,sentivo il sangue scendere goccia per goccia sul mio braccio,mi sentivo libera,ma non mi resi conto di aver rischiato,subito dopo essere uscita dal bagno mi diressi in camera e sentii le vene pulsare,ne avevo prese ben tre insieme e potevo morire.
Col tempo a scuola si sparse voce che mi tagliavo e che ero depressa e da lì cominciarono gli insulti "eh lo fai per moda" "eh ora lo dico a tutti" "se non mi dai la lametta giro voce" e cominciai a crollare giorno per giorno,mi sentivo a pezzi.
Ragazze che quando passavo per scuola mi guardavano come se fossi un alieno,mi sentivo stanca,stanca di essere presa in giro per motivi che loro non sapevano.
Dicevano che era inutile farlo, che mi sarei rovinata la vita,e da una parte avevano ragione,ma quando stai male il dolore non si controlla e ogni volta cedi,cedi e cerchi di finirla per sempre,cercai di evitare più gente possibile in quel periodo e cominciai ad andare un giorno a settimana dalla psicologa della scuola,con cui mi sfogavo,ma non servì a molto.
Volevo dimagrire nonostante pesassi 40 kili,ma era più forte di me,volevo avere lo spazio fra le gambe e poca pancia,cominciai a mangiare molto di meno,volevo fare invidia alle altre,ma non ci riuscii,trovavo in me difetti che le altre non avevano, erano perfette,capelli liscissimi,occhi grandi, belle forme, carattere stupendo e tutti i ragazzi che gli sbavavano dietro,beh che dire,autostima a zero in meno di un giorno.

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