Jessie's Pov
"Si"
Vidi i suoi occhi illuminarsi e le sue braccia avvolgermi, le braccia del mio ragazzo.Damian cominciò a baciarmi letteralmente ovunque: dalle labbra al collo, per poi risalire sulla fronte per darmi quel bacio, quello che ti trasmette tutto l'amore che una persona prova per te.
Chiaramente nei momenti più belli della tua vita deve per forza esserci qualcosa che rovina il tutto: il mio iPhone iniziò a squillare "Mamma! La solita guastafeste", presi il telefono e risposi
"Mamma, il tuo tempismo è perfetto come al solito, che succede?"
"Jessie sto venendo a prenderti, dobbiamo andare a San Francisco"
"Che cosa? Che ci andiamo a fare? E perché ora?"
"Jessie tuo nonno è in ospedale e vuole parlare con te, non si sa se arriverà a dopodomani, per questo dobbiamo partire subito"
"Ma mamma io non l'ho nemmeno mai conosciuto, perché dovrei conoscerlo ora?"
"Jessie Williamson, tua madre ti sta ordinando di preparare la tua roba e venire a San Francisco! Se ti facilita le cose porta i tuoi amici!" disse con tono decisamente alterato.
"Okay mamma siamo in quattro, a tra poco" dissi chiudendo la chiamata.
"Ragazzi" mi voltai verso di loro "andiamo a San Francisco!" dissi con una specie di entusiasmo dovuto al fatto che amavo quella città.
"Che cosa?" risposero gli altri tre all'unisono e io spiegai loro la situazione e un po' confusi accettarono, l'auto arrivò mezz'ora dopo, non erano necessarie molte valigie poiché saremmo stati via solo un paio di giorni.
----------
"Mamma dove stai andando? I cartelli per San Francisco indicano dall'altra parte"
"Tesoro, pensavi davvero che mi sarei fatta dodici ore di viaggio da Seattle a San Francisco? Diciamo che tuo nonno ci ha messo a disposizione dei comfort"
"Ma di che parli?"
"Sono sicuro che ti piacerà, vedrai" mentre pronunciava quelle parole mi resi conto che eravamo finiti all'aeroporto, ma non dalla parte dove solitamente si accedeva ai parcheggi, davanti a noi c'era un gabbiotto di militari con un cancello. Mia madre abbassò il finestrino e porse un documento, dopodiché ci chiesero i passaporti e ci lasciarono passare.
Parcheggiammo poco più avanti per poi incamminarci a piedi (con i bagagli da trascinare), non potevo credere a quello che ci si stava presentando davanti "Oh mio dio! Quello è davvero un Bombardier Global 5000?"
"Te l'avevo detto che ti sarebbe piaciuto il Jet del nonno" disse mia madre lasciandoci tutti e quattro letteralmente con il mento sull'asfalto.
Ad attenderci in cima alla scaletta una ragazza di circa venticinque anni, sulla targhetta si leggeva il nome Leslie, aveva un lieve strato di fondotinta sul viso e un rossetto che le accentuava il sorriso, i capelli biondi raccolti in uno chignon alto, era davvero molto bella, una di quelle ragazze che ti giri a fissare mentre cammini per strada.Il Jet era decisamente elegante visto dall'esterno e presentava la scritta Shay Publications sulla fiancata.
"Benvenuto a bordo" disse la ragazza
"Grazie" risposi con un po' di rossore in viso... No, okay, ero decisamente bordeaux!L'interno era davvero mozzafiato, nella prima parte sul lato destro vi era un divanetto, mentre sulla sinistra sue grosse poltrone in pelle con un tavolino ripiegabile tra esse. Superato il primo separè vi era la parte adibita a sala da pranzo: un tavolo con quattro poltrone sulla inietta e sulla destra un mobile con un televisore a schermo piatto (sinceramente non ero sicuro che il segnale prendesse a trentacinque mila piedi), più in là invece vi era una piccolissima cucina. Infondo, nella parte posteriore vi era un piccolo ufficio dotato di un computer, telefono e altre cose che potrebbero sempre tornare utili quando si lavora.
Era un sogno, tutto questo non poteva essere vero!
Mi voltai verso i ragazzi che si erano già lanciati sulle poltrone in pelle e mi sedetti accanto a Dan, gli presi la mano e guardai i suoi bellissimi occhi marroni, quel marrone chiaro con una sfumatura giallo ambra."Ehi, che ti succede Jessie? Sembri piuttosto preoccupato"
Io feci spallucce e guardai fuori dal finestrino "Sinceramente..." sospirai "sono un po' preoccupato"
Lui mi guardò con una faccia perplessa come per chiedermi il motivo delle mie preoccupazioni "non capisco perché mio nonno, che non ho mai conosciuto e non si è mai fatto vivo in vita mia, abbia tutta questa fretta di vedermi. Quell'uomo ha vissuto settant'anni senza di me, può anche morire senza di me, non credi?""Jessie" intervenne mia madre "cerca di comportarti nel migliore dei modi, andrai li e lo conoscerai senza rabbia o pregiudizi"
"Va bene mamma" accettai.
"Bravo" mi accarezzò la guancia per poi andare verso la cabina di pilotaggio.
"Grazie di avermi accompagnato" sorrisi voltandomi verso Damian
"Amore mi stai ringraziando per aver accettato di fare un viaggio a San Francisco su un jet privato con tutti i lussi possibili e immaginabili, direi che sono io a dover ringraziare te" disse facendomi ridere.
"Torno subito" gli dissi alzandomi e dirigendomi verso la coda del velivolo.
"Ciao!"
"Salve signor Williamson, posso fare qualcosa per lei?" mi chiese cortese Leslie.
"Ehm" quel suo modo di parlare nei miei confronti era strano, non ci ero abituato "si, direi di si"
"Mi dica pure, signore"
"Ecco, direi che per prima cosa aboliamo il linguaggio formale, non so se ci vedremo ancora dopo il viaggio di ritorno, ma mi piacerebbe che diventassimo amici" era una bellissima ragazza e volevo davvero conoscerla, anche perché lei era sempre a contatto con il... nonno.
"Va bene Jessie, e che altro ti serve?"
"Beh ecco... Lui com'è?"
"Intendi tuo nonno? E' una persona davvero molto gentile, non ti preoccupare ti piacerà"
"Dici davvero?" non so perché ma quella fraseggi tranquillizzò moltissimo "e ha mai parlato di me?"
"Ultimamente ne parla spesso, ma non so se posso parlarti di questo, dovrebbe essere tua madre a farlo"
"Di che cosa dovrebbe parlarmi mamma?"
"Scusami Jessie ma davvero non posso" disse sincera.
"Non preoccuparti, grazie mille comunque" la salutai.
Il volo per San Francisco durò circa due ore, ma furono le due ore più lussuose della mia vita.
In aeroporto ad attenderci c'era l'auto del nonno, salimmo e andammo direttamente in ospedale. Cominciavo davvero ad essere in ansia, voglio dire, non si conosce mica un nonno tutti i giorni!Poco dopo fummo in ospedale e finalmente eccola li, stanza 208 terzo piano.
--------------------
Ehilà
Non picchiatemi so che non aggiorno da una vita ma sinceramente ho avuto un serissimo blocco da "che cazzo scrivo"
La vita di Jessie sta per essere totalmente ribaltata... Dan sarà in grado di stargli accanto e aiutarlo? Chissà....
Volevo anche ringraziarvi per tutti i like e i commenti che postate anche se aggiorno poco, e grazie anche a chi mi ha scritto in privato.
vi voglio bene
-xoxo
STAI LEGGENDO
You are my Forever
Teen FictionDamian (Dan) era un ragazzo di 17 anni, un rubacuori, il classico "figo della scuola". Conosceva poco del suo passato ma non gli importava e andava per la sua strada. Jessie (Jess) aveva 16 anni, frequentava lo stesso liceo di Dan. Era il tipico rag...