Capitolo X: Allyson

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19 gennaio 2007

"E così saremo totalmente protetti?"
Sorrise.
"Le do la mia parola. Niente è più sicuro del nostro software."
Sembrava ancora dubbiosa.
Un'impercettibile sopracciglio destro si inarcò per una frazione di secondo, prima che le buone maniere, il buonsenso e l'addestramento criminale entrassero in campo a reprimere l'istinto.
"Vedo che ancora non si fida di me. Comprensibile. Quante volte ormai si sente alla televisione la frase "Finto tecnico informatico assalta banca" o "Falsario inganna 87 persone mediante il suo giro di truffe informatiche" e si esclama: "non ci sono più i criminali di una volta"! La capisco, signora, ma le assicuro che la mia certificazione informatica è autentica ed io sono una consulente autorizzata, basta che lei cerchi il mio nome nell'elenco statale dei tecnici.
Al momento sono la numero 1 nell'intero paese."
Una risata imbarazzata.
"Non mettevo in dubbio la sua credibilità o la sua bravura, mi avevano informato ampiamente della professionalità con cui è solita lavorare..."
Un pensiero quasi scivolò attraverso le labbra carnose della consulente: "Certo che lo hai pensato, troia dai capelli ossigenati.
So che lo hai pensato.
Eccome se ci hai pensato.
E so anche il motivo.
Non ti biasimo, perché mai dare fiducia ad una sporca negra come me? D'altronde lo dici sempre, dall'alto del tuo QI negativo, scrivi sempre nei tuoi post anonimi appiccicati ovunque sul web di come sia evidente e palese la nostra inferiorità.
Ti diverti a chiamarci scimmie.
Razza ignorante.
Ma l'insulto che ti viene meglio è "negro".
Detto con quella r tanto arricciata, stretta fra una gutturale consonante e una vocale sputata con odio...
Negro.
Negro.
Negro.
Sembra che tu conosca solo questa parola.
Negro.
Provi gusto a sentir parlare dei ventisett'anni di Mandela in prigione, gioisci nell'udire le parole "Ku Klux Klan", godi ogni volta che l'anno effettua la sua tappa obbligata il 4 aprile, giorno in cui King morì ucciso da un folle come te.
Troia negra, ladro negro, sporchi negri.
Aggiungi una vasta gamma di aggettivi.
Ci proverò anche io.
Bianca infame.
Bianca incapace.
Puttana bianca.
Demente bianca.
Pezzente bianca.
Vedrai cosa ci faccio io, con i tuoi conti in banca, frutto solo della tua mera prostituzione, vedrai come sfrutterò contro di te la tua cronologia delle ricerche piena di tutto quel porno malato che ti eccita, pedofila di merda, ti auguro un cancro al più presto, vedrai dove appariranno tutti i messaggi con cui tenti di adescare i bambini o con cui cornifichi allegramente tuo marito, il terzo in quattro anni, vedrai se non ti riduco sul lastrico a forza di scandali e insulti.
Vedrai, hai scelto la persona sbagliata con cui litigare.
Tanto per la cronaca, tengo ad informarti che le "deplorevoli attività" menzionate prima nel solito discorso per convincere i bastardi mentecatti come te sono opera della sottoscritta.
E a titolo informativo, sono stati effettuati senza la benché minima fatica."
La lingua però venne bloccata prima che potesse avvelenare la conversazione, e il filtro fra cervello e bocca effettuò diligente il suo lavoro, bloccando il contenuto del discorso come un setaccio blocca le pietre troppe grosse.
Meccanica, quasi obbligata, rispose come il codice riteneva consono e civile un discorso effettuato in quegli ambienti: "Allora le hanno detto bene, cara signora, ha di fronte la migliore! Senta, so bene che dopo un attacco informatico della portata di quello che lei ha dovuto subire, con tutti quei dati personali divulgati e sparsi in giro per internet come pane alle papere, è restia a concedere il lusso della fiducia.
Lo capisco bene."
Una piccola pausa d'effetto.
Gli occhi della bionda rimasero bramosi delle informazioni successive.
Capì di averla sotto il suo totale controllo.
"Lo capisco molto bene.
Le farò una confidenza: anche io, a mia volta, tempo fa fui vittima di un attacco informatico. Come è accaduto a lei, la mia privacy fu violata, la mia reputazione rovinata, la mia vita distrutta.
Non potevo tollerarlo.
Persino gli sconosciuti mi additavano, ridendo ignobili e meschini.
Proprio come lei mi diressi dubito dalle autorità competenti, reclamando i miei diritti violati: per una volta svolsero diligentemente il loro lavoro, cancellando tutti i dati a mio riguardo che non volevo fossero pubblici. E dunque decisi di studiare.
Studiare per poter difendere altre persone dal passare ciò che avevo dovuto sopportare passivamente io; qualche anno fra i libri e computer ed eccomi qui, realizzata e consapevole, ad impedire che la mia storia si ripeta."
La sorpresa si dipinse sul volto confuso e intontito della vittima.
"Davvero ci si mette solo qualche anno ad arrivare al suo livello?!"
"Ma certo, basta averne la volontà."
Bugia.
"Anzi, una volta capito il metodo, è relativamente facile."
Ulteriore menzogna.
"Ora, tornando al nostro discorso iniziale, io sono qui solo per aiutarla.
Per fornirle la protezione che serve affinché il terribile affare che le è accaduto non succeda mai più. Il nostro software, sviluppato dai più capaci e famosi programmatori del nostro paese, riesce a inglobare al suo interno tutti i suoi account e l'intero contenuto dei suoi computer e sigillarli con una serie di crittografie di cui solo lei avrà la chiave."
Un ultimo dubbio apparve sulle labbra.
La "consulente" lo intercettò ed anticipò.
"...ovviamente lei usuifuirebbe di uno sconto considerevole, vista la sua importanza e la sua fama sarebbe per noi un onore averla fra i nostri clienti."
Un sorriso d'approvazione.
Un sorriso lucroso a risposta.
"Allora, siamo d'accordo?"
Mano tesa, impaziente di concludere l'affare.
Per meglio dire malaffare.
"Siamo d'accordo."
Stretta di mano vigorosa da una parte, snob e superficiale dall'altra.
Estrasse un contratto, con il tipico rumore della carta sventolata.
Una serie di dati preinseriti anticipavano una serie di spazi bianchi, riempiti non senza difficoltà dalla cliente ormai caduta nell'imbroglio con tutte le scarpe.
Ritirò il modulo, controllò velocemente che tutto fosse compilato a dovere e sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi.
"È stato un piacere lavorare per lei. Le telefonerò non appena il software adatto al suo sistema verrà reso operativo. Grazie per averci scelto."
"Grazie a lei."
La donna se ne andò, barcollante sui tacchi titanici, convinta di aver fatto un affarone.
Convinta lei...
La nostra programmatrice stava per tornare a fiondarsi fra i server a sradicare ogni informazione a cui precedentemente non si era avvinghiata - con il rinnovato aiuto dei dati mancanti prontamente fornitigli dell'oca durante la compilazione del modulo - quando le cadde l'occhio sul nome che aveva scelto per la copertura del servizio inesistente.
Il suo nome d'arte, il nome con cui la chiamavano coloro che le volevano bene, il nome che le riportava alla mente tanti ricordi vecchi di decine di anni.

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