Ci sei tu a colmare il mio vuoto

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Passarono tre anni. Viaggiai conoscendo e raccontando di vite di eroi o di semplici contandini. All'età di 19 anni giunsi in un villaggio nei pressi della catena montuosa delle Alpi. Fui accolto a La Brigue da un tramonto mozzafiato. Il ruscello, che scorreva lentamente tra l'argento di sassolini ed il verde dei fili d'erba, cullava i raggi del sole che volevano assopirsi oltre i monti dalle cime innevate. Rimasi ad ammirare il paesaggio su di una collina poco elevata, mi stesi piegando le braccia per portare le mani dietro la testa e chiudendo gli occhi per godere del silenzio disturbato dai suoni della natura. Quando riaprii gli occhi compresi di aver dormito per un pò e di esser stato risvegliato dal rumore di passi che si avvicinavano schiacciando e spezzando i fili d'erba presentatisi sul loro cammino. Avvertito il pericolo di quei passi furtivi, mi alzai di scatto e impugnai il coltello che portavo sempre con me puntandolo verso la fonte dei rumori. Una figura umana si avvicinava a me nel buio della notte, prima il capo, poi il corpo ed infine le gambe. Arrivò in cima alla collina raggiungendomi, non riuscendo ancora a distinguere la sua figura non rinfoderai il coltello. Ero un abile lottatore, in passato ero stato costretto a scontrarmi con uomini più robusti e imponenti di me e le numerevoli sconfitte subite mi fecero capire che avrei dovuto usare l'ingegno per vincere. Mentre architettavo un piano di lotta e consideravo i vantaggi e gli svantaggi della mia posizione riposizionai lo sguardo sull'uomo che mi veniva in contro e persi il controllo. Era la creatura più affascinante che avessi mai incontrato. Una fanciulla non molto alta dalle curve delicate, i lunghi capelli bruni e dei grandi e profondi occhi verdi. Rimasi a guardarla senza dire una parola, si sorprese a vedermi ed esitò a restare.

-«Voi chi siete?» disse facendo trasparire una lieve paura.

-«Sono un viaggiatore, un trovatore, a dire il vero»

-«Dunque venite da lontano?»

-«Dubito che voi conosciate il luogo da cui provengo»

-«Dubito che voi mi conosciate abbastanza da poter sapere ció che io conosco del mondo» disse abbandonando la paura ed acquistando una sicurezza che le permise di alzare leggermente il mento con orgoglio.

-«Vi dirò quel che so su di voi. Siete la fanciulla più incantevole di tutte quelle che ho potuto incontrare in passato e di quelle che potrò incontrare in futuro; siete rispettata da tutti al vostro villaggio perchè la vostra figura si presenta forte e capace di gestire qualsiasi situazione ma vi piace venire in questo luogo ogni sera alla stessa ora per poter ammirare la volta celeste perchè in verità siete una ragazza semplice in cerca della felicità.»

A queste parole sgranò gli occhi per un attimo,poi alzò lo sguardo al cielo e prese parola.

-«Soltanto quando perdo la speranza.»

-«Prego?»

-«Questo posto mi ricorda che Dio esiste e che non ci abbandonerà finchè esisteranno persone che credono.» esitò per un istante,poi si sedette sull'erba e volse lo sguardo verso di me e continuò -«Voi credete?»

-«Credere? Credere in cosa? Nell'esistenza di un Dio a cui non importa se qui ci sono bambini che muoiono o sperare che non esista alcuna figura capace di decidere il nostro destino?»

Girò la testa e mi guardò sgranando gli occhi evidentemente sorpresa.

Mi sedetti anch'io non molto lontano da lei e volsi lo sguardo al cielo notando una stella più brillante delle altre.

-«Siete il primo.»

-«Sono il primo ad eludere le vostre speranze,ne sono a conoscenza, non è la prima volta.»

-«No, siete la prima persona che ragiona con la propria mente. Mi avete sorpresa e rallegrata.»

Rimasi in silenzio ad osservare il suo viso illuminato dalla luce lunare, la sua pelle candida e pura sembrava quasi luccicare più delle stelle ed i suoi occhi assumevano un colore intenso che mi attraeva a sè.

-«Guardate tutte le persone in questo modo?»

scossi la testa e risposi:-«No,amo osservare soltanto le stelle e quest'oggi sto guardando la più bella e splendente di tutte».

Sorrise arricciando un pò il naso.

-«A quante fanciulle avete rivolto queste parole?»

-«Tante quante sono le lune»

-«Dovrei sentirmi lusingata?!»

-«Solo se per voi sono una persona che valga la pena considerare»

-«Siete mai stato innamorato?» disse rivolgendo ancora una volta lo sguardo al cielo.

-«Non è cosa per me l'amore»

-«L'amore è qualcosa di cui tutti possono godere, è forse l'unico motivo per cui noi siamo qui. Amare è la lezione più importante che un uomo possa imparare e se muori senza avere amato allora non sei

realmente perchè non sei realmente vissuto.»

Le sue parole mi sorpresero e mi spinsero a chiederle:-«E tu? Hai mai imparato questa importante lezione per l'uomo?»

Abbassò lo sguardo.-«Era ciò che pensavo un anno fa, ma commisi un grave errore.»

Mi avvicinai a lei, raccolsi con l'indice una lacrima che le rigava la guancia; le presi il mento con una mano avvicinandola lentamente a me e sfiorai le sue labbra con le mie. Fu un attimo, ma compresi che lei avrebbe potuto colmare il vuoto che, tre anni prima, mi aveva spinto a partire. La guardai negli occhi offuscati dalle lacrime e le sussurai dolcemente:-«Io sarò lì con te a porvi rimedio».

Il sogno dei ricordiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora