Eravamo di ritorno all'abitazione di Matteo. Afflitti, in groppa ai nostri destrieri eravamo tenuti dal pensiero di doverci occuppare di quella bambina che stavamo portando da Isabella. Eravamo in viaggio già da qualche ora. Prima di partire Matteo ha controllato che non ci fosse nessun' altra anima al villaggio. Quante volte l'ho sentito correre e non darsi pace, in soli due giorni! Alla luce del sole correva fra le macerie del suo passato chiamando coloro che ormai erano solo fantasmi; nel buio della notte tentava di ottenere una tregua dal suo costante dolore cercando nei sogni ciò che poteva farlo stare meglio: reincontrare sua moglie Isabella, i suoi figli, sapere Gisella in vita...Gisella. Non sapevo che tipo di relazione ci fosse fra lei ed il fabbro ma doveva tenerci molto a lei. Al contrario di me, lui non ha pensato neanche per un attimo di abbandonarla...e se solo non avessi esitato, forse avrei ritrovato da solo la via che mi avrebbe riportato da lei e avrei impedito tutto questo. Eppure ero sicuro che Gisella, la mia amata, la fanciulla che incontrai su quella collina, la stessa che rideva così sgraziatamente da non poter non amarla, la stessa che all'udir di un apprezzamento lascia arrossare le sue goti evidenziando le piccole e poche lentiggini che ha ai lati del naso, la stessa che sogna di avere dei bambini che facciano a gara fra loro, la stessa che ha saputo amarmi e ha insegnato a me "la più grande lezione che l'uomo possa apprendere", la stessa di cui ero certo che fosse ancora in vita. "Dev'essere ancora viva. Ma per quale motivo non ha aiutato quella bambina? Se era lì ed è viva, perchè non ha fatto sì che almeno Isabella si salvasse? Forse ha tentato ma è stata frenata da qualcosa che doveva proteggere allo stesso modo, qualcosa di importante, qualcosa che aveva bisogno della sua presenza" fu allora che capii che la mia risposta non era in qualcosa ma in qualcuno. In...
