Da quando tu non ci sei

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Aprii gli occhi e mi ritrovai disteso su di un prato ai piedi del sole che nasce e risveglia la natura scoprendola dalle buie coperte della notte. La rugiada aggrappata ai fili d'erba teme di cadere dagli steli e viene disturbata dal canto degli uccelli che insegnano ai neonati a volare. Mi alzo in piedi e allungo le braccia verso l'alto salutando il mattino, mi volto e mi sorprende non trovare nessuno. Dopo pochi attimi mi riappare un viso, il suo candido viso dai profondi occhi verdi che posso rivedere soltanto nella mia mente perchè non era più lì accanto a me. Non conoscevo neanche il suo nome, forse non l'avrei rivista mai più.Rassegnandomi all'idea diedi inzio,ancora una volta, al mio viaggio.

Ebbi lo stesso risveglio di tutte le mattine: nella mia stanza, sul pavimento, prima che il sole s'innalzi dall'orizzonte. Mi alzai, uscii dalla stanza in silenzio e mi recai al fiume con le altre donne per poter fare il bucato. Nulla di diverso, eppure io mi sentivo un'altra persona. Non ne conoscevo la causa ma era come se dovesse accadere un evento importante che potesse cambiare la mia vita. I miei pensieri scorrevano veloci proprio come le acque del fiume in cui affondavo le mani ormai rovinate dal tempo e dal lavoro. Potevo lavorare fino al tramonto, una volta andato via il sole sarei dovuta tornare alla mia abitazione. Così fu anche per quel giorno: ritornai a casa dopo il tramonto.

Entrai in casa e cominciai a bollire le verdure del magro raccolto di quel periodo di carestie, anche quella sera avrei dovuto assaggiare il sapore della fame. Mentre ravvivavo il fuoco, udii un rumore proveniente dalla stanza e compresi di non essere sola. Conoscendo già la fonte del fastidio attesi immobile su di uno sgabello, poi si spalancò la porta della camera da letto e vidi la figura di un uomo con una bottiglia di birra ormai vuota.

-«Dove sei stata finora?» disse l'uomo con la bocca impastata, ubriaco tanto da riuscire a tenersi in piedi solo tenendosi alla porta.

-«Dove vado tutti i giorni: ero al fiume. Non siete andato a lavorare neanche quest'oggi?»

-«Non devo risponderne a...a te»

-«Dovreste smetterla di perdere tempo e soldi in quelle sudicie birrerie»

-«Sono io l'uomo di casa, amore mio. Non puoi dirmi quel che devo fare.»

-«Siete in errore per due motivi. Io non sono il vostro amore da molto tempo,ormai e sono io a guadagnare il denaro che ci procura i viveri necessari. Sono io l'uomo di casa, voi siete soltanto un ubriacone.» dissi provocandolo.

Si avvicinò barcollando, lanciò la bottiglia a terra fracassandola.

Mi alzai di scatto e cercai di raggiungere la porta per scappare fuori ma sentii prendermi per i capelli e in un attimo caddi a terra, in ginocchio. Tenendo stretti i miei capelli nella sua mano avvicinò la bocca al mio orecchio e parlò sprigionando un insopportabile odore di alcool:-«Vuoi provare le stesse sensazioni di ieri sera?

Quando ti ho procurato quelle ferite su tutto il corpo?! Sai,io mi sono divertito molto. Come la nostra prima notte di nozze,ricordi?»

A quelle parole non riuscii a trattenere le lacrime ma rimasi immobile sperando che quel mostro, che una volta ho amato, trovasse la pietà di lasciarmi andare.

-«Io credo che il tuo silenzio sia un segno di consenso»

Mi fece comprendere che non sarebbe mai cambiato nulla per qualunque delle mie reazioni. Provai a reagire e a scappare. Mi prese per un polso,poi per l'altro; gli sferrai un calcio allo stomaco ma riuscii solo ad irritarlo; mi bloccò al pavimento esercitando il suo peso su di me. Non riuscivo a reagire, sentivo le lacrime che non accennavano a fermarsi e mi agitavo senza alcun risultato. Era finita: mi avrebbe violentata ancora una volta e non avrei potuto evitarlo. Ricordai quel tempo in cui ne ero innamorata, quel tempo in cui ero troppo giovane per capire cos'è l'amore, ero troppo giovane per gestire quella situazione. Non sarebbe mai cambiato nulla. A quei pensieri stavo per sottomettermi ma poi si presentò quell'immagine nella mia mente, quell'immagine che mi contrariò: da quel momento sarebbe stato tutto diverso. Il viso di un ragazzo, quel viso dagli occhi marroni,così scuri da confondersi in migliaia di variazioni, gli occhi del ragazzo che avevo incontrato la sera prima; sferrai un altro calcio con una forza alimentata dall'ira e dalla voglia di fuggire. Colpii con un ginocchio il suo stomaco facendogli allentare

Il sogno dei ricordiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora