Non di nuovo

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Spiegai a Frà Tommaso che sarei partito ignorando la data del mio ritorno, annuì, sorrise e mi strinse in un forte abbraccio che mi sollevò a pochi pollici dal terreno. M'incamminai chiedendo alla mia memoria di non tradirmi, ma di aiutarmi a giungere al villaggio di Gisella. Continuai fino al bosco, camminai tutto il giorno tra gli alberi. Bisognava essere accorti, di quei tempi i viaggiatori erano aumentati e, con loro, anche i furfanti. Tentai di ridurre la mia permanenza nel bosco; scovai un fiume, rammentai l'anziana signora del villaggio di Gisella che avevo incontrato tre anni prima, lavorava al fiume: se avessi seguito il corso del fiume avrei potuto trovare quel che cercavo. L'ora del crepuscolo era vicina e, per mia fortuna, anche un insediamento dove avrei potuto trovare alloggio. Chiesi a qualche passante informazioni sul posto spegnendo la mia vaga speranza di aver già ritrovato il villaggio di Gisella. Tentando di ricevere ospitalità dagli abitanti, bussai alle porte di diverse case, molte anziane signore si sono rifiutate da subito, altri hanno voluto lasciarmi credere di poter cedere ma non ebbi molto successo. Bussai ad un'altra porta ripromettendomi che sarebbe stata l'ultima.

-«Desidera?» aprì la porta una fanciulla dal viso lievemente invecchiato, anzi no, stanco.

-«Chiedo l'onore di ricevere per una notte la vostra ospitalità, sperando che il vostro aspetto gentile non celi altro che la verità» sorrise. Si voltò verso l'interno della casa e chiamò ad alta voce il nome di Matteo. Giunse dinanzi la soglia un omaccione che mi rivolse uno sguardo da capo a piedi.

-«Alloggio,eh?» anuii col capo.

«E dove sei stato finora?»

-«In un villaggio oltre il bosco, nei pressi di Genova.»

-«Sei uno scansafatiche?»

-«Sono un trovatore, ma di questi tempi mi tocca eseguire anche altri lavori»

Mi guardò ancora riflettendo.

-«Non ci siamo già incontrati?»

Prima di rispondere valutai i vantaggi che avrei potuto trarre da quel suo dubbio, ma poi, in un attimo mi tornò alla mente l'immagine di quel fabbro al comando del carro, riconobbi la donna che mi aveva aperto la porta come la fanciulla che s'affacciò dal retro del carro con la sua chioma bionda.

-«Voi siete il fabbro!»

-«Già, ma è la vostra identità che non colgo»

-«Il ragazzo sul sentiero del vostro vecchio villaggio...voi stavate partendo con la vostra famiglia ed io vi ho domandato indicazi...» non feci in tempo a terminare le mie parole che fui assalito dalla voce di quell'omaccione:-«Ma si, voi siete il ragazzo alla ricerca dell'amore perduto!» gettò più di uno sguardo alle mie spalle e continuò «ma a quanto pare la ricerca non ha dato frutti»

Abbassai il capo e poi lo rialzai leggermente e, sorridendo tristemente,  dissi -«Ci sto lavorando»

Giunse sua moglie che s'insinuò tra le braccia del marito e, spostando lo sguardo da me a lui, proferì parola-«Allora, Matteo. Quando lascerai entrare questo giovane?»

Il fabbro sorrise. «Ah Isabella! Hai spazzato via i suoi dubbi!» poi si rivolse a me «Riccardo, puoi entrare. Questa adorabile fanciullla è mia moglie, e quelli» disse indicando tre bambini non troppo piccoli «sono i miei figli.»

-«Piacere di conoscervi» dissi accennando un inchino verso la donna e salutando con la mano i bambini.

-«Perchè non vai a prendere della paglia, mentre preparo la cena?» disse Isabella rivolta a suo marito.

-«Vieni con me, Riccardo.» anuii e poi lo seguii. Attraversammo la stanza raggiungendo un arco che portava al cortile posteriore. Lì vi erano gli attrezzi da lavoro di Matteo e , a sinistra, vi era un modesto pollaio affiancato da una costruzione: quattro travi coperte da diverse assi di legno, al suo interno, paglia e fieno.

Il sogno dei ricordiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora