Sentivo Lynwood dietro di me, ma avrei comunque continuato a camminare verso la mia stanza. Stavo per sbattergli la porta in faccia, quando frappose il piede tra lo stipite e la porta; riuscì ad entrare senza problemi, chiudendosela alle spalle e girandosi verso di me.
"Lasciami spiegare...", iniziò lui, il tono triste e paziente.
"No!", urlai. Gli indicai la porta e aggiunsi: "Vattene!".
Mi si avvicinò lentamente, bloccando appena in tempo le mie braccia alzate: non avevo mai avuto la voglia di mettere le mani addosso a qualcuno come in quel momento.
Le dita attorno ad entrambe le mie braccia, mormorò: "Penso sia ora di di dirti la verità".
E mi preparai mentalmente alla frase che mi avrebbe uccisa senza problemi.
"Tutto è iniziato in un freddo giorno di dicembre. I tuoi genitori si erano appena sposati e avevano detto al popolo che avevano intenzione di dare al mondo il futuro erede al trono. L'eccitazione era tale da indurre gli abitanti a spargere la voce addirittura oltre i confini di Dalias, arrivando alle orecchie di mio padre: a quei tempi governava da solo il regno di Wandars e, una volta saputa la notizia, decise di darsi da fare. Non tanto per sposarsi, quanto per avere un bambino: se fosse stato dello stesso sesso dell'erede al trono dei Wilson, avrebbe potuto scambiarli senza alcun problema", spiegò, allentando la presa.
"Scambiarli?", ripetei, del tutto confusa.
Lynwood annuì. "In quegli anni Dalias era uno dei regni più importanti e potenti, perciò mio padre pensò che, se avesse scambiato i bambini, sarebbe salito al trono proprio suo figlio. Una volta cresciuto, avrebbe capito di appartenere alla famiglia di Wandars e mio padre gli avrebbe dato indicazioni su come regnare su Dalias. Per farlo, però, doveva essere sicuro al cento per cento che suo figlio assomigliasse – in qualche modo – all'erede dei Wilson. Mio padre ha gli occhi azzurri e i capelli biondi, perciò aveva bisogno di una moglie i cui occhi fossero verdi e i capelli neri: in tal modo sarebbe nato un bambino dai tratti simili a quelli dei tuoi genitori, così da non creare sospetti inutili nel castello e nel resto del regno. L'unica ragazza bruna e dagli occhi verdi era una ballerina di Wandars: mio padre pensò che, oltre ad essere perfetta, fosse anche di una bellezza straordinaria. Si sposarono il giorno dopo essersi conosciuti – mio padre doveva affrettarsi parecchio per rispettare i tempi – e il 9 settembre dell'anno successivo nacqui io. Ero venuto alla luce un paio d'ore prima rispetto a te, però non era questo il problema: l'erede al trono dei Wilson era una femmina, mentre io ero un maschio. Il re di Wandars decise di fare un altro tentativo, ma stavolta non si sarebbe sporcato le mani: suo fratello – più piccolo di un anno e dagli stessi suoi tratti – gli parlò abbastanza a lungo da convincerlo a lasciargli il comando. Commise lo stesso peccato di mio padre, sposando però una donna bruna e dagli occhi azzurri. Dalla loro unione nacquero due gemelli: Jake e Catherine".
Il mondo mi crollò addosso.
"Catherine non è mia sorella?".
Lynwood scosse la testa. "Lo scambio avvenne nella notte del giorno della sua nascita: nessuno se ne sarebbe accorto, anche perché la tua vera sorellina non aveva ancora aperto gli occhi rivelando il loro colore. Le guardie di Wandars la lasciarono sugli scalini di una chiesa come gli era stato ordinato; poi tornarono al castello come se non fosse successo nulla. Catherine era diventata una delle principesse di Dalias, ma non avrebbe mai potuto salire al trono, non se la corona spettava a te. Eri l'unico ostacolo non previsto di mio padre, il quale – dopo essersene reso conto – decise di non volere più intralci. Ti avrebbe uccisa con le sue stesse mani, se non gli fosse venuta un'idea migliore: promettendomi in sposo alla principessa più grande di Dalias, avrebbe avuto un figlio al trono del regno senza dover necessariamente lasciare tutta la gloria a suo fratello. Mi ordinò di toglierti la vita non appena ne avessi avuto l'occasione, così da rendere Catherine la nuova figlia maggiore dei Wilson e non far ricadere i sospetti né su di me – il futuro re –, né sull'erede al trono del regno di Dalias – ovvero Catherine. Dopo esserci conosciuti, ti seguii nell'unica chiesa in cui eri andata, probabilmente a pregare per i tuoi nonni: lontana dal castello, nessuno sarebbe stato in grado di sentire le tue urla e avrei potuto tranquillamente ucciderti. Ti accorgesti di me e scappasti appena in tempo da riuscire a salvarti, mentre io pensavo ad un altro modo per toglierti di torno. Due settimane più tardi entrai di notte nella tua camera: avevo convinto tua madre a smettere di chiuderti dentro a chiave, così non ebbi problemi ad intrufolarmi nella tua stanza; ma la tua impotenza di fronte alla mia spada ti rese tanto bella da togliermi il fiato". Accennò un sorriso. "Ammetto di essermi invaghito di te già dal primo incontro, però mi ero ripromesso di non commettere errori e tantomeno di innamorarmi della mia vittima. Comunque, fuggii dalla finestra e rientrai nella mia camera sperando che non mi avessi riconosciuto: in quel momento giurai a me stesso che non avrei più cercato di ucciderti, una promessa che giunse alle orecchie di Jake non appena ebbe capito che avevo fallito. Per proteggere la mia copertura, ordinai ad una decina di guardie di Wandars di venire a Dalias per sorvegliare le mura del castello, nonostante il pericolo fossi proprio io; Jake, invece, ne fece mandare altre due".
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Silver Knights
FantasyIl misterioso assassinio del re di Dalias ha scosso tutto il reame, il cui destino dipende quasi esclusivamente dalla figlia maggiore. Un matrimonio combinato sembra essere l'unica possibilità di un'offettiva ripresa, ma il giovane principe nasconde...