XIX - Nuvole e tempeste

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Una settimana più tardi, organizzammo la festa di cui avevamo parlato nella foresta insieme a tutti gli elfi.

La pancia, stranamente, iniziava già a vedersi, perciò – poco prima dell'arrivo degli invitati – chiesi a Thaddeus il perché.

"Forse è una caratteristica di voi Cavalieri d'Argento", rispose lui, scrollando le spalle. "Le gravidanze elfiche durano circa tre mesi e a due settimane dal concepimento le futuri madri hanno poca più pancia di te".

"Perciò, quando dovrebbe nascere il bambino?", domandai.

"A settembre, penso", mormorò lui. "Ma non mi sono mai disturbato a studiare la vostra razza".

Gli diedi un buffetto sulla spalla con un sorriso. "Non sono ancora un Cavaliere d'Argento, elfo", scherzai. "Le ali si vedono appena", sospirai infine.

Thaddeus inclinò la testa di lato come se non credesse alle mie parole. "Secondo tuo marito sono il doppio rispetto ad una settimana fa".

Ops. "Hai parlato con Lynwood? E come mai?", domandai sarcasticamente.

"Forse non te ne sei mai accorta, ma a me importa di te". Alla mia occhiataccia, aggiunse frettolosamente: "Gli ho chiesto a che punto fossi con la trasformazione".

Alzai gli occhi al cielo. "Non potevi chiederlo a me?".

"Lynwood è molto più esperto di te in questo genere di cose", si giustificò lui, increspando le labbra. "Come in molte altre cose...".

Gli diedi un altro buffetto sulla spalla. "Cretino".

Gli invitati arrivarono circa dieci minuti dopo quella conversazione. Ordinai ai camerieri di servire solo del vino bianco e nemmeno una goccia di quello rosso: non avevo certo bisogno di ulteriori nausee, almeno non durante la festa.

Mezz'ora più tardi l'inizio della cerimonia, richiamai l'attenzione dei presenti battendo semplicemente le mani.

Quelli si voltarono verso di me, curiosi e sorpresi, aspettando che io iniziassi a parlare.

Peccato, però, che non sapessi da dove cominciare.

"Innanzitutto, benvenuti al castello. Io e mio marito abbiamo organizzato questa festa per scusarci dell'incidente avvenuto la settimana scorsa, ma colgo l'occasione per aggiornarvi su un evento che vi renderà felici, o almeno lo spero". Mi schiarii la voce e sorrisi. "Tra un paio di mesi nascerà l'erede al trono di Dalias".

La sala da ballo esplose in un mare di applausi. Sul volto di ognuno era possibile scorgere un sorriso – sincero o forzato –, ma quello di mia sorella spiccava su tutti: se non le avessi svelato la verità sulla sua storia, probabilmente non avrebbe avuto l'occasione di partecipare alla festa e tantomeno avrebbe saputo della mia gravidanza.

Era felice di essere stata messa al corrente di tutto, glielo leggevo nel sorriso e nello sguardo così stranamente commosso: era tanto contenta da rischiare di cedere alle lacrime.

Gli invitati si fecero largo tra la folla per venire a stringere la mano mia e di Lynwood, pronunciando dei "Congratulazioni" sinceri e calorosi.

In cuor mio, iniziai a chiedermi come sarebbe stato se i miei genitori e Catherine non avessero perso la vita.

Lei non sarebbe stata felice per la gravidanza in sé, quanto per il compito che le avrei assegnato: era la persona più adatta di Dalias per ammobiliare la stanza del bambino e scegliere i suoi futuri vestiti.

Mia madre mi avrebbe rimproverata per non essere stata attenta, mentre mio padre si sarebbe congratulato fino a perdere la voce.

Con un brivido improvviso, mi accorsi che quella non era affatto la famiglia adatta ad una come me. Grazie a Dio ne avevo trovato un'altra subito dopo la morte dei miei genitori e di Catherine, e non me ne pentivo: se non l'avessi fatto, non sarei mai stata felice.

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