XVIII - Occhi azzurri e visi viola

905 59 0
                                    

"Ho aspettato tanti anni immaginando il momento in cui avrei veramente trovato la felicità, nonostante non fosse esattamente questo il modo". Jake accennò ad Esmeralda con un movimento distratto della testa, poi mi guardò. "Lynwood ti avrebbe uccisa ma, se non ci fosse riuscito, ci avrei pensato io". Spostò lo sguardo su di lui non appena lui iniziò a digrignare furiosamente i denti. "Catherine sarebbe salita al trono di Dalias ed io mi sarei preso la responsabilità di regnare sul nuovo regno. Era tutto così maledettamente perfetto. Poi però sono comparse delle falle nel piano e i miei progetti hanno cominciato pian piano ad andare in fumo. Non avrei rinunciato ai miei sogni, neanche a costo di macchiarmi la reputazione e restare per sempre l'assassino del re Lionel e di sua moglie". Sospirò tristemente. "A dire il vero non mi importava più di tanto. Volevo soltanto avere un popolo tra le mani. Nessuno me l'avrebbe impedito, ma al tempo stesso nessuno è mai stato davvero dalla mia parte. Ho fatto tutto da solo. Sempre". Si strinse nelle spalle, immerso nei suoi ricordi. "Forse perché non ho mai avuto bisogno dell'aiuto di altre persone".

"Secondo me, l'aiuto di Dio ti avrebbe fatto comodo. Però evidentemente non sei nelle sue grazie", mormorò Lynwood sarcasticamente.

"Io non credo in Dio", rispose Jake, aggrottando le sopracciglia con fare pensieroso.

"Forse è per questo che non riesci mai a portare nulla a termine", ipotizzai, senza spostare lo sguardo dagli occhi impauriti di mia sorella.

Jake rise maleficamente. "Stavolta ci riuscirò, stanne certa. Sono ad un passo dal coronare il mio sogno e le tue battutine acide non potrebbero importarmi di meno".

"Abbi almeno il coraggio di toglierti la maschera. Ormai ti abbiamo riconosciuto". Nel tono di Lynwood scorsi dei sottintesi che in un primo momento non fui in grado di cogliere.

Jake lasciò il braccio di mia sorella per portarsi la mano al viso, togliendosi la maschera con fare teatrale e al tempo stesso indifferente. La lasciò cadere ai piedi di Esmeralda, per poi chiedere: "Adesso mi vede, Sua Maestà?".

Lynwood socchiuse gli occhi e scosse la testa. "A dire il vero, no. Mostrati in tutta la tua sfacciataggine alla luce della luna".

Jake non riuscì a nascondere una smorfia e si incamminò lentamente con Esmeralda verso il centro dello spiazzo, illuminandosi all'istante. "E adesso?".

Alle sue parole circa venti frecce scoccarono dai loro archi, conficcandosi una dopo l'altra nella schiena di Jake: il suo sguardo perse ogni traccia di vitalità e si accasciò a terra nello stesso istante in cui Esmeralda corse via.

Il Cavaliere d'Argento ormai era solo una figura indistinta sul terreno, riconoscibile solo dai luminosi occhi azzurri dipinti sul volto senza espressione.

Ci furono cinque secondi di silenzio – per assicurarci che Jake fosse davvero morto –, poi la foresta esplose in decine e decine di urla di gioia.

Esmeralda venne ad abbracciarmi all'istante, gli occhi lucidi dalla paura e al tempo stesso dalla felicità. "Grazie!".

Rimasi un po' sorpresa nel sentire quelle parole. Mi allontanai. "Non devi ringraziare me, ma tutti gli elfi qui intorno". Li indicai con un cenno della mano.

"Compreso me", mormorò una voce familiare. Thaddeus sbucò da dietro gli alberi con un sorriso immenso e allargò le braccia come a volerla abbracciare.

Esmeralda gli cinse le sue al collo, affondando il volto nella spalla dell'elfo e riempiendo il suo viso di baci.

Ancora una volta, l'incredulità ebbe la meglio. Prima di partire per la luna di miele, non mi era parso di ntoare tutta quella confidenza tra di loro. Evidentemente erano successe più cose del previsto...

Silver KnightsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora