IV - Bugie

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Poco dopo la confessione del principe Lynwood, gli uomini che lo avevano accompagnato, la regina e mia sorella vennero a porre fine alle nostre parole. Mia madre era entusiasta del fatto che non le avessi fatto fare, in qualche modo, brutte figure; o perlomeno le mie rispostacce non erano arrivate alle sue orecchie.

Il mio futuro sposo avrebbe alloggiato nelle sale degli ospiti del castello insieme ai due uomini vestiti di nero e dallo sguardo spento, ben lontani dalla mia camera da letto: la regina non voleva inconvenienti prima che il matrimonio fosse stato celebrato. Come se io avessi avuto voglia di dare alla luce l'erede al trono di un regno ancora più grande di Dalias, figlio di persone non proprio legate da un sentimento d'amore: se la regina avesse voluto un nipotino, avrebbe dovuto rivolgersi a Catherine.

Ciò che mise in subbuglio i miei pensieri, però, fu un'immagine alquanto strana che mi si parò davanti passando per il giardino con l'intento di allenarmi con l'arco e le frecce.

Lunghe spade affilate brillavano alla luce del sole tra le mani del principe e di uno degli uomini di Wandars. Supposi si stessero allenando, brandendo le loro armi come se fossero fatte di pane. I loro sorrisi erano tali da gareggiare con le lame lucenti delle spade, finché non mi accorsi di non aver mai visto un sorriso sui volti delle guardie di Lynwood: una di queste, infatti, esibiva dei perfetti denti dritti e bianchi come quelli del principe, così splendidi da sembrare irreali. Per la prima volta mi accorsi che questi aveva dei grandi occhi blu coronati da lunghe ciglia nere tanto quanto i capelli corti e gli spruzzi di barba sul mento. Non avrei mai creduto di poter pensare una cosa simile, ma anche lui non era niente male: probabilmente la bellezza era una caratteristica degli abitanti di Wandars.

Nascosta tra i cespugli di rose e gli alberi, i due ragazzi non si accorsero della mia presenza; ciò mi permise di ammirarli da capo a piedi e di origliare i loro discorsi.

"Così rischiate di rovinarmi la divisa, Vostra Altezza", scherzò il ragazzo dagli occhi blu, continuando a sorridere e parare un affondo da parte del principe.

"Te ne procurerò una nuova, Jake. Non è il caso di lamentarsi per cose del genere", rispose quello, passandosi una mano sulla fronte lievemente sudata.

"E se indossassi il tuo abito per il matrimonio? Cosa mi diresti in quel caso?", chiese Jake, posando la spada sul terreno e appoggiandovisi con un gomito.

Lynwood si rimise la sua nel fodero al suo fianco ed increspò le labbra. Poi sorrise con fare affascinante. "Prova a toccarlo e sei morto".

Jake scoppiò a ridere; infine sospirò. "Ah, Lynwood... Quante volte ti ho detto che non sai mentire?".

La loro estrema confidenza mi lasciò senza parole. Da quanti anni si conoscevano?

Il principe scosse la testa. "Dico sul serio. Devo fare tutto nel migliore dei modi. E tu". Lo indicò con l'indice della mano destra, assumendo un'espressione tra il divertito e il minaccioso. "non mi intralcerai".

Jake iniziò a sbattere le ciglia come una ragazzina, prendendolo in giro senza preoccuparsi della propria probabile decapitazione. "Il principino è preoccupato di apparire come un contadino quando indosserà il vestito e lo mostrerà a noialtri?".

"Più che altro, ho paura che possa cascarmi di dosso di fronte a voialtri. E se nei paraggi ci fosse anche Evelyne?".

Sentii il sangue salirmi immediatamente alle guance. Ero l'oggetto delle loro conversazioni anche durante i loro allenamenti – nonostante fossero appena finiti – e in mia assenza.

"Passerai comunque dei momenti d'intimità con lei, Lynwood. Se è questo che ti preoccupa, ovviamente". Jake alzò le braccia, innocente, e si morse un labbro per trattenere una possibile risata.

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