"Sharon!"

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"You can't wake up
This is not a dream"

Il ticchettio della pioggia battente sulla finestra fece svegliare Salvatore nel bel mezzo della notte, ma non gli dispiaceva.
Amava la pioggia, soprattutto di notte, era rilassante, come una dolce ninna nanna.

Si sarebbe potuto riaddormentare cullato da quel suono, ma il sonno non era dalla sua parte, pensò semplicemente di aspettare che arrivasse l'alba per poi preparasi ed andare a scuola, come faceva spesso.

Era stranamente felice di andare a scuola, perché quel giorno sarebbe tornata Sharon che, finalmente, stava meglio.
Dopo essere andato a casa sua quel giorno non l'aveva più vista per quattro giorni.
Quattro giorni difficilissimi.

Si era sentito terribilmente solo, aveva scritto tanto, davvero tanto.
Ora non c'era più solo un biglietto da nascondere ma mezzo quaderno.

Forse, in tutto il tempo in cui Sharon era rimasta a casa, avrebbe dovuto passarle i compiti, aiutarla a studiare.
Forse si sarebbe dovuto rendere utile.

Sorrise divertito dal suo stesso pensiero, lui utile? Ma quando mai.

Salvatore non era mai utile a qualcosa, anzi, era spesso solo d'intralcio, un peso.
Dopotutto ci sarà un motivo se nessuno voleva passare del tempo con lui.

La pioggia si stava lentamente calmando lasciando spazio ad un insopportabile silenzio, si rigirò nel letto e chiuse gli occhi.
Qualche ora di sonno non gli avrebbe fatto male.

I minuti passavano, eppure lui non riusciva ad addormentarsi.
Avete presente quando avete la costante sensazione che qualcuno vi osservi?
Quando vi coprite con la coperta il più possibile perché pensate stupidamente che possa proteggervi? Ecco, si sentiva esattamente così.

Strinse le coperte tenendo gli occhi serrati, perché lui sapeva bene che quella non era solo una sensazione.

Sentì dei passi fare avanti e indietro, senza una meta definita, lui rimase immobile.

"Salvatore"

Una voce, che lui odiava e allo stesso tempo temeva, lo richiamò.
Continuò a fingere di dormire.

"Salvatore, così peggiori solo le cose"

Sussurrava, probabilmente per non svegliare la madre.

"Salvatore"

Sentì che si avvicinava a lui mentre il tono di voce diventava sempre più freddo e minaccioso.

"Salvatore"

L'ultimo richiamo, poi suo padre lo fece voltare violentemente.
Il ragazzo lo guardava terrorizzato mentre i suoi respiri iniziarono ad aumentare.

"Salvatore, Salvatore, perché mi menti? Perché fingevi di dormire?" chiese, ovviamente in modo retorico, non si aspettava una risposta e anche se l'avesse data non gli sarebbe importato.

"Chiudi la porta" gli ordinò, e lui si alzò dal letto e la chiuse.

Un sorriso avaro si formó sul volto dell'uomo.

"Stai tremando" esclamò soddisfatto, Salvatore non se n'era nemmeno accorto.

Cercò di controllare i movimenti involontari del suo corpo, ma era impossibile.
Lui aveva paura.

"Dammi il braccio"

Inizialmente non capì cosa volesse dire, in che senso doveva dargli il braccio?

Reject||SurrealpowerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora