I just wanna love you.

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  I don't want this moment to ever end
Where everything's nothing without you
I'll wait here forever just to see you smile
'Cause it's true, I am nothing without you  


"Hai qualcosa di dire? Che so, un ultimo desiderio?" chiese e in quel momento allentò la presa per permetterle di parlare.

"Non uccidermi- rispose senza fiato- non dirò nulla, puoi restare qui" 

Sorrise malignamente lasciandole il collo.

"Così mi piaci, sono io che comando qui dentro e se mi disobbedirai- fece una piccola pausa mentre camminava avanti e indietro- in quel caso non mi farò problemi ad ucciderti e penso che tu l'abbia capito"

Lucia annuì, a testa bassa si diresse verso il mobiletto del ripostiglio per prendere la medicina per Salvatore.

"Cosa stai facendo?" stava scrutando tutti i suoi movimenti.
"Prendo la pastiglia da portare a Salvatore" sussurrò.
"Non credo proprio"

Le prese la scatola dalle mani buttandola a terra.

"Perché l'hai fatto?! Lui ne ha bisogno!" gridò in preda alla rabbia e questo le fece ricevere uno schiaffo.
"Proprio perché ne ha bisogno non gliele darai, vediamo fino a che punto si spinge il suo fragile corpo" rise divertito.

"Non puoi farlo davvero, tu non sei così!

Ti rendi conto che potrebbe morire? Non può sopportare a lungo!"

Alcune lacrime iniziarono a scenderle dagli occhi, era spaventata, aveva paura per Salvatore.
Temeva che quel ragazzo così buono, ingenuo, avrebbe dovuto pagare la pazzia di suo padre con la vita.

"Lascialo stare, prenditela con me" lo supplicò.
"Perché dovrei prendermela con uno se posso prendermela con due?"

Si rassegnò, qualsiasi cosa avesse detto l'avrebbe danneggiato.
Avrebbe voluto prendere tutto il dolore di Salvatore e passarlo a se stessa.
Avrebbe voluto essere al suo posto per non farlo stare così male.
Avrebbe voluto, ma non si poteva.

Decise semplicemente di assecondare il marito liquidandolo con un "Va bene", poi cercò di tornare a fare la sua solita vita, facendo finta di niente.

Infondo l'aveva sempre fatto, no? Adesso non sarebbe stato più difficile.

Passò la giornata a pulire, cucinare, a chiedergli se avesse bisogno di qualcosa.
Lui non l'aveva mai lasciata sola, la teneva costantemente sotto controllo non permettendole nemmeno di vedere suo figlio.

Era intrappolata nella sua stessa casa, una prigione senza sbarre.

In un suo momento di distrazione, però, era riuscita a scrivere a Sharon.

Le aveva detto di andare da Salvatore, entrando dalla finestra della sua camera, di portargli le medicine e di stare con lui.
Le aveva detto di non preoccuparsi, che le avrebbe spiegato tutto e di non farsi sentire.
Dentro di se si odiava per aver incluso quella povera ragazza nella faccenda, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di aiutare suo figlio e lui, per qualche strano motivo, era legato a Sharon e sapeva bene che solo lei sarebbe riuscita a salvarlo.

Nel frattempo Salvatore si sentiva sempre più debole, stanco, affaticato, eppure stava usando tutta la forza che aveva a disposizione per rispondere ai messaggi preoccupati di Sharon.

Gli aveva chiesto cos'era successo, lui non lo sapeva, o meglio sapeva poco.

Aveva sentito la madre gridare contro suo padre, sapeva già che lui le aveva messo le mani addosso.
Conosceva i suoi modi di agire, le sue reazioni.
Sperava solo che non le avesse fatto troppo male.

"Sharon, è colpa mia" scrisse con le mani che tremavano.
"Che cosa è colpa tua?"
"Tutto quello che è successo, il fatto che lui, adesso, se la stia prendendo con mia mamma.
E' colpa mia se la perdita del suo lavoro è stata un problema così grande.
Se non ci fossi io avrebbero meno spese, meno problemi e tutto ciò non sarebbe mai successo"

Dietro a quelle parole, scritte forse con troppa leggerezza, c'era un pensiero terrificante e Sharon non se lo lasciò sfuggire.

"Io non starei meglio senza di te, anzi"

Immaginare una vita senza di lui le faceva paura perché si era veramente innamorata.

Nonostante tutti preferissero evitarlo lei non sarebbe mai riuscita a farne a meno, a sapere che l'aveva perso per sempre e non aveva fatto nulla per impedirlo.

Preferiva essere sola con lui piuttosto che essere circondata da persone diverse da Salvatore.

"Sei l'unica"
"E ti dispiace avermi accanto?"
"Assolutamente no, io ci tanto a te- rispose e dopo poco aggiunse- e mi manchi"

Probabilmente lei era la prima ragazza con cui non aveva paura di mostrare i suoi veri sentimenti, avrebbe voluto dimostrarle al meglio quanto fosse importante per lui, ma non ne era capace.

"Vuoi che venga da te?" ovviamente non le importava sapere la sua risposta, ci sarebbe andata in ogni caso.
"No Sharon, c'è mio padre a casa, non voglio rischiare che ti faccia del male" 
"Riesci ad aprire la finestra?"
"Sì, perché?"

"Aprila, tra dieci minuti sono da te" mise un cuore a fine messaggio e questo fece sorridere il ragazzo.

Aprì la finestra e si sedette sul letto ad aspettarla, coperto quasi fin sopra la testa per via dell'aria fredda che entrava dalla finestra.
Al piano di sotto non sentiva più urla o rumori, sperò che suo padre fosse finalmente uscito.

Non avrebbe mai avuto il coraggio di uccidere una persona, o almeno era ciò che credeva.

La febbre era ancora abbastanza alta, ma il pensiero che tra poco avrebbe visto Sharon gli stava facendo sopportare tutto, il freddo, i dolori ovunque, la debolezza.

Dopo dieci minuti esatti Salvatore sentì i rami dell'albero accanto alla finestra di camera sua scricchiolare.
Si alzò leggermente per guardare e vide una chioma bionda che si arrampicava goffamente, era una scena buffa e allo stesso tempo tenerissima.

Un sorriso spontaneo spuntò nel suo volto appena la vide, solo vederla l'aveva fatto stare meglio.

Quando, finalmente, arrivò si sedette a terra senza fiato.

"Fanculo a te e alla tua casa su due piani" disse visibilmente affaticata.
"Hey" la salutò sedendosi accanto a lei.
"Come stai?" gli chiese appena riprese fiato.
"Adesso che ci sei tu bene"

Sharon sorrise, si porse verso il suo viso e appoggiò le labbra sulle sue baciandolo dolcemente, ma lui si allontanò dopo poco causando un'espressione confusa da parte della ragazza.

"Non voglio farti ammalare" si giustificò e lei roteò gli occhi.
"Sta zitto e baciami" tentò di riavvicinarsi, ma lui la fermò.

"No Sharon, forse, cioè, tu dovresti allontanarti da me"
"Perché mai?"
"Non sarai mai felice con me, non sarai mai felice con la vita che faccio"

Lei rimase in silenzio, Salvatore aveva ragione.

Non sarebbe mai stata completamente felice, non finché anche lui non lo sarebbe stato.

"Se essere felice significa stare senza di te non voglio essere felice" rispose.

"Ma io voglio che tu stia bene" continuò.

"Sto bene solo quando sono con te, Salvatore"

Lui non si oppose più, lasciò che la ragazza lo baciasse e, in fondo, non voleva nient'altro.

Nient'altro se non la possibilità di baciarla, abbracciarla e amarla.

HEEEEY

Allora.

Ho. Abbracciato. Sal.

Sì, il 5, e mi manca fottutamente tanto.

E Sascha mi ha preso la mano per farmi passare davanti ai bodyguard che appena hanno visto che Sascha mi conosceva erano tipo 'WTF, perché?' e niente.

C'è gente che inizia a shipparmi con Sascha (#Saschea) ma io resto sempre per la #Berry, rido.  

Forse stasera aggiorno anche Two souls *Faccina perversa*

E mancano pochi capitoli alla fine di Reject, SOFFRO.

E adesso mi spammo, perché ci sta sempre

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