Guardava il riflesso del suo esile corpo allo specchio e sospirava.
Il livido violaceo causatagli dal padre era ben visibile, ma non gli importava, anzi a nessuno importava.Mise una delle sue enormi felpe in cui sarebbe voluto sprofondare e uscì dalla stanza con lo zaino in spalla diretto verso scuola.
Nel momento in cui stava per varcare la soglia della grande porta in legno scuro della sua casa venne fermato dalla voce della madre.
"Piccino, non mangi nulla prima di andare?" la guardò con espressione confusa, perché non era a lavoro?
"Mi hanno dato una settimana di ferie, sei felice?" spiegò e lui sorrise leggermente annuendo, non sarebbe stato solo con il padre per una settimana.Si avvicinò a lui e lo abbraccio, stringendolo nella zona dov'era presente il livido e Salvatore sussultò: faceva male.
"Cos'hai? Ti sei fatto male?"
"Ieri sono...andato addosso allo spigolo della scrivania" spiegò farfugliando cercando in ogni modo di sembrare il più convincente possibile."Oh, tesoro, vuoi che ci mettiamo qualcosa?" avvicinò la mano al bordo della felpa alzandola per vedere il livido, il ragazzo cercò di fermarla ma non ci riuscì.
Lei sbiancò.
"Salvatore, non puoi esserti fatto questo sbattendo contro la scrivania! Cos'hai fatto?!"Abbassò lo sguardo.
"Mamma devo andare, arriverò in ritardo" sussurrò.
"Va bene, vai, ne riparliamo quando torni" concluse e lo lasciò andare.Alzò il cappuccio della felpa mettendoselo in testa e iniziò a camminare verso scuola.
Come ogni giorno.
La sua vita era monotona, forse aveva bisogno di qualcosa che la sconvolgesse, che portasse un po' di luce, di colore, di felicità, di amore.
Scacciò quei pensieri continuando a camminare assicurandosi di non essere in ritardo e appena arrivò si appoggiò al muretto li vicino osservando il paesaggio attorno a se.
Le foglie iniziavano a cambiar colore per lasciar spazio alle calde tonalità dell'autunno, a lui piacevano queste cose, lo affascinavano.
Erano una sorta di mistero ai suoi occhi, e a lui piacevano i misteri.Sharon invece si trovava già in classe e, seduta al suo posto, era intenta a disegnare qualcosa su un foglio, o meglio qualcuno.
Il disegno, però, non era mai stato il suo punto forte.
Cercava disperatamente di tracciare le linee base di un corpo eppure veniva sempre sproporzionato."Basta, mi arrendo!" sbuffò allontanando foglio e matita.
Portò lo sguardo fuori dalla finestra e la sua attenzione venne attirata da Salvatore.
Lo guardava e sorrideva, era così dolce in ogni cosa che faceva, Dio solo sa quanto avrebbe voluto alzarsi ed andare ad abbracciarlo, soprattutto perché sembrava averne davvero bisogno.
Riguardò il disegno, poi guardò nuovamente Salvatore e ripetette l'azione un paio di volte per poi essere colta da un'illuminazione: lui poteva aiutarla.
Si alzò velocemente dalla sedia per andare velocemente da lui.
"Hey!" lo salutò gioiosamente appena gli arrivò vicino e prima che lui potesse fare qualsiasi cosa continuò "ho bisogno di te, mi aiuti?"
Lui annuì incerto e lei sorrise ringraziandolo.
"Dai, vieni" gli prese la mano senza smettere di sorridere e lo portò in classe, poi lo fece sedere al suo posto.
"Vedi questo disegno?" Annuì di nuovo.
"Ecco, sì so che fa schifo, ma non riesco a fare il corpo quindi non potresti darmi una mano?"Prese la matita e scrisse sul banco 'Va bene, è maschio o femmina?'
Sharon assunse un'espressione imbarazzata "Non si capisce?" chiese e lui scosse la testa sorridendo leggermente.
"Sono un disastro- rise - comunque è un maschio o almeno dovrebbe"Iniziò a disegnare e lei lo guardava incantata, tracciava linee che combaciavano perfettamente tra di loro e in poco tempo riuscì a fare ciò che lei cercava di fare da ore.
Appena ebbe finito poggiò la matita e la guardò.
"Sei fantastico" disse e lui abbassò leggermente lo sguardo, non era abituato a ricevere complimenti.Suonò la campanella, segno che stavano per iniziare le lezioni così Salvatore si alzò dalla sedia ma Sharon lo fermò.
"Aspetta, il mio compagno di banco si è ammalato resti qui? Non voglio stare sola" pronunciò le ultime parole facendo gli occhi dolci, probabilmente per fargli tenerezza ma non ce n'era bisogno: avrebbe accettato in ogni caso.
Si risedette e lei sorrise.
"Grazie, così mi aiuti con il disegno" lui annuì con un leggero sorriso in volto.
Appena la classe iniziò a riempirsi i due iniziarono a ricevere sguardi sorpresi, confusi, come se avessero visto la cosa più strana del mondo.
Salvatore era imbarazzato da questa situazione, poggiò le braccia sul banco nascondendo la testa fra esse, Sharon lo notò.
"Hey, tranquillo" si avvicinò di più a lui sfiorandogli il braccio, alzò il volto e la guardò, gli sorrise rassicurante "A me non importa di loro, nemmeno a te, vero?"
Ci pensò su poi annuì, anche se non ne era convinto al cento per cento.
Il professore entrò ed iniziò a spiegare, ovviamente nessuno lo ascoltava.
Sharon aveva ripreso il suo disegno e Salvatore la guardava, si accorse che stava sbagliando la prospettiva del viso così si avvicinò lentamente a lei, le prese la mano e la guidò delicatamente.Lei lo guardò negli occhi e sussurrò 'Grazie', lui fece un cenno con la testa in risposta.
Le ore passavano lentamente, la ragazza si era arresa convinta di non essere portata per il disegno e continuava a lamentarsi.
"Però uffa, tu sei bravissimo senza sforzi e io non riesco nemmeno a fare uno stickman proporzionato, non è giusto!" sbuffò, poi poggiò la testa sulla spalla di Salvatore e continuò "Questo prof mi sta antipatico, e poi guarda com'è vestito, sembra arlecchino"
Sorrideva nel sentirla parlare, e sorrideva per il gesto appena compiuto da lei: si era appoggiata a lui.
'Sei dolce' scrisse sul banco.
"No, è colpa tua" rispose.
'Mia?'
Annuì.
"Mi fai venire una voglia matta di abbracciarti"Non rispose sorpreso da quell'affermazione, la campanella che segnava la fine delle lezioni suonò e tutti si alzarono velocemente dai loro posti diretti verso casa.
Loro rimasero li per un attimo a guardarsi poi Sharon si alzò porgendogli la mano, lui la prese alzandosi a sua volta dopo ciò la ragazza lo attirò a se stringendolo forte fra le sue braccia.
Salvatore ricambiò stringendola, aveva tanto bisogno di un abbraccio.Il livido gli faceva male ma non gli importava, quell'abbraccio gli stava facendo provare sensazioni che non provava da molto, l'affetto di una persona, ormai non sapeva più nemmeno cosa fosse.
Gli prese il tessuto della felpa fra le mani stringendolo per avvicinarlo a se e lui la lasciava fare, gli piaceva ogni suo gesto.
MAAAAA, VOLEVO CHIEDERVI UNA COSA
è un po' che mi ronza in testa l'idea di un po' tutti noi qui dentro: il canale su Youtube.
Okay, sono timida, ma hey, cos'ho da perdere?
Se lo faccio mi cagate? Cie anche Aurora.
Non aspettatevi chissà che però, hahaha.QUANTOSONOTENERISALVATOREESHARON? OTP.
Seguitemih.
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Reject||Surrealpower
FanficLa prima impressione che aveva avuto di lui era che fosse triste. Salvatore non stava bene, suo padre lo picchiava, aveva smesso di parlare. Sharon, lei lo stava lentamente salvando dandogli una via uscita da quel tunnel oscuro che, a lui, sembrava...