"Everything is gonna be alright"
Le persone non nascono cattive, lo diventano con il tempo;
c'è chi lo diventa perché frequenta persone simili, chi perché prende semplicemente una strada sbagliata e chi, come Dario, lo diventa semplicemente per sfogarsi, per affrontare i suoi problemi.
Lui, però, sapeva bene che questo non avrebbe fatto altro che creargli ulteriori problemi, non avrebbe potuto continuare per sempre a picchiare Salvatore, prima o poi avrebbe esagerato e sarebbe arrivato al punto in cui smettere diventa l'unica priorità.
Quel momento era arrivato e lui era riuscito a rendersene conto, a capire la gravità della siuazione e di conseguenza ad andarsene prima che fosse troppo tardi.
Quando Lucia e Salvatore, accompagnati da Sharon, erano tornati a casa l'avevano trovata un po' più vuota rispetto a prima, ma fredda allo stesso modo.
Tutte le emozioni, il dolore provato in quel luogo era rimasto intrappolato in quelle mura.
Ormai vivere in quell'ambiente era impossibile, sarebbe stato come martellare costantemente la tua mente con ricordi raccapriccianti e di certo non era quello di cui avevano bisogno per stare bene.
Salvatore stringeva la mano di Sharon mentre si guardava attorno in quella che era la sua camera, era rimasto tutto come quel giorno.
Se si guardava attentamente si riusciva a scorgere una macchia di sangue sul pavimento che qualcuno aveva cercato, inutilmente di pulire.
Il ragazzo si avvicinò proprio a quel punto sfiorando con la mano la scrivania, adesso ricordava ogni singolo dettaglio.
Sospirò silenziosamente, prese un paio di quaderni pieni di disegni dallo scaffale e li mise in una scatola, poi si voltò verso la sua ragazza sorridendole leggermente.
"Mi aiuti?" le chiese, lei annuì e iniziò, insieme a lui, a mettere varie cose negli scatoloni.
Stavano chiudendo un'orribile capitolo della vita di Salvatore e lo stavano facendo insieme e, sempre insieme, ne avrebero iniziato un altro e questa volta sarebbe stato bellissimo.
Avevano già progettato tutto, Salvatore e Lucia avevano trovato una casa vicino a quella di Sharon, in modo da non essere troppo lontani.
Lucia, inoltre, si era chiarita con la mamma della ragazza poiché lei era rimasta all'ospedale nonostante il divieto della madre e adesso era tutto apposto.
Non sarebbe mancata a nessuno quella casa che aveva portato soltanto dolore.
A nessuno.
Finirono di impacchettare tutto in un'ora, e con tutto si intendono i disegni di Salvatore, qualche vestito e un paio di piatti, posate e bicchieri.
Tutto il resto o se l'era portato via Dario, oppure non lo volevano tenere perché portava troppi ricordi.
Volevano ricominciare da zero.
La loro voglia di iniziare a vivere era tanta, talmente tanta che Salvatore aveva piano piano inziato a parlare con tutti, mancava solo una cosa: non era ancora tornato a scuola.
Questo un po' lo spaventava, rivedere quei compagni che l'avevano sempre preso in giro, quei professori che non l'avevano mai preso in considerazione.
Non si sentiva pronto.
"Ti vedo preoccupato, che succede?" domandò Sharon intenta a fotografare il paesaggio di quel parco che era diventato il loro luogo.
"Niente, è solo che domani devo tornare a scuola" lui la osserva attentamente in ogni suo movimento, gli piaceva vederla sorridere mentre cercava di immortalare ogni minimo dettaglio.
"Oh, amore, ci sono io con te non devi preoccuparti" si avvicinò a lui posando per un attimo la fotocamera.
"Se ti dicono qualcosa li immazzo tutti, ho visto tutte le stagione di NCIS" disse la frase con convinzione facendo ridere Salvatore.
"Certo, ma evita di commettere omicidi per favore, ne ho abbastanza di violenza"
"Giusto" gli mise le braccia attorno al collo, fece strofinare i loro nasi sorridendo.
"Posso farti delle foto?" continuò spiazzando Salvatore con la sua richiesta.
"Delle foto...a me?"
Riprese in mano la fotocamera e, sorridendo, iniziò a scattargli delle foto.
Ovviamente lui non si metteva in posa, non sapeva minimamente come fare, si limitava a seguire Sharon con lo sguardo e a fare quello che gli diceva.
Alcune persone passavano di li e li guardavano sorridendo a loro volta, sembravano ragazzi normali e, adesso, lo erano.
Niente più segreti.
"Sei bellissimo" esclamò guardando le foto appena scattate "Guardati" si avvicinò per fargiele vedere, lui scosse la testa.
"Non voglio vedermi, e no, non sono bellissimo"
Sharon alzò un sopracciglio.
"Lo sei, posso metterle nel mio profilo Facebook? Pubblico tutte le foto che faccio"
"Preferirei di no, ma tanto fai quello che vuoi quindi..."
"Grazie amore!" gli prese il viso fra le mani dadogli un sonoro bacio sulla guancia.
"Andiamo a casa? Ormai è buio, basta fare foto"
Le prese la mano.
"Andiamo, posso stare da te questa notte?"
"Certo"
Camminarono mano nella mano verso casa, la nuova casa.
Salvatore si sentiva finalmente bene, non aveva paura di varcare la soglia della porta perché non c'era nessuno ad aspettarlo pronto a picchiarlo.
C'era solo Lucia ,insieme a una sua amica, intenta a preparare la cena.
Era come se fossero una famiglia vera, adesso.
"Sai, Sharon, penso che non ti ringrazierò mai abbastanza e non solo per conto mio, ma anche di mia madre.
Se non fosse stato per te probabilmente saremmo ancora qui a stare male, o forse non ci saremmo più.
Se non fosse per te farebbe tutto più schifo.
Mi hai salvato la vita e non solo in quel senso, grazie a te non sono più solo e finalmente riesco a sorridere e questo lo facevo anche prima che Dario- non lo chiamava più 'papà'- se ne andasse.
Tutto ciò che mi è successo di bello è stato solo ed esclusivamente grazie a te.
Grazie Sharon, ti amo"
Erano stesi sul letto del ragazzo, era una camera a mansarda e i loro sguardi erano rivolti verso la finestra situata sul soffitto.
Sharon aveva la testa sul suo petto e lui le accarezzava i capelli.
"Amore, queste parole mi rendono più felice di qualsiasi altra cosa, sono felice di essere stata io a farti sorridere, a migliorare la tua condizone.
Ti amo, tanto"
Alzò la testa dal suo petto e lo baciò dolcemente.
Salvatore ricambiò il bacio, lo approfondì leggermente.
Nessuno dei due era intenzionato a staccarsi, per essere più comodo lui si spostò mettendosi sopra di lei, non aveva secondi fini, voleva solo baciarla, ma il suo corpo non è immune a certe sensazioni.
"Sal..." ansimò sulle sue labbra appena interruppero il bacio per respirare.
"Sharon..." si morse il labbro, il tono della ragazza stava chiaramente dicendo che voleva di più, ma aveva paura.
"Vuoi...?" esitò nel continuare la frase.
"Io non voglio se tu non vuoi...e poi io non l'ho mai fatto, non so cosa devo fare, ho paura di farti male e..."
La ragazza lo ribaciò per non farlo parlare poi sussurrò.
"Nemmeno io l'ho mai fatto, non so cosa fare, e non penso che mi farai male, non lo faresti mai intenzionalmente"
Ricominciarono a baciarsi, dopotutto era un passo che prima o poi dovevano fare, quello era il momento giusto.
Un po' goffamente si tolsero i vestiti l'un l'altro, rimanendo sotto alle coperte.
Spesso rimanevano fermi a guardarsi e sorridevano, erano così inesperti, ma allo stesso tempo così innamorati.
Quella notte fecero l'amore poi, ancora nudi, si addormentarono abbracciati.
Nessuno dei due si vergognava del suo corpo, si fidavano ciecamente.
Persino l'ansia di Salvatore per la scuola era sparita, ogni emozione negativa era stata coperta dall'amore.
Salvatore si stava torturando le mani, era davanti alla sua aula e non aveva il coraggio di entrare.
"Forza amore, andrà tutto bene" lo incoraggiò, lui annuì incerto.
Respirò profondamente e, insieme a Sharon, entrò.
Il professore si girò verso di loro.
"Sharon sei in ritard-Salvatore, sei tornato" si sentiva dal suo tono che non era pienamente sicuro che il ragazzo si chiamasse davvero così.
"Ci scusi, siamo stati trattenuti in segreteria, dovevamo dare dei moduli..." rispose Salvatore lasciando tutti a bocca aperta.
"Va bene, sedetevi"
Si creò un brusio generale, erano tutti sconvolti dopo averlo sentito parlare
"Ma quindi non sei muto?" domandò uno.
"No, semplicemente non stavo bene, mio padre mi picchiava, voi avete peggiorato la situazione e parlare con voi era l'ultimo dei miei interessi.
Adesso sto meglio" rispose, tutti abbassarono lo sguardo divorati dai sensi di colpa.
"Mi dispiace Salvatore" una ragazza si scusò, poco dopo tutti la seguirono iniziando a scusarsi.
"Hai visto? E' andata bene" gli sorrise Sharon, Salvatore ricambiò il sorriso.
Da quel giorno Salvatore aveva iniziato a vivere.
Aveva iniziato la sua vita insieme alla ragazza che amava e non avrebbe potuto essere più felice di così.
Grazie
Siamo arrivati alla fine di Reject, un lieto fine per la vostra gioia e, al contrario di ciò che pensavo sono felice.
Felice di com'è andata, felice dei risultati che ha ottenuto ed è solo grazie a voi.
Grazie, grazie a tutti.
Spero vi sia piaciuta quanto è piaciuta a me.
Fatemi sapere cosa ne pensate e per favore, non chiedetemi del sequel perché no, non ci sarà.
Ciao, vi voglio bene *cuoricino*
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Reject||Surrealpower
Fiksi PenggemarLa prima impressione che aveva avuto di lui era che fosse triste. Salvatore non stava bene, suo padre lo picchiava, aveva smesso di parlare. Sharon, lei lo stava lentamente salvando dandogli una via uscita da quel tunnel oscuro che, a lui, sembrava...