School

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Sono le 5:30 e io sono già sveglia, la mia sveglia è impostata per le 6.30 e allora cerco di ritornare a dormire senza risultato.

Dopo dieci minuti in cui mi rigiro da un lato all'altro, decido di alzarmi e andare nel balcone a sedermi sulla sedia che avevo portato là.
Fa un pp' freddo allora mi prendo un libro e l una felpa e mi metto il cappuccio e sto a leggere.
Ero talmente presa dal libro che non mi accorgo che sono le sei e quaranta.

Corro dentro e metto il libro nello zaino credo che mi servirà oggi.
Dopo aver fatto il necessario vado giù e trovo papà bere il caffè vado da lui e gli do un bacio per andare a prendere il latte dal frigo e i cereali dalla dispensa.
"Sei pronta, per la nuova scuola?" dice papà fin troppo entusiasta
"No tanto non ci vado." dico cercando di fare l'indifferente.
"Come scusa?" dice alzandosi dalla sedia.
"Paaa' non ho voglia e poi tu non saprai se non sono andata a scuola perché esci prima di me." dico, pur sapendo che il discorso non ha senso.
"Ma ora me l'hai detto e lo so." dice con un sorriso storto. "E poi visto che è il tuo primo giorno di scuola ti accompagno io in auto."
"No ma pa' stavo scherzando. Se vedi sono già vestita e lo zaino l'ho portato là vicino all'entrata." dico indicandolo. "E poi non vorrai mica fare tardi il tuo giorno di lavoro." dico con una voce da uomo autoritario.
"Non ti preoccupare il lavoro è poco più in là della tua scuola e per questi primi giorni inizio alle 8:30 e tu inizi scuola alle 8:00 c'è tutto il tempo che vogliamo." Mi guarda aspettando una conferma e io gli sorrido, meglio così odio il caos dei mezzi di trasporto di prima mattina.
Faccio colazione in fretta mentre ascolto le raccomandazioni di papà, senza ascoltare veramente.
Poi mi dice che finirà alle cinque e che per le mezza o un po' più tardi dovrebbe essere a casa.

Il viaggio è stato abbastanza noioso con una vecchia band, che ascoltava papà da giovane, di sottofondo.
Quando arrivo davanti essendo un po' in anticipo, troviamo posto poco distante dall'ingresso.
Io resto a guardare fuori dal finestrino anche quando l'auto è ferma.

"Non scherzavi quando hai detto che non vuoi andare a scuola." dice ridendo.
Sono ancora la 7:45 e non sono del tutto pronta ad affrontare quella giornata, in cui prevedo un interrogatorio ogni ora.

"Pa' mi porta a lavoro con te.." dico ridendo ricordando quando dicevo così da piccola.
Papà ride e si spaccia la cintura per abbracciarmi e darmi un bacio sulla testa.
"Attento agli aghi urlo" pur sapendo che oggi non ho messo aghi là sopra.
Lui lascia il suo mento sopra la mia testa. "Piccolina guarda che è una vita che vivo con te. Guarda che ho guardato prima di andare incontro a un rischio del genere." continuiamo a ridere e ricordare i momenti passati insieme nel quale la maggior parte ci sono io che combinò qualcosa di abbastanza imbarazzante.

"Dai sono quasi le 8 e devo lasciare libero il posto per i professori."
Sono le meno dieci, non voglio andare.
Gli do un bacio sulla guancia e scendo dall'auto. "Aspetta tieni." mi dice prima che io riesca a chiudere la porta.
"Si..."dico speranzosa di saltare quel giorno.
"La tua cioccolata."
Salto in macchina e prendo la mia baretta di cioccolato fondente e la abbraccio.
"Papà sai che ti voglio tanto bene?" dico abbracciandolo e riempendolo di baci.
" sì lo so anche io te ne voglio tanto e ora vai e cerca di non perfetto."

Mentre mi avvio verso il portone vedo alcuni ragazzi che fumano. Ma proprio dove passano tutti devono fumare. Odio il fumo. Sopratutto l'odore delle Marlboro.

Mentre mi avvicino sempre di più mi accorgo di avere in mano la mia baretta a mi affretto a metterla nella tasca esterna.

Mi metto apposto lo zaino sulle spalle e mi faccio coraggio ad entrare prima del suono della campanella perché immagino di già quanta gente si accumolerà.

Vado in segreteria e spiego chi sono mi dice che sono al primo piano.
Non piace questa storia del dovere fare le scale ogni mattina nella mia vecchia scuola avevo la classe più vicina all'entrata. Mi dice di aspettare l'arrivo del professore coordinatore della mia classe, che avevo anche alla prima ora. Mi siedo sulle sedie di fronte e prendo il cellulare per scrivere a Chiara. No ieri sera mi sono dimenticata di caricare il cellulare e ora non mi durerà tutta la giornata. Decido di usarlo il meno possibile. Prendo il libro che leggevo sta mattina e continuo.
Ma appena leggo la prima frase sento qualcuno picchittarmi sulla spalla e allora alzo lo sguardo.
"Puoi alzarti quello è il mio posto." dice una ragazza con occhiali enormi e una chioma di capelli di un colore strano.
"C'è un'altro posto lì ed è LIBERO." dico infastidita indicandoli una sedia libera proprio vicino. Questa non è apposto.
"Si ma quello è il mio posto. E mio. E tu non puoi starci." dice alzando sempre di più la voce e quasi piangendo. La guardo stranita e mi guardo intorno, vedo alcuni ragazzi ridere e la segretaria che è proprio di fronte a me mi guarda aspettando una mia reazione.

Mi alzo raccogliendo le mie cose e mi siedo il più lontano. "Prego" dico facendomi sentire dalla ragazza di prima. E lei continua a guardarmi
Iniziamo bene direi.

Suonano due campanelle ma niente la segretaria è ancora concentrata su qual computer. Mi domando se sta veramente facendo il suo lavoro. Mi guardo intorno e mi alzo a leggere alcune circolari e cose varie appese su una bachecha
" Ben-ben-ben-aam..." sentouna voce rocca e anziana che cerca di dire il mio cognome e allora mi giro verso di lio.
"Benamour." dico perché se aspetto che finisca quella parola facciamo sera.
"Ecco sì tu." vieni con me. Gli sorrido e mi alzo per andare da lui. Non può essere lui il mio professore, la sua faccia mi ricorda tanto una talpa.
Scaccio quel pensiero e mi concentro su quello che mi dovrebbe dire.

"Allora io sono il preside di questa scuola e mi chiamo Girilli Luigi." dice dandomi la mano. Ma non doveva essere il prof coordinatore.
Gliela strigo e lui me la stritola un po' troppo. Sforzo un sorriso.
"Qual'è il tuo nome Dunya o Ben-Ben.." inizia di nuovo a balbettare. Non è poi così difficile. E poi sul mio nome ha messo l'accento sulla "y".
"Dunya è il nome." dico sorridendo.

Mi accompagna in classe e nel tragitto non smette di parlare, è una persona molto socievole e non è poi così male come pensavo, io intanto mi guardo intorno e annuisco ogni tanto.
Si ferma davanti a una porta e bussa, in quel momento realizzo che quella sarà la mia classe e entro nel panico.

"Avanti" dice una voce dietro la porta.
Il preside apre la porta e entra la classe è totalmente in silenzio. Mi fa cenno di tentare e io aspetto qualche secondo prima di entrare. Era meglio se entravo insieme alla classe almeno mi sarei risparmiata questa situazione.

"Lei è la vostra nuova compagna..." guarda nel foglio "Dunya, e da oggi frequenterà le lezioni con voi. Fate la sentire a suo agio e non spaventate la. Sopratutto tu." dice indicando.
L'altro si lamenta e intanto io mi guardo intorno e vedo che è una classe numerosa anche fin troppo.

Il preside saluta la classe e esce lasciandomi in piedi davanti alla lavagna con gli occhi di tutti addosso. Cerco con lo sguardo un posto libero e appena lo vedo mi dirigono ma la voce del prof di cui mi ero dimenticato. "Prima di andare a sederti dicci qualcosa di te."
"Posso dirlo dal posto?" chiedo in più fretta che posso.
Il prof mi guarda stranito e poi mi fa un sorriso. Ora che lo guardo mi accorgo che è giovane, sulla trentina sembra. Ha la barba e i capelli non molto lunghi neri, e dei occhiali viola.
"No, meglio e stai qui a parlare così ti sentiamo meglio."
Metto apposto lo zaino sulla spalla e ritorno dov'ero.
"Mi chiamo Dunya ho 16 anni e sono marocchina. E vengo da un piccolo paese in provincia di Treviso in Vento. Mi sono trasferita qua perché papà ha trovato un lavoro migliore e poi... Basta." dico cercando di rispondere a tutte le domande possibili che mi faranno.
Il prof sorride e chiede alla classe se hanno domande ma per fortuna nessuno alza la mano o dice niente.

Quando il prof mi fa cenno di andare a sedermi e vado diretta.
L'unico posto che avevo anche intravisto prima è in fondo il che non mi dispiace tanto almeno per questi primi giorni in cui sono l'argomento caldo.

Quando mi siedo il mio vicino mi guarda ma non dice niente. Ma cos'è questa una scuola in cui hanno messo tutte le persone strane. Non ci do peso e ascolto la lezione cercando di prendere appunto.

Durante la ricreazione ricevo una chiamata da Chiara e allora esco fuori in giardino e stiamo a parlare tutto il tempo. Le ore passano in fretta e io non parlo con molte persone solo qualche compagna curiosa che mi chiede della città da cui vengo e chiedendomi se conosco alcuni ragazzi. Ma niente di che.

Mentre esco dalla scuola qualcuno mi spinge da dietro e quasi mi fa cadere con il cellulare in mano. Se si rompeva spezzabo le gambe a questo imbecille che mi è venuto incontro. Mi dice un scusa di sfuggita e corre fuori.


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