Ritornerò

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Prendo la mia giacca e lo zainetto pieno di libri da riportare in biblioteca. Vado in garage e prendo la bici e parto, arrivo in biblioteca e lascio i libri alla bibliotecaria. Osservo l'edificio molto bene, questa sarà l'ultima volta in cui ci verrò. Prima che mi giri per andarmene la bibliotecaria mi rivolge un bel sorriso e mi dice :" Sentirò la tua mancanza. Ma promettimi che se tornerai mi verrai a trovare. Ok?" Ricambio il sorriso :" Certo che ritornerò, e anche io sentirò la sua mancanza e la sua gentilezza infinita."

Corro veloce in bici, voglio arrivare dalla mia migliore amica il più presto possibile, per passare più tempo possibile con lei. Domani parto, parto per Milano, lo faccio per mio papa che lì ha trovato un posto di lavoro migliore, da un suo amico.

Arrivo a casa sua, busso tre volte. Aspetto un po'. Arriva sua mamma, Luisa, le chiedo di Giulia e mi dice che è in camera. Strano che sia a casa e non è venuta ad aprirmi. Arrivo davanti camera sua, strano anche il fatto che non stia ascoltando musica. Busso. "Entra" dice con voce tremante, sta piangendo. Entro, si sta asciugando gli occhi, vado e la abbraccio forte. Stiamo così per non so quanto tempo, quando inizia a parlare mi stacco.

:"Ti ricordi quando in prima elementare tu giocavi sempre con Alexander, e a quell'epoca mi piaceva da morire, e Matteo e Luisa. La prima volta che ti ho visto mi sembravi simpatica ma poi Ludovica, quella maledetta oca, ha iniziato a parlarmi male di te convincendomi a credere che tu sia una persona cattiva, e solo dopo averti conosciuta ho capito quanto avevo sbagliato a darle ascolto. Ti ho odiato per quattro anni alle elementari fino a quando non hanno tutti iniziato a prendermi in giro, e tu nonostante tutto sei stata al mio fianco e per fortuna da quel giorno siamo diventate inseparabili. Io ancora adesso mi sento in colpa di come ti vedevo, e trattavo quando stavo con Ludovica." Dice mentre le lacrime le rigavano ancora il viso.

"Anche tu mi hai cambiato molto, sì da piccola ero amica di tutti ma ora solo tu mi conosci come nessun'altro. Nessuno è mai riuscito a stare ore intere ad ascoltarmi, a nessuno ho mai raccontato il passato come ho fatto con te, nessuno è mai venuto a casa mia a dormire, nessuno è mai riuscito a vedermi piangere e ora sto piangendo..." E così ci riabbracciammo di nuovo lasciando che lacrime scendano.

Lei è veramente una delle persone più importanti della mia vita, dopo mio padre. Io e lei siamo molto diverse, ma riusciamo a capirci più di quanto si possa immaginare.

Così passammo un pomeriggio a ricordare i momenti passati insieme, dalle stupide litigate che duravano massimo due giorni, ai momenti di crisi in facevamo fatica a fidarci di nessuno,passando poi a parlare dei momenti di gioia e di pazzia passati sempre insieme.

Verso le sette bussa sua mamma, :" Se vuoi puoi fermarti a mangiare da noi stasera, visto che è il tuo ultimo giorno." Mi dispiace molto lasciarli. La guardo, è la donna più dolce che io abbia mai conosciuto! E rispondo:" Mi dispiace ma devo andare, mio papà tra un po' arriva a casa e devo finire le valigie, mi mancano ancora un paio di cose da riordinare in casa." Vedevo la delusione nei suoi occhi ma dovevo andare a casa.

Dopo una buona mezz'oretta decido di ritornare in casa, saluto tutti e suo fratello, Giacomo, con cui non sono mai andata d'accordo decide di darmi un passaggio visto che è già buio. "Ma sono in bici." dico e lui ride dicendo " Lo so ma posso mettere la bici nel bagagliaio, ho tolto le sedie ieri e credo che ci stia." Lo guardo, da dove spunta tutta questa gentilezza, è sempre stato freddo con me, in tutti questi anni sembrava che mi odiasse. Ma accetto comunque visto che non avevo neanche tanta voglia di pedalare. Salgo in macchina, è enorme, questa sarà la seconda volta che ci salgo, la prima è stata quando ci siamo perse per la città e non riuscivamo più a tornare a casa.

All'inizio il tragitto fu molto silenzioso, allora decisi di mandare un messaggio a mio papà dove gli dicevo che stavo arrivando.
"Allora te ne vai?" dice lui.
"Sì, non sarò più a casa a romperti. Sei felice o no?" Rispondo sapendo che per lui ero sempre stata un po' "scomoda".
"Non sono proprio felice."
" Giusto un po' vero?"
" Eddai non fare così, sai che nonostante tutto io ti voglio bene quanto a mia sorella."
"Se lo dici tu"
" Ma che c'hai oggi, perché mi rispondi così sai che mi dà fastidio.... E sennò ti faccio scendere subito." Dovremo già essere arrivati a casa ma lui a fatto la strada più lunga.
"Perché non hai preso l'altra strada, ti saresti già liberato di me"
"Perché devo parlarti..."
"E di che?" Giuro che questa è la conversazione più lunga che io abbia mai fatto con lui.
"Di Giulia." Toglie lo sguardo dalla strada, è serio, io lo incito a continuare.
"Allora non so che ne sarà di lei quando tu te ne andrai, sai lei ha un po' di difficoltà a fare amicizie, e tu sei la persona a cui si legata di più finora. Ti chiedo solo una cosa: non lasciarla anche quando non sarai qui. Promettimi che farete le vostre chiaccherate infinite al telefono, e che le scriverai ogni giorno, che non lascerai mai sola, anche quando troverai qualcuno di migliore" Lo guardo, di certo non avevo bisogno di lui che mi dicesse queste cose per farle, ma comunque mi fa piacere che lui si preoccupi di sua sorella, con cui ha sempre avuto un comportamento molto distaccato.
"Sì te lo prometto, ma sopratutto lo prometto a me stessa. Perché per me è molto più speciale di quanto credi. E comunque anche tu mi devi promettere qualcosa..." Mi guarda " Promettimi che ti comporterai meglio con lei, che non la lascerai fare sciocchezze, perché so che ha sempre delle idee un po' strane. E ogni tanto lascia da parte le feste, e gli amici, e passa del tempo con lei le farà molto piacere. E magari la conoscerai meglio, visto che di lei non sai quasi niente."

Siamo arrivati a casa, ma lui non ha detto niente allora decido di scendere. Scende anche lui e mi mette giù la bici. Lo ringrazio e mi avvio, che essere non ha ancora detto una parola, può anche dirmi che non ha tempo da perdere con sua sorella, ma almeno dì qualcosa.
"Grazie di tutto, Dunya." Mi giro e faccio un cenno con la testa seguito da un "Prego" a bassa voce . E poi mi sorride, e io rimango a guardalo finché non fa partire l'auto.

Porto la bici in garage, e vado verso la porta. C'è la luce a casa, vuol dire che papà è già a casa, guardo che ora è e vede che sono le otto e mezza. Ahia, papà è a casa da mezz'ora. Corro, non ho ancora finito di fare le valigie, sono tre mesi che mi dice che ci dobbiamo trasferire, e io ho cominciato le valigie solo una settimana fa.

Non arrivo alla porta che papà ha già aperto la porta, lo guardo e mi guarda con un sguardo minaccioso. Vado verso lui e le lascio un bacio sulla guancia. E lui mi abbraccia, amo i suoi abbracci. "Com'è andato l'ultimo giorno di lavoro? "gli domando
"Normale, a parte i saluti finali. E tu dove sei stata? Aspetta fammi indovinare... mmmhh. Da Giulia?"
Mi metto a ridere "Noo, macchè sono andata da mio moroso, gli ha dato l'ultimo saluto." Ci teniamo a braccetto ma appena escono dalla mia bocca quelle parole lui scatta, e toglie il suo braccio dal mio.

Mi guardo. Arrabbiato e sorpreso. Ma sembra più arrabbiato.
"Scherzo, sono stata da Giulia." Dico velocemente, e mi metto a ridere per la sua reazione.
Mi guarda e ride anche lui. "Che figlia che ho"

Entriamo a casa.... ha fatto spaghetti al forno. IO LO AMO. AMO I SPAGHETTI AL FORNO.
La mia vita farebbe schifo senza lui!

Vado in cucina e mi metto mangiare. Finito il mio pasto lavo i piatti. Prendo del succo dal frigo e proprio metro lo stavo versando arriva mio padre che fa cadere uno scatole, proprio dietro di me. Addio succo. Metà era per terra e metà sui miei vestiti e un goccio sul bicchiere.
Mi girò e lo sfulmino con lo sguardo.
"Non mi guardare così... E perchè le tue valige non sono ancora tutte pronte?"

Mi ha appena fatto buttare il succo per terra e lui di cosa mi parla.. le valige.

Uffa.

Pulisco il casino che "abbiamo " fatto, perchè di certo non sono stata io da sola.

E poi vado a finire di mettere via le miei cose. E quando arrivo alle foto, che ho evitato di togliere tutta la settimana, ma devo metterle via non ho mica intenzione di lasciarle.

Allora le prendo e mi metto a guardarle, una ad una.
Sono momenti rubati, che rimangono immobili per sempre. E che ogni volta fanno risuscitare mille ricordi e mille sentimenti.
Mentre continuo a guardare le foto mi cade l'occhio su una. La più vecchia.
E' stata scattata ancora prima della mia nascita.

Una donna giovane, chiara (a differenza mia), e a dir poco bella. Con in velo bianco che le avvolge il viso sorridente, "ne ho uno di simil" penso cercando di concentrarmi sul velo.
Io il velo l'ho messo dalla prima superiore, ho sempre cercato un modo che mi collegasse a lei.

Molti dicono che ci assomigliamo molto, sia fisicamente, che caratterialmente. Sarà anche per questo che ho iniziato a metterlo, per assomigliarle ancora di più.

Quella donna che non ho potuto vedere, ma che forse lei mi ha visto, anche se solo per una frazione di secondo, e magari ha anche sentito il mio pianto. Ma una sola cosa so bene: che subito dopo se ne andò.









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