15. Ricordi mancati

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Le gambe di Lily penzolavano dalla Torre di Astronomia. Il braccio destro era avvolto attorno ad un pilastro, la mano sinistra, invece, stava stretta alla sporgenza di pietra. Sotto i suoi anfibi si estendeva il parco di Hogwarts, illuminato dalla lieve luce della luna. Il vento le scioglieva i capelli, ancora dello splendente biondo di Maggie. Aveva assistito alle altre lezioni, Trasfigurazione e Babbanologia, con estrema apatia. Si sentiva spossata, di nuovo. Si domandò, per l'ennesima volta, se Silente avesse già trovato delle risposte.
-Lily- mormorò una voce alle sue spalle. Non ebbe bisogno di voltarsi, poiché la riconobbe immediatamente, quasi come se fosse abituata ad udirla. E magari era davvero così.
Si strinse al pilastro, ordinando alla sua mente di smetterla. Era stanca di sensazioni inspiegabili, di sentimenti incomprensibili e di ricordi mancati.
Ma, in realtà, ammise, era stufa di ignorarli. E così, invasa da una forza a lei sconosciuta, si voltò. James stava lì, immobile. Ma quella non era la sua faccia, né i suoi capelli, né i suoi occhi. Neppure il suo nome.
-Lily!- ripeté lui.
Lei si riscosse dai suoi pensieri, scrollando le spalle. Si aspettava un sei pazza? Scendi da lì! Oppure rischi di cadere!
Invece quel pallone gonfiato di James Potter la sorprese, scavalcando il muro di pietra e sedendosi al suo fianco. Doveva smettere di sminuirlo. Decisamente.
Rimasero fermi lì per una serie infinita di minuti, con le spalle rivolte al castello e gli occhi sul parco. Anzi, gli occhi di James erano sul parco. Lily, che era stata catturata dalle voci nella sua testa, lo fissava senza ritegno. Anche con una punta di irritazione, che ormai era abitudine. C'era qualcosa tra di loro. Qualcosa di estremamente importante che non riusciva a ricordare. Così, ripetendosi come un mantra che fosse già accaduto nel loro presente, posò la mano sulla sua. James non si girò.
-Ho combinato un bel guaio con Lumacorno- ammise Lily, un po per smorzare il silenzio.
-Si, esatto- confermò James. Lily fece una smorfia. Era irritata perché lui non reagiva al loro contatto? O perché non reagiva come lei? Ostinata, fece scivolare le dita nel palmo della sua mano, stringendola. Voleva sottolineare che non era un gesto casuale. Che loro non erano casuali. Né scontati. Quel pensiero le afferrò lo stomaco, ma lei non ci fece più caso. James non si voltò nemmeno quella volta, ma il profilo del volto, che stava lentamente tornando ad essere il suo, si irrigidì. Lily lasciò il pilastro, scavalcò il muretto con un piede e posò entrambe le mani sulle sue guance, costringendolo a guardarla.
I suoi occhi, tornati già del familiare color nocciola, splendevano. Era troppo tardi per tornare indietro, e poi, lei non voleva farlo. Lui interruppe il contatto visivo e lei sbuffò.
-Che c'è?-
-Perché non riesci a guardarmi?-
James sorrise. -Credimi, non vorresti saperlo-.
Lily aggrottò la fronte. Stavolta fu lui a sbuffare. -Credi di essere così innocente, così distaccata...-
-Cosa..?-
-Ma non lo sei! Se tu fai così, se ti avvicini così, io non riesco...- James strinse gli occhi, poi li riaprì. -Evans, sto per baciarti, se non vuoi, devi...non lo so...buttarmi di sotto!-
Il cuore di Lily fece una capriola. Poi un'altra. Poi fece il giro della morte e infine esplose perché lui le aveva messo una mano tra i capelli. Avevano mille mondi sulle loro teste, ma uno solo sotto i piedi. Eppure, forse, non appartenevano a nessuno di essi. Appartenevano a quel momento su quella torre di quell'epoca. Che fosse sbagliata non importava più. Era giusta per loro. Perché loro erano giusti. Non era una coincidenza. Non avrebbe potuto uscirsene con un non sono l'unica persona al mondo con gli occhi verdi. Perché quelli di Harry erano i suoi occhi. Harry era suo figlio. Il ragazzo lì davanti a lei era...non sapeva esattamente cosa. Ma era. Era James, era Potter, era il padre di suo figlio, sarebbe stato suo marito, era il ragazzo più arrogante della scuola, era la persona più coraggiosa che conoscesse, era un amico grandioso, un fratello perfetto, uno studente brillante e un Cercatore ancora più brillante. Avrebbe messo la sua vita nelle mani affusolate di James. E qualcosa le disse che l'aveva gia fatto e non una volta. Ma per la prima volta non lo volle sapere. Le bastavano i ricordi che avevano creato lì, per capire quante cose fosse James Potter. E così, impaziente, azzerò la distanza fra loro, ancora prima che James riuscisse a sgranare gli occhi per la sorpesa. Il contatto delle loro labbra fu elettrico, letteralmente. Sentì i capelli sottili e ricci di James diventare indisciplinati e folti in un modo così familiari che emise un sospiro. Era sicura che anche i suoi ciuffi stessero tornando del naturale rosso vermiglio. Ma non seppe dirlo con certezza poiché aveva perso la sensibilità su tutto, tranne che su James. Ogni piccola terminazione nervosa del suo corpo reagiva solo se a contatto con la pelle del ragazzo. I loro corpi e le loro anime erano ormai un groviglio disperato, quando tutto accadde.
Lily, in seguito, non seppe dire quanto tempo rimase senza respirare, né quando capì cosa stesse accadendo realmente. Ma li sentiva chiaramente, i ricordi del loro passato, che spingevano nella sua testa, che si facevano largo tra i suoi pensieri. Quando cominciò a trattenere il fiato, James le afferrò le spalle, impedendole di cadere. Non seppero che, in quel momento, Albus Silente stava stringendo il pensatoio, con le lacrime lucenti che scivolavano candide sulla sua barba, commosso da ciò che aveva scoperto. O meglio, da ciò che aveva ritrovato. Né che Harry stesse ammirando, con una sfumatura di malinconia, l'album fotografico ricevuto da Hagrid anni prima. Né che il mondo stesse andando avanti, insensibile alla loro storia. Riusciva a pensare, solo, a quanto fosse stata stupida per aver dubitato solo per un secondo dei sentimenti che James le procurava. Si chiedeva perché non lo avesse capito subito.
Eppure, quel giorno, nello studio di Silente, con gli occhi fissi in quelli di James, l'aveva pensato.
No, non l'avrebbe dimenticato, si era detta. E ci aveva anche creduto.
Perché, in fondo, non si può dimenticare l'amore della tua vita.
Giusto?

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