12. Vento

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Quando Hermione ebbe completato la pozione, si sedette soddisfatta.
James la fissava con un sopracciglio alzato.
-Che c'è?-
-Dovrei bere quell'intruglio?-
Hermione si schiarì la voce, irritata. -Questo intruglio avrebbe potuto causarmi molti guai. Ho rubato la Pozione Polisucco dallo studio di Lumacorno, accidenti!-
James sbuffò. -Non voglio rubare la vita di qualcuno. E non voglio perdere i miei favolosi capelli-.
-Potter, ne abbiamo già parlato. È l'unico modo per passare inosservati-.
-E quei ragazzi?-
-Ginny ha creato qualcosa di abbastanza potente da convincere Silente a spedirli al San Mungo. Bisogna ringraziare Fred e George per questo- comunicò Ron.
La ragazza appena nominata, Ginny, fece il suo ingresso, con i capelli rossi arruffati. Aveva il viso coperto da lentiggini e una forte somiglianza con Ron. Si avvicinò ad Hermione e inserì dei capelli in due fiale diverse.
-Vi serve altro?- domandò, cercando di non guardare troppo intensamente Lily e James. Lily non sapeva cosa le avesse detto Harry, tuttavia apprezzò la delicatezza che sembrava riservare all'argomento.
Hermione distribuì la pozione e Lily la buttò giù in un secondo, cercando di non soffermarsi sull'odore. Vide la sua pelle diventare più chiara e le gambe allungarsi, così come i capelli che passarono dal rosso vermiglio al biondo cenere. Si diresse verso lo specchio, accanto a Harry.
Aveva le labbra più piene, la fronte larga e gli occhi color del mare. Non era mai stata una ragazza interessata alla cura dell'aspetto fisico, per cui, la reazione che sentiva per quel brusco cambiamento, la sorprese. Si trovava in un mondo diverso dal suo e aveva appena perso l'unico punto fermo che le restava: se stessa.
-È temporaneo- la incoraggiò Harry. Lei sorrise, annuendo. Erano tornati insieme dal Lago Nero, stabilendo in silenzio una sorta di tregua. Vedendoli, James, non aveva battuto ciglio, letteralmente. Li aveva osservati per qualche secondo, poi era tornato a concentrarsi sul fuoco scoppiettante. Aveva sentito una sensazione di angoscia nello stomaco: un po per il fatto che aveva ignorato Harry, un po perché aveva ignorato anche lei. Non che le importasse, si affrettò ad aggiungere il suo subconscio. Non era pronto per ammettere l'esistenza di Harry, non lo biasimava per questo. Nemmeno lei lo era. Tuttavia, la colpa di tutto ciò certamente non era da affibbiare a quel ragazzo. Lily cercava solo di mantenere un'atmosfera pacifica per la loro convivenza.
Il flusso dei pensieri venne interrotto da una protesta piccata di Potter.
-Non posso, non ci riesco, maledizione!-
-Devi farlo, Potter!-
James arricciò le labbra, chiaramente scontento. Lily si domandò cosa pensasse del suo nuovo aspetto, se la trovasse ridicola o magari più bella. Invece, lui non parlò.
Abbassò lo sgabello e si sedette, chiudendo gli occhi e stendendo la mano verso Lily.
Lei la guardò, circospetta.
-Che c'è?-
James alzò una palpebra, per osservarla. Sbuffò e allungò la mano, fino a che non fu abbastanza vicino a quella di Lily. Lo sta facendo per i capelli, si disse. E io lo sto facendo per la mia incolumità, aggiunse. Poi fece scivolare la mano in quella calda e ruvida di lui. Guardò come lentamente fece arrivare la fiala alla bocca, e poi inghiottì. I ciuffi corvini si trasformarono in morbidi ricci castani. Le sfuggì una piccola risata, che fece spalancare gli occhi di James. Corse verso lo specchio ed emise un breve lamento, prima di sospirare e sostenere di essere ancora più bello di Sirius.
Ron si alzò dal letto, sfiorando impercettibilmente la spalla di Hermione.
-Lily, sei Maggie Johnson, settimo anno, grifondoro. E tu, James, sei Will Rogers, stesso anno, stessa casa- comunicò.
-E se ci fanno delle domande?- domandò Lily, con una voce che non era la sua.
-Dovete farvi vedere il meno possibile-.
Annuirono entrambi, non del tutto convinti. Il silenzio divenne presto padrone della camera, uno scomodo e insistente personaggio non invitato, ma, in qualche modo, avvisato. Si aggirava tra i presenti, con la stessa destrezza di un giocatore di Quidditch, ma con lo spirito freddo di un dissennatore. Lily lo sentiva, il gelo pungente sulla pelle. Il rumore del fuoco tremolante che, lentamente e inevitabilmente, corrodeva la legna, divenne l'unico suono udibile, mescolato ai respiri -e talvolta sospiri- delle persone. Quando Harry si alzò dalla sedia, questa produsse un cigolio così inaspettato che tutti sussultarono. Non perché fosse davvero spaventoso, o cos'altro. Piuttosto, invece, perché era una buona e indiscutibile alternativa all'assordante silenzio.
-Vai da qualche parte?- domandò James, sorprendendo tutti, anche se stesso.
-Vi lasciamo soli- comunicò.
Ron aggrottò la fronte.
-Davvero?-
Harry alzò gli occhi al cielo e, allora, Ron intervenne di nuovo. -Davvero! Certo-.
Il trio, seguito da Ginny, si incamminò verso l'uscita, chiudendosi la porta alle spalle. Lily rimase bloccata accanto alla parete e osservò James che si buttava sul divano rosso. L'atmosfera era pesante, per entrambi. Lily spostò il peso del corpo da un piede all'altro. Cosa si può dire al ragazzo che odi ma che -lo sai per certo- sarà il padre di tuo figlio? Potter era lontano, emotivamente. Era scivolato via dalla sua presa e si era stabilito in un angolo buio chissà dove. Il pensiero che James non riuscisse ad accettare lei e non Harry, era sempre più concreto. Certo, le veniva dietro da anni, tuttavia Lily non aveva mai sostenuto che il suo interesse andasse oltre una questione di orgoglio. Per cui, forse, aver avuto un figlio da lei, con lei, era troppo.
-A cosa stai pensando?-
-Mmh?-
-Riesco a vedere le rotelle che girano, Evans-.
Lily alzò le spalle, sedendosi a terra e appoggiando la schiena contro il muro. -A niente, sto cercando di mettere i pensieri al loro posto-.
-Ti preferisco con i capelli rossi- le disse, dopo un po.
-Questa non è la mia faccia, stai dicendo che Maggie Johnson dovrebbe avere i capelli rossi- lo informò, pragmatica. Smise di guardarlo e spostò l'attenzione sul soffitto bianco.
-Per me sei ancora Lily Evans. E Lily Evans ha i capelli rossi-.
-Torneranno ad essere rossi fra qualche ora, è solo una prova per domani. Lo sai benissimo-.
Silenzio. La curiosità ebbe la meglio e Lily lo guardò, con un sopracciglio alzato. James aveva un sorriso storto e irritante. Fu un sollievo sapere che non tutto fra loro era cambiato. -Avvicinati, Evans-.
-No-.
-Coraggio, non ti uccido-.
-Non posso averne la certezza-.
Una risata esplose dalla gola di James. Il ragazzo si alzò, andandosi a sedere davanti a lei. Le ginocchia che si sfioravano.
-Perché non lasci che io mi fidi di te?- domandò James, con una serietà inconsueta.
Lily lo guardò, con la fronte aggrottata, pronta a ribattere. Poi lesse qualcosa nei suoi occhi, qualcosa che la convinse a rispondere sinceramente, senza sarcasmo o sotterfugi.
-Perché io non mi fido di me-.
James le portò una mano sulle spalle, avvicinandola.
-Però io si- sussurrò, poco prima di alzarsi di nuovo per mettere qualche metro tra di loro.
Questo non impedì a Lily di sentire le sue parole, nel cuore. Ne l'inconfondibile odore di vento.

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Grazie a tutti, in particolare al mio amico Simon, che mi ha, incosciamente, fornito gli ultimi scambi di battute tra Lily e James.
Grazie S, perdonami se non ti ho avvisato prima.

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