-Neville, caro, non mi aspettavo di vederti prima della prossima settimana!- esclamò una donna con un'esagerata chioma bionda, che distraeva l'attenzione dal suo volto. Si rigirava una penna tra le dita sottili, portandola all'altezza del cartellino sul quale spiccavano una serie di parole:
Elizabeth Stewart, assistente, piano primo, sezione 54, reparto secondo.
Neville Paciock la osservava allarmato.
-Ho portato mia cugina- disse, indicando Lily, sul fondo della sala. Aveva coperto i capelli rossi con un morbido cappello, nel tentativo di celare la sua identità. Neville le aveva consigliato di ricorrere alla Pozione Polisucco, ma lei aveva rifiutato: non aveva intenzione di vedere Alice nascosta dal velo opaco di un incantesimo. Alzò la mano, in segno di saluto.
Elizabeth esibí i suoi denti scintillanti in un sorriso.
-Bene! Prego, prendetevi tutto il tempo di cui avete bisogno-.
Neville annuí e, rapido, si voltò, per percorrere il corridoio. Lily lo seguì. Quando James era uscito dalla camera, lei aveva deciso che stavolta non sarebbe stata a guardare. Aveva respinto il sentimento di paura che le si era formato nella bocca dello stomaco e si era recata da Neville. Il ragazzo l'aveva guardata e aveva pronunciato due sole parole: San Mungo. Nient'altro. Il reparto in cui si trovavano non la stava aiutando molto, tuttavia l'angoscia la precedeva, silenziosa. Alice Prewett era stata la sua ancora, il suo punto fermo in un caos di sentimenti, problemi, lezioni. Era colei che le rimetteva il mondo in piedi, quando quello crollava. Era ciò che Sirius era per James. Quando Neville si bloccò, lei cercò negli angoli del suo subconscio un ricordo recente di Alice. Un'immagine fugace riaffiorò, obbediente, nello stesso istante in cui una donna, distesa su un letto, la guardò, vaga.Alice aveva i capelli corti e scuri, gli occhi persi in un mondo lontano, che le rilassava i lineamenti. Il brio che la caratterizzava da giovane aveva lasciato il posto ad una serenità evidente. Una felicità falsa, costruita, illusoria. Osservò Lily, poi il suo sguardo la superò, come se fosse diventata invisibile. Lily si accorse di non riuscire a camminare, quando ci provò. Aveva i piedi piantati al pavimento, pesanti e immobili. Neville le mise una mano sul braccio, con uno sguardo sicuro, probabilmente per la prima volta da quando si erano conosciuti. Sorrise, facendola avvicinare alla donna che giaceva, silenziosa. Lily liberò la chioma rossa, sistemando, poi, il cappello in una tasca. Sperò in un cambiamento nell'espressione di Alice, ma non ci fu. La donna sembrava solo un ologramma trasmesso da un universo alternativo, irraggiungibile. Lily le prese una mano fra le sue, stringendola con delicatezza. Cosa diavolo era successo? Alice sospirò, posando gli occhi per qualche istante su Neville.
-Sono stati torturati con la Maledizione Cruciatus, fino alla follia- mormorò Neville, senza distogliere lo sguardo dalla madre. Lily si rese conto che un uomo era sdraiato sul fondo della camera, in dormiveglia. Frank.
-Che mondo è diventato, questo? In che modo riescono a giustificare un'azione del genere?- domandò Lily, a nessuno in particolare.
Neville alzò le spalle. -Ho smesso di chiedermelo da tempo-.
Alice sospirò di nuovo.
-Voldemort non è che un esempio. Se riuscissimo a sconfiggerlo, cosa ci assicurerà che in futuro un altro uomo non faccia scelte sbagliate?-
-Niente di niente. Ma so per certo che, in quel caso, ci sarebbero altre persone pronte a rischiare la vita per bloccare qualsiasi minaccia-.
Lily abbozzò un sorriso. -Sai che i filosofi babbani ritenevano l'uomo un paradosso?-
Neville la guardò, con aria interrogativa.
-Dicevano che fosse costantemente dilaniato tra il niente e il tutto, l'eterno e il finito. Un dissidio insormontabile, che lo rendeva misero, ma al contempo grande- si voltò, puntando gli occhi in quelli familiari di Neville. -L'uomo potrebbe essere la causa della sua stessa estinzione, o il principio della salvezza- aggiunse, -deve solo prendere una delle due decisioni-.
-È una grande responsabilità- notò Neville.
-Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile-.
Alice trattenne il fiato. Lily si voltò di scatto.
-Ali?-
La donna la guardava, con occhi sgranati. Guardava proprio lei, non un punto indistinto alle sue spalle.
-Neville!- sussurrò Lily, cercando aiuto.
-Mamma?- chiamò quello.
Il volto di Alice si illuminò in un grande sorriso, vero. Le luccicarono gli occhi, una lacrima le rigò il viso.
-Alice? Alice!-
Poi lo sguardo della donna si fece di nuovo distratto, la lucidità cominciò a sbiadire. E Alice tornò ad essere una bambola di porcellana, intoccabile. Era stato un attimo, un misero momento, ma Lily era certa che la sua vecchia amica l'avesse riconosciuta.
STAI LEGGENDO
You swore
Fanfiction《Non si sarebbe arreso così facilmente. Non con tutto quello che c'era in gioco. Osservò l'ufficio, cercando di mantenere la calma. Era un salto nel vuoto, lo sapeva benissimo. Ma si sarebbe gettato mille volte ad occhi chiusi, senza rimorsi. Aveva...