LA BAMBINA CHE SUSSURRAVA AMORE

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Amo l'inverno, il freddo, il buio e il silenzio delle nottate invernali. A volte vorrei essere come tutti gli altri e godermi il tiepido sole che spunta dalle nuvole durante le ore centrali della giornata, ma quel lasso di tempo in particolare lo odio; troppo rumore, troppe risa, troppe persone superficiali...

Scusate, come al solito mi sono persa nei miei pensieri, mi presento: mi chiamo Luna, ho 17 anni e così sarò per sempre, molte persone mi definiscono spirito, altre invece dicono che io non esista, ma a me non importa cosa pensa la gente di me, sono qui con uno scopo, trovare colui che amerà a tal punto la mia anima da rendermi libera dalla mia immortalità, e cercherò questa persona per tutto il tempo che mi sarà concesso,per sempre. Amo la notte e tutto ciò che essa può riservare, sono condannata ad amarla perché la notte sono io.

Erano quasi le sei del pomeriggio di una fredda giornata di inverno, il sole era calato e io mi apprestavo ad uscire. I lampioni lungo le strade erano già accesi, ma anche quella flebile luce che illuminava piccoli cerchi sul marciapiede mi urtava. Svoltai in una delle strade più buie e ne percorsi quasi la metà. Mi infilai in un pertugio del muro, mi appoggiai alla parete e ad ascoltai. Sentii una cicala cantare la sua melodia insistente e monotona, la mia sveglia. Riaprii gli occhi e ripresi a camminare fino alla sponda del piccolo fiume che scorreva silenzioso tagliando a metà la mia piccola città. Mi appoggiai alla balaustra e guardai il mio flebile riflesso sull'acqua: capelli lunghi, occhi infossati e un piccolo sorriso accennato, sempre io,non cambiavo di una virgola da molti anni. Quando mi ripresi dai miei pensieri sentii un rumore di passi farsi sempre più vicino mi allontanai dal lampione che mi illuminava e mi nascosi nell'ombra. Di li a pochi secondi un'esile figura spuntò da un vicolo laterale correndo, non avrà avuto più di quattordici anni, si arrestò di scatto dove poco prima mi trovavo io. La osservai alla luce giallastra del lampione che rendeva tutto più triste, mi accorsi da come le sue spalle si alzavano e si abbassavano a scatti che stava piangendo. Mi sporsi poco più avanti per osservare il suo viso, mi persi subito nei suoi occhi erano color mogano, come le foglie autunnali appena cadute dagli alberi, erano pieni di lacrime ma era come se mi stessero dicendo qualcosa, ma non capivo cosa. Era strano per me non capire cosa volessero dire veramente gli occhi delle persone ma questa volta quei due germogli di vita incastonati in un viso deformato dalla tristezza per me erano indecifrabili, ma ero decisa a capire l'anima di questa ragazzina. Picchiettai piano con le dita sulla balaustra e con un passo uscii dall'ombra, quando si rese conto di me la bambina trasalii e scattò indietro asciugandosi frettolosamente le lacrime, sorrisi per rassicurarla e le parlai.

"ciao, non devi avere paura, non ti farò nulla"

mi lanciò uno sguardo di sfida ma la voce le uscì comunque spezzata

"non ho paura. Credevo che qui non ci venisse nessuno"

sorrisi e mi avvicinai di qualche passo mentre si irrigidiva e iniziava a studiarmi, con tutta la normalità che potevo ricavare da quella situazione tentai dispiegarle un concetto che per gli uomini, sin dai i tempi in cui le stelle erano una guida per loro, è sempre stato molto complicato e inverosimile a causa del fatto che loro hanno paura di ciò che li possa rendere migliori.

"io vivo qui, questa è casa mia, sono uno spirito"

sorrisi imbarazzata quandola vidi sbiancare e aggiunsi

"sono buona tranquilla,volevo solo capire cosa dicessero i tuoi occhi, ti piace l'autunno vero?"

la faccia della ragazzina si mostrò ancora più sconcertata e si appoggiò alla balaustra lasciandosi scivolare contro di essa prendendosi il volto tra le mani

"sono diventata completamente pazza? Vedo anche gli spiriti ora? E mi parlano! Come puoi sapere che mi piace l'autunno?!"

Sgranò gli occhi verso di me come a cercare una spiegazione e le diedi l'unica che conoscevo

"non sei pazza, so che ti piace l'autunno perché i tuoi occhi sono del colore delle foglie appena prima di cadere dall'albero. Io mi mostro solo a chi voglio, è raro che io lo faccia è vero ma tu mi hai incuriosita molto"

così dicendo mi inginocchiai davanti a lei e utilizzai tutta la mia influenza per farla tranquillizzare. Nel momento in cui alzò di nuovo lo sguardo su di me i suoi occhi erano tornati della bellezza originale ma a me ancora non era concesso comprenderli. Così parlai di nuovo.

"parlami di te"

dissi semplicemente fissandola negli occhi, lei senza più obbiettare o farsi domande iniziò a parlare. Mi raccontò di come lei sin da piccola fosse sempre stata circondata da persone che l'hanno sempre amata con tutto il cuore, ma lei appena ebbe l'età per capire cosa significasse amare non ne ebbe mai la capacità. Mi parlò di come le facesse male rendere così infelici le persone che invece avevano fatto molto per lei, delle infinite volte in cui si costrinse ad imparare ad amare leggendo libri, vedendo film, ascoltando le persone. Ma nonostante tutti gli sforzi non ci era mai riuscita. Quella sera era li, al fiume, in lacrime perché per l'ennesima volta non era riuscita ad amare.

Ad ogni sua frase vedevo i suoi occhi farsi sempre più vulnerabili e sinceri e capii che diceva la verità. Quando terminò il suo racconto le presi delicatamente lamano e l'appoggiai sul mio petto, all'altezza del cuore guardandola negli occhi che ora mi parlavano

"ti dono metà del mio cuore così che anche tu possa amare"

così feci, le donai metà del mio cuore e la vidi sorridere per la prima volta in quella serata, i suoi occhi mi dissero che fui la prima persona che amò.

"ora torna a casa e d'ora in poi sussurra a tutti il tuo amore"

queste furono le ultime parole che le dissi prima di vederla correre via. Mi resi conto che era quasi l'alba, io stavo per morire come ogni mattina.

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*ANGOLO AUTRICE*

Salve a tutti spero che il primo capitolo vi sia piaciuto, se sì stellina e magari commento, altrimenti ciao! Al prossimo aggiornamento!




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