LA LUCE

59 12 6
                                    

Quando ripresi conoscenza ci mi si un po' a mettere a fuoco la stanza in cui mi trovavo. Mi guardai intorno senza capire dove fossi, le parete erano di bianco sporco ed erano costellate di foto. All'inizio non capii chi fossero i soggetti ma poi guardando meglio vidi gli occhi color ghiaccio di Roman e lo riconobbi, era presente in tutte le foto e gli altri erano i suoi amici. Quando feci per alzarmi mi resi conto che la testa mi stava esplodendo dal dolore, dovevo aver usato davvero troppi poteri per quel giochetto di volo... Rinunciai ad alzarmi e mi guardai gli abiti, non avevo più indosso i miei vestiti, avevo addosso solo una maglia nera molto lunga. Inorridii all'idea che loro mi avessero svestito e cambiato, quando mi fossi rimessa in sesto me l'avrebbero pagata. 

Cercai il mio stiletto ma non lo vidi da nessuna parte,quella situazione non mi piaceva per niente, anche se li consideravo gli unici uomini ancora buoni non mi fidavo del tutto di loro, non ancora almeno. Sbuffai e riprovai ad alzarmi, questa volta con un po'di fatica ce la feci e mossi qualche passo verso la porta. Ero quasi arrivata quando una fitta lancinante mi colpì un fianco facendomi offuscare la vista e perdere l'equilibrio. Caddi sbattendo un ginocchio e imprecai in quella che era la mia lingua d'origine.Quando il dolore al ginocchio si attenuò e la vista toro chiara iniziai ad urlare chiamando Roman, ero stufa di starmene li senza sapere dove mi trovavo e perché in pratica ero nuda!

Lui apparve qualche istante dopo aprendo la porta di scatto e correndo nella stanza con il terrore dipinto in faccia

"che ci fa li per terra!? Perché ti sei alzata!?"

io sogghignai nonostante continuassi a provare dolore sia al fianco che al ginocchio, era davvero divertente come si preoccupava per me

"sta calmo, sto bene ho solo qualche dolore ora per favore aiutami ad alzarmi e spiegami perché mi trovo qui e sopratutto perché sono mezza nuda!"

borbottai alzando il tono di voce quasi ad arrivare ad un tono stridulo. Lui scosse la testa traendo un respiro profondo e mi prese in braccio riadagiandomi sul letto, io lo guardai male, odiavo tutta quella confidenza.

"adesso parla brut-"

mi interruppi per un'altra fitta ma questo non mi impedì di fulminarlo con gli occhi, lui mi spinse delicatamente per le spalle fino a farmi sdraiare prese a parlare con voce tranquilla ma autoritaria

"inanzi tutto ti calmi o le ferite si riapriranno"

rispose al mio sguardo interrogativo prima che io potessi porre qualche domanda

"quando sei precipitata al suolo e ti ho preso al volo pensavo fossi solo svenuta ma mi resi conto subito dopo che che avevi degli squarci all'altezza dei reni, ah a proposito tu non sanguini sangue, tu... ehm come posso dire? tu... sanguini ehm stelle? Fluidi? Non lo so nemmeno io, fatto sta che ti abbiamo portato a casa di corsa e ti abbiamo medicato le ferite, ma erano profonde e quindi sono ancora in via di guarigione. Sei rimasta in questo stato per quasi una settimana, e ora il tuo colorito non mi da ancora molta sicurezza quindi rimarrai qui a riposo fino a quando non ti rimetterai del tutto. Siamo a casa mia, o per meglio dire catapecchia che ci permette di non passare le notti al freddo, qui è dove io e miei amici viviamo, non possiamo permetterci altro. Ho chiarito tutto adesso?"

io annuii piano e la paura che prima era preclusa solo ad un angolo del mio cervello ora mi inondò le membra, iniziai a tremare e parlai piano

"le mie cose dove sono ora? Quelle ferite non sono dovute alla stanchezza... chiudi tutto! Di ai tuoi amici di non uscire fino a nuovo ordine! Questo non è un gioco!"

alzai la voce e mi sollevai di scatto ignorando qualsiasi dolore, lui mi bloccò e mi rimise giù di peso

"calmati! Di che stai parlando?!Perché avevi quelle ferite allora!?"

Quando il cielo diventa nero nascono le stelle.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora